Tempo del creato 2024: “Spera e agisci con il creato” – Rm 8,19-25 - Domenicale di San Giusto

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Il Tempo del Creato richiama la proclamazione, avvenuta il 1° settembre 1989, di una giornata di preghiera per il creato. Allora fu il Patriarca ecumenico Dimitrios I che, per gli ortodossi, aveva proposto questo appuntamento. Il Consiglio Mondiale delle Chiese ha poi deciso di amplificare l’importanza di questo evento prolungandone la celebrazione fino al 4 ottobre. Dal 2015 anche la Chiesa cattolica si è affiancata per dare “risposte comuni” alle “identiche e importanti sfide” che tutti i cristiani si trovano ad affrontare. Perciò i cristiani di tutto il mondo hanno abbracciato questa ricorrenza come parte integrante del proprio calendario annuale. Saranno quindi 2.2 miliardi di cristiani e cristiane nel mondo a ritrovarsi insieme per prendersi cura della nostra casa comune: la Terra.

Spera e agisci con il creato” è il titolo scelto da Papa Francesco per orientare la Giornata di preghiera per la cura del creato 2024, 19. esima edizione, che già si proietta verso l’Anno Santo, che si aprirà il 24 dicembre prossimo. Il versetto trae origine dalla Lettera di San Paolo ai Romani, capitolo 8, versetti 19-25, e conferma l’importanza della Lettera nella Dottrina della Chiesa oltre ad essere, come sancito dal Concilio Vaticano II, al centro del dibattito ecumenico tra le varie chiese cristiane. Ed infatti il Tempo del Creato, che va dal 1° settembre al 4 ottobre, viene celebrato da tutte le confessioni della famiglia cristiana. Il fine è quello di promuovere la giustizia e la pace sulla Terra, nell’ottica di quella ecologia integrale tanto cara a Papa Francesco. La lettera ai Romani è una delle più complesse e più impegnative di tutta la tradizione paolina e quindi è significativa la scelta per il messaggio di quest’anno, che evidenzia un contenuto marcatamente teologico, centrato sulle parole “speranza” e “azione”.

Anche nella nostra Diocesi, come ormai tradizione, con la collaborazione delle Commissioni diocesane per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso per i Problemi Sociali e del Lavoro, la Giustizia e la Pace, la Custodia del Creato, e del Circolo Laudato Si’, è organizzata una celebrazione congiunta presso la Chiesa di San Spiridione della Comunità Serbo-Ortodossa, il prossimo 23 settembre alle ore 18.00. La novità è la fattiva presenza del neocostituito” Circolo Laudato Sì di Trieste”, su cui il Domenicale tornerà per illustrarne le finalità, in dettaglio.

Inquadrato il contesto, vediamo di analizzare quanto scrive il Messaggio.

Innanzitutto, perché la speranza? Il paragrafo della Lettera preso a riferimento recita “sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi” ed anche noi soffriamo, in attesa della redenzione, perché “nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza”. Quindi “la speranza è una lettura alternativa della storia e delle vicende umane: non illusoria, ma realista, del realismo della fede che vede l’invisibile”. La nostra speranza ci permette quindi di vedere ciò che ora è invisibile: un mondo in cui la creazione, nella sua complessità di persone, di animali, di ambiente, non geme perché viene vissuta la “ecologia integrale” indicata dalla Laudato Si’. La crisi climatica che sta mettendo in ginocchio l’umanità intera è una chiara e drammatica provocazione alla nostra umanità: se il Creato soffre, anche noi soffriamo; se tra gli uomini c’è armonia, allora c’è armonia anche nella Creazione. C’è speranza, però, solo se c’è cambiamento delle condizioni presenti: per ottenere ciò, la speranza da sola non basta. Serve la seconda parola, l’azione. Come afferma la Laudato Sì, questa “conversione ecologica”, quando si attiva, dimostra gli effetti del nostro incontro con Gesù Cristo sul nostro rapporto con il mondo circostante. Nell’azione, diamo vita e concretezza alla nostra speranza e poniamo le basi per una rinnovata speranza per l’intero pianeta.

Come ricorda il Papa, la salvaguardia del Creato è una questione, oltre che etica, teologica, e quindi antropologica. In altre parole, la nostra fede si realizza anche nel rapporto con la Creazione. Ne consegue che, come diceva Benedetto XVI, «non è la scienza che redime l’uomo. L’uomo viene redento mediante l’amore».

Prosegue il Messaggio: “Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, contribuire a «ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti. Il nostro potere, infatti, è aumentato freneticamente in pochi decenni. Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza» (Laudate Deum, 28). Un potere incontrollato genera mostri e si ritorce contro noi stessi. Perciò oggi è urgente porre limiti etici allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, che con la sua capacità di calcolo e di simulazione potrebbe essere utilizzata per il dominio sull’uomo e sulla natura, piuttosto che messa servizio della pace e dello sviluppo integrale (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2024). Sono temi che il papa ha affrontato anche nel suo messaggio alla Settimana Sociale di Trieste, quando ci ha detto: “La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale”.

Il Messaggio prosegue affrontando il tema del rapporto tra l’uomo e la natura, ed afferma che “pretendere di possedere e dominare la natura, manipolandola a proprio piacimento, è una forma di idolatria” che crea le condizioni di privazione della grazia di Dio. Perché, come affermato da Benedetto XVI: “Non è la scienza che redime l’uomo. L’uomo viene redento mediante l’amore” (Lett. enc. Spe salvi, 26). E quindi, “continuamente attratta dal suo futuro, la creazione non è statica o chiusa in sé stessa”. Conclude Papa Francesco “Sperare e agire con il creato significa allora vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risurrezione corporea a cui i credenti sono predestinati in Cristo Signore”.

Quest’anno, per aiutare la comunità diocesana ad approfondire questi temi, le Commissioni Ecumenismo e Dialogo interreligioso e per i Problemi Sociali e del Lavoro, oltre a suggerire una intenzione dei fedeli per le Messe festive del tempo del Creato, con la collaborazione del Circolo Laudato Si’, della Famiglia Francescana, e di FareAmbiente hanno proposto alle Parrocchie alcune attività di sensibilizzazione ai temi ambientali. Inoltre, nelle giornate di sabato 21 settembre e di sabato 5 ottobre sarà riproposto il Cammino Antoniano che porterà i partecipanti da Muggia a Bagnoli (1^ tappa) e da Bagnoli a Trieste – chiesa S. Antonio Vecchio (2^ tappa).

Roberto Gerin


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