Santa Teresa d’Avila, Dottore della Chiesa
Peter Paul Rubens, Public domain, da Wikimedia Commons

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Maestra di dottrina e di esperienza spirituale, prima donna cui è stato riconosciuto il titolo di Dottore della Chiesa.

In primis una confidenza. Colui che per anni fu il mio Direttore spirituale, ebbe a confidarmi che ebbe il primo sentore della sua vocazione (adulta) al sacerdozio a seguito della lettura di un libro. Si trattava del “Castello Interiore”, opera di una donna, Santa Teresa d’Avila. La cosa mi colpì molto.

In seguito, ebbi il privilegio di trovare, in un padre carmelitano, una luminosa guida sui miei passi nella vita. Tutto ciò concorse a sviluppare in me il più vivo interesse per questa grande, luminosa, straordinaria figura di donna, che si definì peccatrice, incolta, di poca memoria, di scarsa cultura, ma che vide riconosciuto il proprio straordinario contributo alla Chiesa con il conferimento, prima donna in assoluto, del titolo di Dottore della Chiesa.

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Il ritratto dal vero di Teresa di Gesù eseguito nel 1576 da Giovanni della Miseria – Pubblico Dominio

Alcuni di noi ricorderanno le celebri parole di San Paolo riportate nella Prima Lettera ai Corinzi: “Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano, perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea” [1Cor 14,34-35]. Se ciò non fosse sufficiente, San Paolo esprime il suo pensiero al riguardo anche nella Prima Lettera a Timoteo: “Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo” [Tim 2,12].

La “donna nella Chiesa” è una tematica che Papa Francesco sta contribuendo ad “aggiornare”, se si può utilizzare un simile termine per definire il “mutamento di paradigma” che pare di cogliere nel presente pontificato circa la figura femminile in ambito ecclesiale. Non esprimiamo alcun commento, lasciando che il tempo faccia il suo corso e che lo Spirito illumini menti e cuori secondo il volere di Dio.

Ci piace, però, ricordare un passo tratto dalla “Dichiarazione circa la questione dell’ammissione delle donne al sacerdozio ministeriale”, dato a Roma, dalla sede della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, il 15 ottobre 1976, nella festa di Santa Teresa d’Avila: “Il divieto fatto da Paolo alle donne di «parlare» nell’assemblea (cfr. 1 Cor 14, 34-35; 1 Tm 2, 12) è di natura differente. E gli esegeti ne precisano il senso così: l’Apostolo non s’oppone per nulla al diritto, che riconosce peraltro alle donne, di profetizzare nell’assemblea (cfr. 1 Cor11, 5); la proibizione riguarda unicamente la funzione ufficiale d’insegnare nell’assemblea cristiana”.

Presentiamo al lettore questo passo, che ci sembra essere il più idoneo a rappresentare l’importanza della figura di Santa Teresa d’Avila per la Chiesa in generale e per la figura femminile in particolare.

In sintesi, questo il messaggio per noi di Santa Teresa di Gesù, Dottore della Santa Chiesa: ascoltiamolo e facciamolo nostro. Dobbiamo aggiungere due rilievi che ci sembrano importanti. Il primo è quello che osserva come Santa Teresa d’Avila sia la prima donna a cui la Chiesa conferisce questo titolo di Dottore; e questo fatto non è senza il ricordo della severa parola di San Paolo: Mulieres in Ecclesiis taceant (1 Cor. 14, 34): il che vuol dire, ancora oggi, come la donna non sia destinata ad avere nella Chiesa funzioni gerarchiche di magistero e di ministero. Sarebbe ora violato il precetto apostolico?

Possiamo rispondere con chiarezza: no. In realtà, non si tratta di un titolo che comporti funzioni gerarchiche di magistero, ma in pari tempo dobbiamo rilevare che ciò non significa in nessun modo una minore stima della sublime missione che la donna ha in mezzo al Popolo di Dio.

Al contrario, la donna, entrando a far parte della Chiesa con il Battesimo, partecipa del sacerdozio comune dei fedeli, che la abilita e le fa obbligo di «professare dinanzi agli uomini la fede ricevuta da Dio per mezzo della Chiesa» (Lumen gentium, c. 2, 11). E in tale professione di fede tante donne sono arrivate alle cime più elevate, fino al punto che la loro parola e i loro scritti sono stati luce e guida dei loro fratelli. Luce alimentata ogni giorno nel contatto intimo con Dio, anche nelle forme più nobili dell’orazione mistica, per la quale San Francesco di Sales non esita a dire che posseggono una speciale capacità. Luce fatta vita in maniera sublime per il bene e il servizio degli uomini. [Omelia del Santo Padre Paolo VI, domenica 27 settembre 1970 – Proclamazione di Santa Teresa d’Avila Dottore della Chiesa].

Un’altra donna, anch’essa carmelitana, come Teresa d’Avila, anch’essa proclamata Dottore della Chiesa, espresse un pensiero che tante donne potrebbe condividere ancora oggi, e che pertanto, riportiamo nella sua interezza.

Ah, povere donne, come sono disprezzate!… Eppure, amano il Buon Dio in numero molto più grande degli uomini e durante la Passione di Nostro Signore le donne ebbero più coraggio degli apostoli, perché sfidarono gli insulti dei soldati e osarono asciugare il Volto adorabile di Gesù. Forse è per questo che Egli permette che il disprezzo sia la loro sorte sulla terra, dal momento che l’ha scelto per Sé… In Cielo saprà pur dimostrare che i suoi pensieri non sono quelli degli uomini, perché allora le ultime saranno le prime» (S.Teresa di Lisieux, Storia di un’anima, Manoscritto a , 66v).

Auspichiamo che ogni donna veda sempre più apprezzato il valore del proprio “genio femminile” e che scopra il valore del principio mariano, accanto a quello petrino nella Chiesa, nel reciproco rispetto e cura, in funzione dei diversi carismi che il Signore riversa su ogni uomo e su ogni donna.

Chiara Fabro


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