Da stamattina alle 7, quattro pullman sono in viaggio da Trieste verso Roma. Destinazione, Giubileo degli Adolescenti. 170 ragazze e ragazzi, accompagnati da 30 adulti, tra educatori e una decina di sacerdoti. Una comunità variegata, proveniente da parrocchie, gruppi linguistici e movimenti diversi pronta a vivere un’esperienza umana e spirituale unica e irripetibile. Una comunità giovane, molto giovane, che mostra il volto più fresco della Chiesa triestina.
A guidare il pellegrinaggio è don Francesco Pesce, direttore della Pastorale Giovanile diocesana: «Vivere questo Giubileo dedicato agli adolescenti penso sia un’occasione molto bella, soprattutto per queste ragazze e questi ragazzi così giovani, che frequentano dalla seconda media fino alla terza superiore» ci racconta prima della partenza «un’occasione per poter fare un’esperienza grande di Chiesa e per vedere che, a differenza di quanto accade a scuola, dove si sentono soli e isolati rispetto alla maggior parte dei coetanei che non frequentano la Chiesa, in realtà non sono gli unici. A Roma saranno insieme a tantissimi altri loro coetanei e potranno vivere un’esperienza molto forte». Circa 100mila, infatti, le adolescenti e gli adolescenti italiani che parteciperanno a questo importante appuntamento dell’anno giubilare, dedicato alla speranza.
Il programma previsto fino a pochi giorni fa è stato inevitabilmente modificato in seguito alla morte di Papa Francesco: «Stasera a Roma vivremo una celebrazione penitenziale che sarà il nostro primo momento insieme, visto che saremo ospitati in due parrocchie diverse. Sabato mattina parteciperemo ai funerali del Santo Padre, mentre sabato pomeriggio ci ritroveremo presso la Basilica di San Paolo Fuori le Mura con gli altri adolescenti del Triveneto presenti a Roma. Saremo più di 9mila e lì potremo vivere il passaggio della Porta Santa e pregheremo tutti insieme. Concluderemo, poi, il pellegrinaggio domenica mattina con la Messa a San Pietro».
Il lungo viaggio di avvicinamento a Roma sarà «scandito da momenti di preghiera, ma anche da momenti di svago e da qualche attività» prosegue don Francesco. Ma qual è il suo augurio per queste ragazze e questi ragazzi? «Il mio augurio è quello di vivere la dimensione della speranza, di poter vedere che c’è una speranza, che c’è un modo diverso, nuovo o più coinvolgente, di vivere la Chiesa, al di là dei confini della propria parrocchia. Un adolescente conosce principalmente il suo oratorio, il suo gruppetto, i suoi educatori, ma qui a Roma potrà vedere una Chiesa molto più grande e molto bella. E poi credo che trovarci a vivere proprio lì i giorni del lutto per la morte di Papa Francesco non sia un caso, ma un dono della Provvidenza. Per ricordarci quanto è stato bello avere Francesco da noi la scorsa estate a Trieste e aver potuto ascoltare la testimonianza che ha portato alla nostra città».
Luisa Pozzar
Foto Siciliani-Gennari/SIR