Sabato 8 marzo, il Vescovo mons. Enrico Trevisi ha presieduto la Santa Messa in occasione della Giornata Internazionale della donna, celebrata nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Taumaturgo. Riportiamo qui di seguito il testo integrale dell’omelia e alcune immagini della celebrazione.
Giornata internazionale della donna
✠ Enrico Trevisi
Sant’Antonio Taumaturgo, 8 marzo 2025
Cari fratelli e sorelle, amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre
“Gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione” (Dt 26,4ss). Poco dopo si aggiunge che si tratta di scegliere tra la vita e la morte, tra il bene e il male (Dt 30,15ss). La strada indicata è quella di amare il Signore, di osservare i suoi comandi, nella certezza che Dio vuole il nostro bene, la nostra felicità.
Chissà quante donne nei secoli hanno gridato nella loro umiliazione, miseria e oppressione. Ma qui interviene subito una difficoltà: certe frasi che incontriamo nella Scrittura a proposito delle donne – visto che siamo nella giornata della donna – risentono della cultura antica, di stereotipi del tempo. Certe prescrizioni dell’Antico Testamento le abbiamo dichiarate superate. Ma pure alcune del Nuovo hanno bisogno di interpretazioni. Dunque nella Scrittura non tutto ha il medesimo valore: occorre capire, interpretare. Nel Vangelo (Lc 4,10-11) abbiamo sentito che anche il diavolo strumentalizza e stravolge la Parola di Dio!
Ecco che sorge il problema: come cogliere il progetto di Dio? Come identificare con chiarezza la volontà di Dio?
Abbiamo il grande libro della Rivelazione, il grande libro della Creazione e poi la Tradizione della Chiesa, che ci offre un patrimonio di riferimento ineguagliabile. E al servizio di tutto questo abbiamo anche il Magistero, che ci aiuta a rileggere nel tempo, nel fluire della storia le vie, i comandi, le leggi che troviamo nei grandi libri che ho nominato.
E tuttavia questo schema talvolta pare essersi inceppato, quando lo viviamo come una strategia aziendale in cui la nostra fede resta passiva. Anche Gesù – e prima di lui i profeti – sottolineava questo pericolo: un vivere la Legge senza fede, senza misericordia, senza cercare l’autentico progetto di Dio. Anche il Salmo 1 ci dice che la legge è da meditare giorno e notte: dunque non un’esecuzione formale, ma un rapporto vivo con la Parola e dunque con il Signore.
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato (Lc 4,1ss), vediamo un Gesù tentato dal diavolo. Dunque la nostra umanità è tentata di stravolgere il progetto di Dio. E così l’opera di Gesù sta nel rivelarci il progetto autentico di Dio. Ci mostra aspetti del progetto di Dio che noi non vorremmo sentire. Lui preannuncia la sua passione-sofferenza, l’essere rifiutato dalle autorità, l’essere ucciso. E a noi dice di smettere di pensare a noi stessi, chiede di saper dare la vita (Lc 9,22-25).
Se noi proviamo a riflettere, a meditare su quanto la Scrittura e il mondo dicono delle donne a partire dal nucleo del Vangelo (la morte e Risurrezione di Gesù e il nostro unirci a Lui nella vita nuova) evidentemente occorre scardinare tante prassi che abbiamo accolto ingenuamente, perché condizionati dallo spirito del mondo.
Come si è potuto sopportare un maschilismo che prevaricava sulla dignità della donna, che impediva alle donne di studiare, di partecipare alla vita pubblica (politica, giudiziaria, ecc.)? Per non parlare delle violenze, degli stereotipi di genere, dei femminicidi… che ancora affliggono anche la nostra terra.
Noi abbiamo bisogno di una fede viva, che resta aperta al soffio dello Spirito. Una fede viva dell’intera Chiesa: ecco che si parla di sinodalità per esprimere che abbiamo bisogno dell’apporto di tutti. Del Magistero della Chiesa, dei teologi, dei Santi (cioè di coloro che sanno coniugare la vita e la fede in modo mirabile e originale), del popolo di Dio tutto, con i carismi che Dio vi immette.
La fede della Chiesa è viva: non ci si limita a ripetere norme e prassi, che il passato ci trasmette, ma le si guarda con la luce dello Spirito, che sempre le illumina in modo nuovo facendone luccicare nuovi aspetti. In una continuità di ciò che è l’essenza della fede, che pure consente approfondimenti e dunque potature riguardo alle forme, chiamate a rinnovarsi.
Ecco perché oggi anche nella Chiesa le donne hanno il diritto di prendere la parola, di diventare teologhe, di svolgere importanti ministeri, anche nei dicasteri del Vaticano. È un cammino che non deve scandalizzarci: il vero scandalo è quello della Croce (ma si tratta dello scandalo della salvezza, dell’amore di Dio per noi). È un cammino che va vissuto senza estremismi e senza rincorrere le mode passeggere. La sinodalità non toglie il ruolo della teologia e del Magistero e neppure fa venir meno le fonti perenni di riferimento, che sono la Scrittura e la Tradizione.
Quello che è chiesto a tutti è una fede viva, un restare aperti allo Spirito, un prendere sul serio il Vangelo: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto… venire ucciso e risorgere il terzo giorno… Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,22-25).
E così scopriremo che, pur con l’attenuante che si tratta di tempi passati e condizionati da culture passate, le donne hanno subito tante prevaricazioni e ingiustizie. E ora è giunto il momento di una fede viva, che ci consente di ricercare una migliore comprensione del progetto di Dio: di quel Dio che “creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò” (Gen 1,27).












