Santa Messa di ringraziamento per la 50a Settimana Sociale dei Cattolici
Arrivano alla spicciolata nella cattedrale di S. Giusto, martedì 17 settembre, i volontari della 50^ Settimana Sociale dei Cattolici, riconoscenti della gratitudine del Vescovo per il servizio prestato a luglio. Sono tanti, riempiono le bancate. Persone di tutte le età, giovani e meno giovani; tra di esse la penna nera di un alpino, le divise colorate dei membri della Protezione Civile, dei Carabinieri in congedo, dei Soccorritori sanitari e poi parrocchiani delle diverse comunità diocesane e volontari di varie associazioni cittadine.
Si percepisce la gioia del ritrovarsi, del riconoscersi tra un sorriso e un saluto. È un’occasione di festa la S. Messa di ringraziamento e i grazie da dire sono tanti: in primo luogo al Signore che ha donato un’opportunità così preziosa com’è stata servire alla Settimana Sociale e alla S. Messa presieduta da Papa Francesco. Roberto Gerin, referente diocesano per l’organizzazione dell’evento, ringrazia i volontari e sottolinea il valore della loro azione e della proattività: tanti sono stati i problemi sorti in itinere che hanno risolto con prontezza e intelligenza.
Il Vescovo ringrazia organizzatori e volontari ed esprime il desiderio di abbracciarli tutti, uno per uno, e lo farà veramente al termine della celebrazione senza trascurare nessuno.
È un popolo, quello presente in chiesa (ma è presente spiritualmente anche chi è stato trattenuto da qualche impegno) che si riunisce intorno al proprio pastore e attorno alla Mensa del Pane spezzato e condiviso che fa di tutti unità, un’unità che sembra percettibile nella pluralità delle voci che nella preghiera sembrano essere una.
Nell’omelia il Vescovo Enrico si sofferma sulla città, commentando il Vangelo di Luca (7,11-17), una città che nel testo è luogo che produce morte, da cui esce un corteo funebre che incontra un altro corteo, quello con a capo Gesù e Gesù ridà vita al figlio della vedova: parla con il morto, lo rialza, lo ridona alla madre.
Una città diversa da quella che si è vista durante la Settimana Sociale, in una Trieste viva, dove si è vissuto con il focus centrato sulla democrazia, ma soprattutto coinvolti nell’esperienza dell’incontro con Dio che dà vita. I volontari hanno accolto, indirizzato, sostenuto i delegati, ha sottolineato il Vescovo, mettendo cuore, passione nel loro fare; nelle difficoltà sono stati messi alla prova per dare vita. È un’esperienza che non va dimenticata, che deve essere anzi sprone per una vita più bella, per dare nuova vita alla città, alla nostra città, proprio alle soglie del Giubileo.
Ciò che i volontari hanno testimoniato, ha aggiunto ancora il Vescovo Enrico, è l’unità nella diversità, la profonda unità in Cristo, membra di un solo corpo nella diversità dei carismi, come scrive San Paolo. Il volontariato è segno di gratuità: tutti chiamati a testimoniare l’Amore in modi diversi. Donare il proprio tempo è donare se stessi.
Il Vescovo ha concluso con l’augurio, rivolto a tutti e a ciascuno, di saper esprimere questo Amore ogni giorno nella propria vita, osando donarsi. Ha promesso nuove chiamate per partecipare, in piena libertà, a nuovi momenti di impegno corale “nel segno di Gesù che ha dato se stesso per me, per te, per il povero, per chi ha bisogno di essere aiutato a rialzarsi per riprendere il Cammino nell’Amore di Dio”.
Al termine della celebrazione la foto di rito e tanti, tantissimi abbracci. Quindi il rinfresco a base di pizza nelle sale della parrocchia poiché la bora ha impedito di organizzarlo nel cortile come programmato. Un’ulteriore occasione per condividere nella semplicità e nell’amicizia sperimentate a luglio.
Rossella Vascotto