La speranza c’è. È viva ed è tangibile.
Una notizia per questi tempi difficili, nei quali prevalgono le chiusure e le paure, in cui conflitti, violenze e disperazione sembrano avere la meglio, in cui il linguaggio bellico e violento pare essere diventato preponderante nell’informazione e nella comunicazione.
Ma “Sperare equivale a vivere” – lo affermava già il Cardinale Carlo Maria Martini – perché sperare non è un concetto astratto, ma è qualcosa di molto concreto. Lo hanno dimostrato i giovani e i gruppi provenienti da tutta Italia che si sono attivati per aiutare e sostenere i migranti giunti a Trieste, i medici e gli infermieri nel periodo della pandemia, chi, anche da Trieste, si adopera per soccorrere le popolazioni vittime delle guerre e i volontari che quotidianamente si affiancano a chi è in difficoltà.
Lo dimostra anche la prossimità, la costruzione di legami che aiutano la comunità a riscoprirsi unita e le persone a non sentirsi sole. E lo può dimostrare una comunicazione che sceglie le parole giuste, che non si lascia invischiare in narrazioni roboanti e sensazionalistiche, ma che offre alle persone una cronaca dei fatti sobria nei toni e approfondita nei contenuti, mettendo in luce sia le criticità sia le possibili soluzioni, che permetta di sperare insieme in un mondo meno diseguale per tutti.
Di questo si parlerà a Trieste, martedì 20 maggio alle ore 18, presso l’Oratorio di Sant’Antonio Taumaturgo nell’incontro con padre Giuseppe Riggio, giornalista e direttore della rivista Aggiornamenti Sociali, sul tema “I legami generano speranza. La speranza autentica, collettiva, condivisa per costruire un mondo meno diseguale”.
L’incontro è aperto a tutta la cittadinanza.