Una testimonianza delle Monache Benedettine del Monastero di San Cipriano.
“Abbiamo bisogno dell’aiuto dell’amore divino. Andiamo al Cuore di Cristo, il centro del suo essere, che è una fornace ardente di amore divino e umano ed è la massima pienezza che possa raggiungere l’essere umano. È lì, in quel Cuore, che riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare… Cristo è il cuore del mondo; la sua Pasqua di morte e risurrezione è il centro della storia, che grazie a Lui è storia di salvezza” (Dilexit Nos, 30-31)
Al mattino presto del Lunedì di Pasqua siamo raggiunte dalla notizia che il Santo Padre Francesco è salito al Cielo. E ci sembra un dono di giustizia, un completamento bello della sua esistenza terrena, del periodo a seguito della sua malattia e del recente ricovero, del suo “blitz” in poncho a San Pietro per benedire le restauratrici, della visita alle carceri e dell’ultima benedizione il giorno di Pasqua, fatta con voce esanime, ma con tutta la pienezza del suo cuore di Padre. Anche se i nostri sensi umani sono per un attimo toccati dallo smarrimento e dalla tristezza, prevale la gioia piena, la luce della risurrezione, la bellezza del compimento di un’esistenza totalmente donata per i piccoli, per i poveri, per la Chiesa, per noi tutti. Celebrata la Risurrezione di Cristo, Cristo stesso abbraccia Francesco e lo unisce a Sé, nella luce della risurrezione, nell’intimità del suo Cuore traboccante di amore e di salvezza per tutto il genere umano.
Di questo Cuore ci ha parlato a lungo, Francesco, nella sua ultima lettera enciclica, “Dilexit Nos”, sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo. Leggendola a brani nella celebrazione dell’Ufficio delle Letture, la nostra Comunità ha avuto la sensazione di avere tra le mani il suo autentico testamento spirituale. Mentre nel silenzio della notte e delle prime luci dell’alba scorrevano sapientemente le sue parole accorate, ci sentivamo da lui introdotte e invitate a condividere la profondità della sua esperienza umana e spirituale, del suo essere religioso e gesuita, fedele a Cristo fino alla morte, mentre riaffiorava alla mente l’esortazione di S. Benedetto: “Non anteporre nulla all’amore di Cristo”.
“Egli ha assunto la nostra natura interamente e non parzialmente, per redimerla e trasformarla intera. Cristo ha dunque assunto tutti gli elementi che compongono la natura umana, affinchè tutti fossero santificati” (DN, 62). Francesco ha percorso le periferie del mondo stendendo la mano con tenerezza su ogni debolezza umana, esortando sempre al perdono, alla misericordia, all’amore.
“Dalla ferita del costato di Cristo continua a sgorgare quel fiume che non si esaurisce mai, che non passa, che si offre sempre di nuovo a chi vuole amare. Solo il suo amore renderà possibile una nuova umanità”. (DN, 219). Profetica, poi, la chiusa dell’enciclica: “Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo Cuore aperto. Che sia sempre benedetto! (DN, 220).
Santo Padre Francesco, dalla luce del Risorto intercedi la pace per tutti noi!
Le Monache Benedettine
del Monastero di San Cipriano
foto SIR/Marco Calvarese