Mercoledì 16 ottobre 2024, il pastore valdese Ruggero Marchetti, graditissimo ospite del nostro Gruppo, ha completato il programma 2022-2023, annualità in cui avevamo riflettuto sul tema del Male, in un’ottica non soltanto cristiana.
Il pastore Ruggero ha guidato le Chiese valdese e metodista di Trieste per molti anni e ora continua il suo ministero nelle Valli Valdesi del Piemonte. Persona buona e teologicamente molto preparata, nell’incontro di ieri ha offerto ai presenti – riunitisi nella Basilica di San Silvestro, sede della Chiesa elvetica – la sua profonda riflessione, biblica e umana al contempo, sul tema proposto.
Il caos e la tenebra nella antropocosmogonia veterotestamentaria del Bereshit – ha esordito il pastore Ruggero – pre-esistono. Dio, allora, crea la Luce. È il primo atto dell’allestimento del luogo adatto a collocarvi l’uomo, apice e coronamento dell’opera creatrice stessa. Ma il Male non viene, ancora, eliminato e l’uomo ne viene a volte sopraffatto, a volte lo sceglie. I motivi di tale ricaduta sono, più che oscuri, di natura varia e complessa. Così come la loro interpretazione e la loro valutazione. Come quando – e lo aveva fatto già il Rabbino Alexander Meloni intervenuto sul medesimo tema – lo si interpeta come occasione di acquisizione di maggiore maturità e consapevolezza. Allora, afferma Marchetti, c’è la Croce di Cristo, che redime e salva, anche se, nella temporalità, non ancora in modo definitivo e mantenendo esposti i suoi testimoni a prove a volte terribili.
In estrema sintesi, questa è la teologia della croce di matrice protestante, che ha fatto prioritariamente proprie le parole di San Paolo quando afferma: «E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani» [1 Cor 1, 22-23].
Purtroppo, potremmo commentare, Teologia della Croce spesso ancora oggi necessaria, in ultima ratio, di fronte al degrado e alle deformazioni della Sapienza (e delle corollarie scienza e tecnica) in senso esclusivamente utilitaristico e alla negazione – oppure all’utilizzo strumentale – di quanto è Santo, buono e giusto.
Tommaso Bianchi