Incontro dei cappellani delle carceri del Triveneto

Apprezzamento e speranza per le parole del Presidente del Senato con apertura al dialogo tra le forze politiche su proposta di legge “Giachetti” (liberazione anticipata). L’importanza di azioni rieducative e di accoglienza per i detenuti a fine pena.
Nuovo incontro dei cappellani delle carceri del Triveneto che si sono ritrovati presso il Centro pastorale di Zelarino (Venezia) il 21 maggio scorso alla presenza dell’Arcivescovo di Gorizia mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, delegato dei Vescovi del Triveneto per tale settore. I cappellani si sono interrogati in particolare sulle accoglienze fuori dal carcere che le comunità parrocchiali, le Caritas o altre realtà ecclesiali sono in grado di mettere in atto per offrire – a chi può goderne, secondo la legge – la possibilità di concludere la pena in un contesto di reinserimento. Ribadiscono la necessità che tale opera di rieducazione trovi maggiore spazio e disponibilità all’esterno del carcere; non si tratta solamente di un’importante azione pastorale ma di un contributo reale per un’auspicabile soluzione ai problemi di sovraffollamento che continuano ad affliggere anche molti istituti carcerari del Triveneto. 

A tal proposito, in linea con lo spirito del Giubileo, i cappellani delle carceri del Triveneto hanno manifestato apprezzamento per quanto espresso nei giorni scorsi dal Presidente del Senato Ignazio La Russa che è intervenuto il 15 maggio u.s. al convegno “Per un gesto di clemenza nelle carceri” promosso a Palazzo Giustiniani dalla comunità “La Valle di Ezechiele”.La sua apertura ad un dialogo sulla proposta di legge “Giachetti” – relativa alla liberazione speciale anticipata – incoraggia a sperare su un impegno fattivo delle istituzioni su questo urgente tema. L’impegno del Presidente del Senato a portare avanti una ‘moral suasion’ in Parlamento su questo punto corrisponde all’auspicio dei cappellani che, inoltre, ribadiscono l’urgenza del provvedimento. L’estensione dei giorni di liberazione anticipata da 45 a 60 – seppur da sola non potrà risolvere la complessità delle situazioni di sovraffollamento (che in Italia supera il 133%) – potrebbe però essere un segno di concreta speranza di fronte ad un’emergenza persistente e così aprire la strada a quanto già auspicato da Papa Francesco, a favore dei detenuti, per l’Anno Santo: «Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi» (Spes non confundit,n. 10).

Conferenza Episcopale Triveneto
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