Ieri, mercoledì 29, si è svolta presso la Casa Circondariale maschile “Santa Maria Maggiore” di Venezia una presentazione e un momento di preghiera dei cappellani e di alcuni religiosi e volontari delle strutture detentive e penitenziarie del Triveneto in cui è stata accolta la lampada in cui arde la “Luce di Speranza”, accesa a Roma, segno di questo anno giubilare.
La luce di questa lampada sarà poi portata in ogni struttura carceraria del Triveneto. La celebrazione è stata presieduta da mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e delegato dei Vescovi del Triveneto per la Pastorale dei Detenuti. Ha concelebrato alla liturgia il cappellano del carcere maschile di Venezia don Massimo Cadamuro.
Il diretto della struttura detentiva, dott. Enrico Farina, ha voluto introdurre questo gesto della lampada giubilare presentandolo con queste parole: «Così come la luce santa accesa oggi a Santa Maria Maggiore verrà portata come segno di speranza in tutte le carceri del Triveneto, anche l’impegno quotidiano di volontari, educatori e polizia penitenziaria continua ad ampliare le opportunità di reinserimento per i detenuti ristretti a Santa Maria Maggiore, ma anche di tutto il triveneto. La crescente richiesta di figure specializzate nei settori dell’edilizia, della nautica, della ristorazione, dell’archivistica digitale e dei servizi offre prospettive non solo per questa casa circondariale, ma per tutto il Triveneto. È un segnale concreto di come il mondo del lavoro sia sempre più aperto a percorsi di inclusione, valorizzando competenze e professionalità che possono diventare un ponte verso una nuova vita».
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Patriarcato di Venezia