Venerdì 25 ottobre, nella parrocchia di San Giovanni Bosco a Trieste, il vescovo mons. Trevisi ha presieduto la Veglia diocesana, assieme all’arcivescovo emerito Solari, a don Amodeo e al parroco don Colombo. Tema della Veglia: “Andate e invitate al banchetto tutti”. (Mt 22,9) Matteo ci presenta tre scenari: Il rifiuto di chi ha già il “suo” banchetto (Mt 22,1-6); L’accoglienza dei “senza banchetto” (Mt 22,7-10 -5); Il banchetto “derubato” (Mt 22,11-14).
Hanno emozionato molto le testimonianze fatte dai due missionari.
Don Filippo Perin missionario Salesiano è partito nel 2009 verso l’Etiopia, dove gli venne affidato un territorio nella regione di Gambella abitato da gente di etnia Nuer. Don Filippo racconta di aver trovato l’Africa proprio come l’aveva sognata, con il caldo, le persone alte e nere, con tanti animali e con tanta polvere. Ha trovato quattro cose: “la gioia, tanti sorrisi, tanti bambini, tanta accoglienza; la famiglia, che per loro è intoccabile e tutti si aiutano; Dio, ci sono anche molte chiese protestanti, ma tutti il sabato e la domenica entrano in chiesa, pregano e lodano Dio; il coraggio, soprattutto quello delle donne che sopportano il peso e la fatica della famiglia facendo tutti i lavori senza alcun aiuto da parte degli uomini.
L’ospedale locale offre due tipi di medicine, la tachipirina e l’antibiotico. Don Filippo conclude così: “Vai e mettiti all’ultimo posto, Gesù ha fatto così. Noi missionari ci mettiamo all’ultimo posto per servire”.
Abbiamo incontrato questo giovane missionario (non certo per esperienza) che con il suo entusiasmo nell’agire e nel parlare affronta le difficoltà con fede e viene “contagiato” dalla gioia e dal coraggio delle persone con cui cammina.
Tito Solari, Arcivescovo emerito di Cochabamba, una delle più travagliate e attive diocesi della Chiesa in Bolivia, dove è stato missionario per cinquant’anni, nel corso di alcune visite ai conventi delle suore di clausura le ha invitate a pregare per le missioni. Tutti siamo missionari, alcuni sono là, alcuni pregano qui per le missioni. Il dramma è che i bambini non vivono con i genitori. Prima, nella foresta i bimbi erano di tutti, erano della comunità. Nella città non ci sono comunità. Però c’è tanta speranza, come diceva don Bosco. Cerchiamo suore che si occupino dei bambini abbandonati. Nella nostra cappella, un giorno capita una nonnina con una ragazza quattordicenne e dice che è sua nipote. Alcuni giorni dopo viene con altre due ragazzine, anche queste nipoti? In realtà, una è figlia della compagna del figlio e le altre due sono arrivate con il compagno della figlia. Poi queste due relazioni sono finite e la madre e il padre delle ragazzine sono andati via. Loro però sono rimaste qui, una non sappiamo neppure di chi sia la figlia.
Abbiamo conosciuto, nell’Arcivescovo, una persona profondamente radicata nelle fede e nell’amore verso Dio e il prossimo, che non si lascia sconvolgere dai cambiamenti evolutivi e sociali, ma impara e cresce insieme ai suoi fratelli.
Abbiamo pregato Maria Regina della Pace per tutti i conflitti del mondo, perché porti speranza a tutti coloro che vivono nel dolore e nella paura.
Nel suo intervento, Mons. Trevisi chiarisce che non abbiamo chiesto noi dove nascere o dove vivere, non siamo delle persone fortunate che hanno estratto il biglietto vincente. Il Signore ci ha voluto e desiderato dove siamo e a ciascuno ha assegnato una missione. Possiamo scegliere l’amore di Dio e fare che altri lo incontrino. Papa Francesco dice che tutti sono destinati all’amore di Dio, tutti siamo invitati al banchetto.
Mons. Trevisi, è missionario nella nostra terra, Trieste, sempre più martoriata dalla piccola criminalità, e vuole, e sa, che possiamo abbattere questo muro di pregiudizi e di paura che ci fa rinchiudere nel nostro piccolo giardino felice, invece di andare a seminare dove cresce solo erbaccia. È un uomo che parla con parole dure e vere, ma lo fa con il sorriso di chi crede in noi e di chi sa ascoltare prima di parlare.
Gruppo Missionario Salesiani Trieste