Già prima del 1900 esistevano diverse iniziative missionarie cattoliche per fornire assistenza spirituale, sociale e materiale agli equipaggi che facevano scalo nei porti di Londra, Bootle, Montreal, New York, New Orleans e Sydney. Ma fu solo intorno al 1920 che l’attività dell’Apostolato del Mare internazionale, così come la conosciamo oggi, venne ufficialmente approvata. Lo slancio iniziale ed il modo in cui si è formato testimoniano il suo carattere volutamente internazionale. Già in Francia, nel dicembre 1894, gli Agostiniani dell’Assunzione avevano fondato la “Società delle Opere del Mare”, per fornire assistenza medica, materiale, morale e religiosa ai marittimi francesi e di altre nazionalità, soprattutto a quelli che praticavano la pesca d’altura al largo dell’Islanda, sui banchi di Terranova, nelle Isole Faroe. Più tardi, alla fine degli anni 1890, i membri della Società di San Vincenzo de Paoli iniziarono la visita regolare delle navi in numerosi porti della Gran Bretagna. Fu nel porto di Glasgow che il Rev. P. Egger, gesuita, fondò il primo ramo dell’Apostolato del Mare, sotto l’egida della Società dell’Apostolato della Preghiera. Nel corso dei primi otto anni di attività (1899-1907), furono ammessi a far parte dell’Apostolato del Mare oltre 200.000 marittimi. Con la partenza di P. Daniel Shields, SJ, uno degli animatori, il lavoro andò diminuendo per riprendere poi nuovo impulso al suo ritorno dal Sudafrica nel 1920. D’intesa con Arthur Gannon e Peter F. Anson, che continuarono ad essere gli ispiratori di questo gruppo dedicato alle visite a bordo ed animato da uno spirito internazionale, venne presentata alla Santa Sede una domanda di approvazione ufficiale delle Costituzioni del giovane movimento. Questa fu presto accordata con una lettera del Cardinal Gasparri, Segretario di Stato, del 22 aprile 1922, che trasmetteva l’“approvazione e l’incoraggiamento” del Santo Padre, “con la certezza che una così nobile impresa, abilmente secondata dallo zelo di anime sacerdotali, tanto secolari che regolari, si estenderà sempre più lungo le coste dei due emisferi…”.
Queste parole si rivelarono davvero profetiche poiché, in qualche anno, quello che era nato come un movimento di laici volontari molto zelanti, era diventato un’organizzazione mondiale dedita alla cura dei marittimi di tutto il mondo.
Dal 1 settembre 2011, giorno in cui è sorta, per volontà dell’allora Vescovo mons. Crepaldi, Stella Maris Trieste si è sviluppata in un crescendo sempre attivo di iniziative e di presenza sul territorio. La fase di allestimento della sede operativa, ne è la prova concreta. L’ attività della Associazione infatti per più di un anno si è tenuta nei locali della parrocchia dei ss. Andrea e Rita, grazie alla bontà del parroco don Valerio Muschi che da subito si era reso disponibile ad ospitare questa iniziativa, vista anche la vicinanza della parrocchia con il Punto Franco Nuovo. Successivamente, la Presidente dell’Autorità Portuale di Trieste ha voluto onorare questa attenzione della Chiesa diocesana verso la Gente di Mare sia mettendo a disposizione tre locali appena restaurati a nuovo, appartenenti alla palazzina ex Culpt, all’ interno del Punto Franco, sia curando in modo approfondito e continuo la manutenzione interna ed esterna della chiesa del porto situata al Magazzino 55.
Il comitato del Welfare della Gente di Mare del Porto di Trieste, costituito nell’ anno 2012, composto dai maggiori imprenditori del campo marittimo e presieduto all’origine dal Contro Ammiraglio Antonio Basile e successivamente dal dott. Alberto Cattaruzza, si è impegnato in una raccolta fondi che ha permesso l’acquisto di tutto il mobilio di arredamento e delle varie appendici, quali fotocopiatore, fax, stampanti che permettono la normale attività di volontariato.
Un’ importante agenzia marittima di Genova, ha donato cinque computer completi, che permettono ai marittimi di connettersi via skype con le proprie famiglie durante la sosta a Trieste. Altri strumenti sono stati donati dalla Federazione Nazionale Stella Maris.
Tante le considerazioni positive che si possono trarre da tutto questo, ma tre in particolare: esiste ancora la bontà delle persone e la carità disinteressata, Stella Maris Trieste infatti vive senza gravare in alcun modo sui bilanci della Chiesa diocesana; l’ analisi lucida dell’ Arcivescovo mons. Crepaldi: “in una città dove regna il no se pol, se se vol se pol!”; il raggiungimento del fine di tutte le Stella Maris esistenti al mondo, presente nel proprio motto : “Stella Maris: la tua casa, lontano da casa”.
Oggi l’attività di assistenza ai marittimi è messa alla prova dai rapidi cambiamenti all’interno dell’universo marittimo. La necessità della visita a bordo comincia dalle forti limitazioni della libertà personale imposte dal protocollo anti-terrorismo ISPS per cui i marittimi sempre più difficilmente possono scendere a terra ed i volontari sempre più faticosamente possono accedere al bordo. Le necessità dei marittimi sono in continuo cambiamento, le loro famiglie, le persone a carico, ci costringono ad un nuovo, più creativo approccio.
I brevi tempi di sosta in porto delle navi container e dei cargo richiedono nuove modalità nella visita a bordo. In ogni caso, più navi si vogliono visitare, più ship visitors bisogna avere. Nei limiti del possibile é necessario immedesimarsi in un marittimo che arriva in un porto dopo settimane, o addirittura mesi di navigazione se si tratta di un pescatore. La durata dello scalo nel porto è breve, e forse ci sono da fare riparazioni urgenti ai macchinari, senza contare il controllo delle merci e il carico dei rifornimenti. Naturalmente il marittimo, una volta in porto, desidera una pausa nella solita routine della vita a bordo. In tutti i porti, grandi o piccoli, la visita regolare delle navi al loro arrivo è una necessità.
L’esperienza prova che, salvo rarissime eccezioni, i visitatori sono cordialmente accolti e la loro visita è molto apprezzata. Il momento ideale per recarsi a bordo è quello che segue l’arrivo della nave nel porto, quando l’attesa è grande per tutti. Il capitano potrebbe non essere disponibile in quel momento, ma la cortesia esige che egli sia informato della presenza dei visitatori. È possibile anche presentarsi dopo i pasti, soprattutto dopo la cena. In genere, l’equipaggio e gli ufficiali hanno locali e mense separate, ed è opportuno visitarli entrambi.
È’ importante che i visitatori siano ben informati sulla situazione locale e i servizi a disposizione, compresi i luoghi di culto e gli orari dei servizi religiosi per un’attenzione realmente integrale al marittimo a qualunque cultura o religione appartenga. Tutti i marittimi devono sentire di essere i benvenuti. L’accoglienza sarà più significativa se si potrà offrire qualche servizio pratico.
A causa delle soste sempre più brevi delle navi in porto e delle aree di sicurezza imposte dal protocollo anti-terrorismo ISPS la città risulta sempre più lontana e spesso irraggiungibile. Le ore in cui si può uscire sono normalmente attorno agli orari del pranzo e della cena. In queste pause normalmente i negozi, le farmacie, le strutture di comunicazione multimediali e anche le Poste sono chiuse. Una distanza di un chilometro in linea d’aria si tramuta in un percorso “di sicurezza” di 7/8 chilometri che coprono interamente il tempo concesso per la libera uscita. Dopo la visita a bordo è necessario organizzare un servizio di trasporto che, ricollegandosi al servizio pubblico, consenta un facile accesso ai servizi della città o a quelli del centro Stella Maris che normalmente tenta di supplire agli orari inaccessibili dei servizi cittadini.
All’interno della struttura portuale gli “agenti nave” sono dipendenti di agenzie che nei porti attuano, in nome e per conto dell’armatore o del noleggiatore, tutte le pratiche necessarie per la merce e per gli equipaggi. Normalmente grazie a buoni contratti, ma solo su “buone navi” e anche alla buona volontà dei singoli operatori i singoli membri dell’equipaggio possono chiedere qualche piccolo servizio anche di comunicazione con la famiglia. Da sempre manca l’attenzione al singolo marittimo, all’ascolto delle sue problematiche psicologiche, materiali e spirituali. Molti servizi sono dunque, da quasi un secolo, semplicemente affidati al volontariato organizzato nei porti di tutto il mondo attraverso la rete di centri come quello della Stella Maris che in Italia conta oltre 25 sedi operative. Il protocollo antiterrorismo ISPS ha poi inasprito, come già ricordato, le condizioni dei marittimi nei porti rendendo sempre più difficile e a volte impossibile scendere a terra ma anche ai volontari stessi di salire a bordo. Dal 2003 la rete italiana delle Stella Maris (dal febbraio 2006 la Federazione Italiana Stella Maris) ha fatto un percorso di familiarizzazione e di contatti con il Ministero dei Trasporti e la Guardia Costiera per ottenere il titolo di una sorta di “operatori portuali” per accedere ordinariamente in tutte le aree portuali incluse quelle dei terminalisti privati che ancora ad oggi rendono davvero complicato e a volte impossibile accedere a certe banchine. Risulta quindi irrinunciabile il servizio di questi volontari e persone che avvicinano i marittimi e si fanno vicini con le visite a bordo. Gli stessi Comitati Locali del Welfare intendono applicare la Convenzione ILO 163, la Raccomandazione ILO 173 e la nuova ILO MLC 2006 attraverso le esistenti Associazioni Stella Maris in loco.
L’opera di Stella Maris Trieste continua senza interruzioni ormai da più di dieci anni. Purtroppo, a causa delle difficoltà logistiche e burocratiche del personale imbarcato sulle navi ormeggiate nei diversi terminal del porto per raggiungere la nostra sede, sita in Punto Franco Nuovo, l’attività dei volontari si svolge essenzialmente nel compiere le visite a bordo. I marittimi hanno apprezzato molto i vari gadget con il logo Stella Maris che offriamo loro durante la nostra permanenza a bordo: miniset da cucito, rosari, portachiavi, adesivi a carattere religioso, croce da appendere in cabina con la preghiera del marinaio, materiale di cancelleria. Inoltre sono stati distribuiti Vangeli di Luca in 5 lingue, e numerose copie della Directory of the Seafarer Centres.
Nel tempo antecedente al Natale, inoltre, sono sati distribuiti numerosi kit raffiguranti un presepio in cartone da costruire e apporre nella propria cabina.
Per quei pochi naviganti che hanno la possibilità e soprattutto il tempo di andare in città abbiamo cartine topografiche di Trieste e biglietti dei bus cittadini. In qualche occasione li abbiamo accompagnati con le nostre auto.
Stella Maris Trieste si configura come una “Associazione Privata di Fedeli”, riconosciuta dal Vescovo con proprio decreto e curata da un Assistente Spirituale. È una associazione autonoma, che non riceve alcun contributo dalla Diocesi di Trieste ma si mantiene grazie all’impegno economico di Enti ed imprenditori del settore marittimo aderenti al Comitato Territoriale per il Welfare della Gente di Mare del Porto di Trieste. La Presidente in carica, signora Giuliana Bogneri, è anche Consigliera e segretaria della Federazione Nazionale Stella Maris, con sede a Genova. La associazione è dotata di un Consiglio Direttivo e conta una trentina di iscritti.