Costruttore di ponti nel segno di Sant’Agostino

L'Ordine di San'Agostino, il carisma, la regola e il ruolo di mediazione insito nel ruolo del Pontefice: l'augurio a Papa Leone XIV che fu Padre Generale dal 2001 al 2013

La Chiesa nella sua bellezza ha generato un nuovo Pontefice; un uomo che costruisce ponti. Forse non c’è definizione più bella per descrivere l’Ordine agostiniano e il lavoro instancabile di mediazione, che il Padre Robert Prevost, osa, ha donato a tutti noi agostiniani e agostiniane nel suo lungo operato nella nostra Famiglia agostiniana.

L’ordine agostiniano sembra estinguersi dopo la morte di S.Agostino a causa delle persecuzioni. La brace tiene però viva una fiamma che la Chiesa, con la grande unione del 1256, riattizza.  Il tesoro di spiritualità, di scritti, la Regola agostiniana prendono così nuovo vigore e impediscono che la felice intuizione di S.Agostino si spenga.

Cosa desidera S.Agostino dai suoi frati, dalle sue suore e dalle sue monache?

Semplicemente che siano ‘chiesa’ secondo l’ispirazione del brano degli Atti degli apostoli 4,32. Qui si parla dell’esperienza del Risorto che potenzia uno stile ben preciso di vita e di testimonianza. Citiamo il brano e comprenderemo il cuore di S.Agostino e della famiglia agostiniana: “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.  Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno”.

S.Agostino individua in questo brano il fondamento delle comunità agostiniane, cioè gente che fa esperienza della Risurrezione del Signore Gesù e dalla ‘tromba dello Spirito Santo’ è convocata in Unum. Infatti al testo che dice “avevano un cuor solo e un’anima sola”, S.Agostino aggiunge: “protesi – cioè in movimento – verso Dio”. Da qui la particolarità della concezione monastica agostiniana. S.Agostino legge il termine monos come unità dei molti, cioè colui che per chiamata corrisponde alla vita divina per diventare uno solo con Cristo, non è solo, ma è uno con molti e con i fratelli e le sorelle partecipa dell’unica anima di Cristo. Quindi non monos perché solo, ma perché i molti sono Uno in Cristo. Un’intuizione molto bella che, se ben ci pensiamo, è il Volto della Chiesa. S.Agostino ha una visione della Chiesa come corpo e si esprime in questo modo: “amate questa Chiesa, siate tale Chiesa, vivete in questa Chiesa”. Il Dna maturo di un agostiniano/a è il diventare chiesa. Possiamo osare tanto, visto che per definizione la nostra sigla è ‘osa’, dicendo che la mistica agostiniana è mistica ecclesiale. Più l’uomo si avvicina al centro che è il Cristo, maggiormente ‘adora’ la Presenza di Dio nei fratelli. S.Agostino ci dice che gli altri, che noi stessi, siamo tabernacoli del Dio vivente. Comprendiamo allora quanto sia ‘alta’ e affascinante la chiamata a costituire la comunione in Cristo. Ed è bello che l’ordine agostiniano costituito dai frati, da suore, dalle monache, dagli oblati e da laici, sia chiamato a dare un papa alla Chiesa e al mondo. S.Agostino era questo e ci chiede di non anteporre nulla al servizio della Chiesa. Penso che P. Robert Prevost il nostro amato e sapiente Padre Generale negli anni 2001-2013, queste parole ce le abbia scritte nel cuore. Anche noi, come Lui, viviamo questo forte senso ecclesiale, ciascuno secondo la sua forma e chiamata. Noi monache nella preghiera, nell’accoglienza, nella comunione affinché, come ci dice il Santo Padre Agostino amante dell’interiorità, ciò che udite nel segreto annunciatelo sui tetti, perché voi non appartenente a voi stesse, ma alla Chiesa. Interiorità e comunione caratterizzano la nostra spiritualità e il Padre generale è guida e garante insieme a ciascun membro di custodire il carisma rinato dalla brace di tante conflittualità. Oggi S.Agostino sicuramente è felice, moriva in quel lontano 430 in una Ippona che era in fiamma a causa delle invasioni vandaliche, e tutto poteva fargli pensare che la sua vita era stata insignificante.

Noi agostiniani oggi siamo qui per dire che: “nulla è impossibile a Dio”. Ci siamo ancora, un miracolo di quella piccola e resistente Regola che S.Agostino ci ha lasciato, affinché viviamo come innamorati della bellezza spirituale emanando dalla santità della nostra condotta il buon profumo di Gesù Cristo, non come schiave sotto la legge, ma come figlie libere nella grazia.

Questa è la nostra preghiera per papa Leone XIV: che profumi il mondo di Cristo e la Chiesa risplenda per la bellezza della sua unità! Sì, amiamo questa Chiesa e se ne deturpiamo talvolta il volto con il peccato, ricorriamo spesso alla confessione. Il papa ci è dato nel cuore del giubileo!

MMCristina Daguati osa

Priora del Monastero di S.Chiara da Montefalco

 

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