Anche quest’anno, come l’anno scorso, noi seminaristi del Seminario Interdiocesano della Diocesi di Trieste abbiamo avuto la grazia di trascorrere tre giorni in montagna con il nostro vescovo. Quest’anno ci ha accompagnato anche don Sergio Frausin, il nuovo responsabile diocesano dei seminaristi.
Siamo stati via tre giorni, dal 17 al 19 luglio, e abbiamo raggiunto la zona occidentale della nostra regione, sconfinando un po’ anche in Veneto.
Racconto qui in sintesi quello che abbiamo fatto in queste tre giornate.
Mercoledì mattina ci siamo incontrati al Seminario vescovile di via Besenghi e siamo partiti verso il lago di Barcis, in provincia di Pordenone. Lì, dopo aver lasciato le auto, abbiamo fatto il giro a piedi del lago in circa tre orette: una passeggiata tranquilla e rilassante, perfetta come “allenamento” per la gita del giorno successivo.
Dopo pranzo, guidati da don Sergio Frausin, ci siamo recati alla Base Scout AGESCI di Andreis, dove abbiamo incontrato i lupetti del Trieste 8 (della parrocchia di Valmaura) che erano in campeggio con i loro capi e don Giosuè. Il vescovo ha celebrato la Messa per i ragazzi e abbiamo potuto, seppur velocemente, conoscere la realtà scout e visitare la base.
Verso le 17.00, dopo aver salutato gli scout, ci siamo diretti in auto al nostro albergo a Claut. Una doccia, cena, un breve giro del paese e… subito a nanna! Eravamo stanchi ma ignari di cosa ci avrebbe riservato il giorno successivo!
Giovedì mattina ci siamo svegliati presto per la gita programmata al Campanile della Val Montanaia, vicino al Bivacco Perugini. Dopo colazione (ottima, con delle splendide brioches calde), abbiamo preso le auto e siamo andati fino al rifugio Pordenone. Da lì, abbiamo iniziato il cammino a piedi, affrontando un dislivello di quasi novecento metri su un sentiero ghiaioso per circa 3 km. Anche se ci aspettavamo di impiegare due ore, ci abbiamo messo un po’ di più, il sole battente infatti non ci ha aiutato. La fatica è stata però ripagata dallo splendido panorama in cima. Anche la discesa è stata impegnativa, ma ci siamo consolati con bibite (anche se calde) al rifugio. Tornati in albergo, dopo cena siamo andati a dormire presto per recuperare le energie.
Ultimo giorno, quello del rientro. Dopo colazione, con i cornetti caldi molto apprezzati dell’albergo, siamo partiti per Longarone. Abbiamo visitato la chiesa parrocchiale, costruita negli anni Ottanta nello stesso punto in cui sorgeva la vecchia chiesa distrutta nel 1963. Alcuni resti del vecchio edificio, recuperati dopo la tragedia, sono ancora conservati lì.
Alle 11.00 abbiamo partecipato a una visita guidata della diga, arricchita dalle ottime spiegazioni dell’accompagnatore, che ci ha permesso di approfondire la storia della tragedia nei suoi luoghi simbolo. Dopo pranzo siamo andati a Casso, uno dei paesi colpiti dal disastro. Prima di celebrare la Messa nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, abbiamo ascoltato la testimonianza del signor Marcello, un sopravvissuto che all’epoca (in realtà ancora oggi) viveva con la famiglia in quel piccolo borgo. Questo è stato il momento più intenso e toccante: nei suoi occhi e nelle sue parole si percepiva ancora chiaramente quanto accaduto sessant’anni fa come se fosse successo ieri. Ha saputo decisamente trasmetterci la storia di quello che gli è successo insieme alle emozioni che ha provato.
Dopo il racconto, abbiamo celebrato la Messa in cui abbiamo ricordato le vittime e i sopravvissuti del Vajont. Dopo una breve sosta nell’unico bar del paese, abbiamo preso la strada per Trieste dove ci siamo salutati.