Anno di grazia del Signore

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Il Giubileo, tempo e spazio di speranza

L’indizione di un Giubileo Ordinario della Misericordia da parte di papa Francesco (24 dicembre 2024 ‐ 6 gennaio 2026) ripropone la simbolica di ogni anno giubilare, tempo di grazia e di speranza per l’uomo pellegrino nel tempo. L’anno santo è tempo da celebrare, tempo nel quale si è chiamati a celebrare l’insondabile ricchezza dell’amore di Dio ed è tempo nuovo per rinascere con nuovi atteggiamenti ispirati dal Vangelo di Gesù e fecondati dall’azione del Paraclito.

  • Tempo “interrotto”. L’anno giubilare nella tradizione biblica è tempo da dedicare, tempo non occupato e non preoccupato, tempo della riconoscenza e della lode, un indugio simbolico nell’uso del tempo per comprenderne le radici divine. Ma questo è il senso di tutti i giorni e di tutti i tempi di festa: interrompere ciò che è legato alla produzione umana, sospenderne il flusso continuo, per far risplendere la signoria misericordiosa di Dio. Il Giubileo Ordinario del 2025 praticamente coincide con l’anno liturgico (ciclo C), vero anno di grazia nel quale la Chiesa Madre «apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, le rende come presenti a tutti i tempi e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia di salvezza» (SC 102). È, dunque, nella celebrazione del mistero di Cristo ri‐vissuto nel cerchio dell’anno che la Chiesa fa esperienza dell’amore inesausto del suo Sposo e Signore.
  • Spazio “inedito”. Il tempio è la forma iconica dell’interruzione che il tempo festivo rappresenta; non a caso “tempo” e “tempio” hanno la medesima radice nel verbo greco temnein, “spezzare”, “interrompere”. Mettersi in cammino e varcare la soglia di un luogo santo sono i due simboli più noti dell’anno giubilare. In questo anno giubilare dedicato alla speranza, come in tempo, risplende Cristo, Signore della storia, Medicina per la vita di ogni uomo. Il Papa si augura che l’anno santo possa davvero lasciare un segno profondo nel cuore delle persone: «Per tutti, possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “porta” di salvezza (cfr. Gv 10,7.9); con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale “nostra speranza” (1Tm 1,1)» (Spes non confundit 1).
Si possono richiamare due gesti peculiari, legati alla tradizione degli anni santi, e che vedono il credente impegnato a vivere la dimensione simbolica dei luoghi: il pellegrinaggio e il varcare la soglia.
  1. Il pellegrinaggio è una forma esistenziale peculiare che fa uscire il credente dal quotidiano e gradualmente lo introduce nell’inedito del mistero: chi torna dal pellegrinaggio in un certo senso ne è rigenerato. L’uomo che si dà da fare con le sue mani e con l’ausilio della tecnologia per migliorare la sua vita, l’uomo che produce e trasforma, calcola e costruisce, quantifica e accumula, necessita anche di meravigliarsi e di incontrare, di perdere tempo per trovare il proprio ritmo temporale, di uscire da sé per ritrovare se stesso. Nel pellegrinaggio l’uscita dal quotidiano e dalle sue esigenze diventa gradualmente tempo dell’affidamento all’Altro e luogo della conversione, della guarigione delle ferite, della redenzione, del ritrovamento della propria identità. Come ricorda il papa: «Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità. Anche nel prossimo anno i pellegrini di speranza non mancheranno di percorrere vie antiche e moderne per vivere intensamente l’esperienza giubilare. Nella stessa città di Roma, inoltre, saranno presenti itinerari di fede, in aggiunta a quelli tradizionali delle catacombe e delle Sette Chiese. Transitare da un Paese all’altro, come se i confini fossero superati, passare da una città all’altra nella contemplazione del creato e delle opere d’arte permetterà di fare tesoro di esperienze e culture differenti, per portare dentro di sé la bellezza che, armonizzata dalla preghiera, conduce a ringraziare Dio per le meraviglie da Lui compiute. Le chiese giubilari, lungo i percorsi e nell’Urbe, potranno essere oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza, anzitutto accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione» (cf. Spes non confundit 11). Alcuni luoghi anche nella vostra Chiesa sono significativi per il legame costitutivo con la fede e con la Chiesa Madre, grembo nel quale siamo venuti alla vita e che sempre accoglie: la Cattedrale di San Giusto, il Santuario di Monte Grisa, il Santuario di Monrupino, il Santuario di Muggia Vecchia. Non possiamo dimenticare altri santuari, i luoghi della sofferenza, dai quali spesso, pur tra le difficoltà del vivere e del morire, si leva un inno di speranza (Spes non confundit 5). In vista della realizzazione di un pellegrinaggio e della sua riuscita spirituale, il Benedizionale offre gli schemi e i testi per l’apertura e la chiusura del pellegrinaggio con la benedizione dei pellegrini.
  2. Occorre varcare una soglia: sostare alla porta delle chiese, fare memoria di ciò che si è e di Colui che è la meta del cammino, entrare nel luogo senza consumarlo (troppi santuari vengono consumati!). La porta dice un termine e un inizio: finisce il vecchio e comincia il nuovo, fuori il peccato e dentro la grazia. Papa Francesco, nella bolla d’indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia faceva riferimento alla Porta Santa che viene aperta nelle basiliche papali «dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza» (Misericordiae Vultus 3). Il Papa aprirà solennemente la Porta Santa della basilica vaticana il 24 dicembre 2024, mentre la Chiesa inizia a celebrare il Natale del Signore mentre le nostre comunità diocesanane si raduneraanno per iniziare l’anno giubilare in Cattedrale domenica 29 dicembre, festa della santa Famiglia di Nazaret. Come poter fare esperienza del varcare la soglia in questo anno santo se non siamo più capaci di varcare le soglie delle nostre chiese? Troppa fretta e troppo funzionalismo mortificano la nostra capacità di abitare i luoghi, e non riusciamo più a vivere alcune cerniere simboliche come atri, sagrati, portici e portali. L’anno santo può essere l’occasione per gustare nuovamente la bellezza e la simbologia di questi luoghi e di celebrare meglio i riti della soglia (le processioni introitali, i riti di accoglienza nel Battesimo dei bambini e nell’iniziazione cristiana degli adulti, liturgie nuziali ed esequiali, riti peculiari come la Veglia pasquale, la domenica delle Palme e la festa della Presentazione del Signore).
  • L’indulgenza. Elemento tipico degli anni giubilari, la prassi dell’indulgenza attesta ancora una volta la sovrabbondante misericordia di Dio, più grande di ogni traccia di fragilità nell’uomo. Essa si fonda sul deposito di fede, di carità e di preghiera che unisce i credenti in Cristo di tutti i tempi in modo che la santità di alcuni soccorra la fragilità di altri: «L’indulgenza, infatti, permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio. Non è un caso che nell’antichità il termine “misericordia” fosse interscambiabile con quello di “indulgenza”, proprio perché esso intende esprimere la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini» (Spes non confundit 23). Se il perdono del Padre si estende a tutta la vita del credente, l’uomo viene posto nella condizione di fare la propria parte lavorando su di sé con la preghiera personale e comunitaria, il servizio fraterno, il pellegrinaggio o altre pratiche. Nel sacramento della Riconciliazione i peccati vengono perdonati dall’amore del Padre. Tuttavia, come ricorda il Papa, «il peccato “lascia il segno”, porta con sé delle conseguenze: non solo esteriori, in quanto conseguenze del male commesso, ma anche interiori, in quanto “ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio”. Dunque permangono, nella nostra umanità debole e attratta dal male, dei “residui del peccato”» (Spes non confundit 23). Queste tracce di peccato vengono rimosse dall’indulgenza, nella quale l’azione dello Spirito si fonde con l’intercessione della Chiesa, le opere di misericordia e di carità, il bene e le sofferenze di tanti e tutto va a vantaggio dell’uomo che desidera volgersi completamente verso il piano di Dio. Tra le pratiche per ottenere l’indulgenza, la Penitenzieria Apostolica indica il pellegrinaggio alla Porta Santa delle basiliche romane o la visita alle chiese giubilari o altri santuari, con la celebrazione dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia e la preghiera secondo le sue intenzioni. Inoltre, saranno occasione d’indulgenza anche le opere di misericordia e di penitenza, con le quali si testimonia la conversione intrapresa. I fedeli, seguendo l’esempio e il mandato di Cristo, sono stimolati a compiere più frequentemente opere di carità o misericordia, principalmente al servizio di quei fratelli che sono gravati da diverse necessità. Allo stesso modo, se si recheranno a rendere visita ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili…), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro. Infine, è fondamentale lo spirito penitenziale, che è come l’anima del Giubileo, e dunque l’indulgenza potrà essere ottenuta anche astenendosi, in spirito di penitenza, almeno durante un giorno da futili distrazioni (reali ma anche virtuali) e da consumi superflui, nonché devolvendo una proporzionata somma di denaro ai poveri, o sostenendo opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita. E, anche, dedicando parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato.

Per approfondire
GALLO, Adesso, non domani. Il giubileo della speranza, Messaggero, Padova 2024
A. CATELLA‐A. GRILLO, Indulgenza. Storia e significato, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2015

don Loris Della Pietra
Preside dell’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova

Si ringrazia il sito della Diocesi di Udine


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