Frutto importante e promettente del Concilio Vaticano II è la rinascita dell’Ordo virginum, espressione latina che significa l’Ordine delle vergini. Il 31 maggio 1970 la Sacra Congregazione per il Culto Divino promulgava il nuovo Rito della Consacrazione delle vergini su mandato di San Paolo VI. Il papa volle recuperare un’antichissima realtà della chiesa primitiva: sin dai tempi apostolici, infatti, vi erano delle donne che – corrispondendo al carisma suscitato in loro dallo Spirito Santo – con amore sponsale si dedicavano al Signore nella verginità, per sperimentare la fecondità spirituale dell’intimo rapporto con il Risorto e così offrire i frutti alla Chiesa e al mondo (cfr. Istruzione “Ecclesiae Sponsae Imago”, n. 1).
Sabato prossimo, 14 giugno, alle ore 18.30 nel Duomo di Muggia il Vescovo consacrerà tre nostre sorelle come vergini: Antonella Cavalli, Cristina Scaramuzza e Valerija Krpan.
Questa forma di vita evangelica è comparsa in modo spontaneo nelle diverse comunità ecclesiali, diventando così anche una peculiare testimonianza nella società pagana che non conosceva – se non in minima parte – questo modo di vivere. Era, infatti, un evidente e forte segno della novità del cristianesimo e della sua capacità di rispondere alle domande più profonde dell’esistenza e di riempire il cuore anche dal punto di vista affettivo. Ricordiamo Agata di Catania, Lucia di Siracusa, Agnese e Cecilia di Roma, Tecla di Iconio, Apollonia di Alessandria, Restituta di Cartagine, Justa e Rufina di Siviglia. In seguito e fino ad oggi, la memoria delle vergini martiri è rimasta come vivo richiamo al dono totale di sé che la consacrazione verginale esige.
Nella Chiesa esse costituiscono un coetus istituzionalizzato: appunto, l’Ordo virginum.
Nel corso dei secoli la forma di vita originaria dell’Ordo virginum, con il suo caratteristico radicamento nella comunità ecclesiale locale sotto la guida del Vescovo diocesano, progressivamente scomparve. Questa forma antica venne soppiantata da una più nuova: la vita monastica.
Si rivolgeva così papa Francesco alle vergini consacrate nel cinquantesimo anniversario del nuovo rito: «La vostra chiamata – dice il Santo Padre – mette in luce l’inesauribile e multiforme ricchezza dei doni dello Spirito del Risorto che fa nuove tutte le cose. Al tempo stesso essa è un segno di speranza». Le vergini consacrate, che non vestono in modo diverso e non hanno un segno esteriore se non l’anello che indica l’alleanza sponsale con Cristo, vivono l’amore e la fedeltà di Dio verso l’umanità, in particolare verso i più piccoli e i più poveri.
Ma di cosa si tratta? Ne parla così il Catechismo della Chiesa Cattolica:
Le vergini e le vedove consacrate 922 Fin dai tempi apostolici, ci furono vergini e vedove cristiane che, chiamate dal Signore a dedicarsi esclusivamente a lui in una maggiore libertà di cuore, di corpo e di spirito, hanno preso la decisione, approvata dalla Chiesa, di vivere nello stato rispettivamente di verginità o di castità perpetua «per il regno dei cieli» (Mt 19,12). 923 «Emettendo il santo proposito di seguire Cristo più da vicino, [le vergini] dal Vescovo diocesano sono consacrate a Dio secondo il rito liturgico approvato e, unite in mistiche nozze a Cristo Figlio di Dio, si dedicano al servizio della Chiesa». Mediante questo rito solenne (Consecratio virginum), «la vergine è costituita persona consacrata» quale «segno trascendente dell'amore della Chiesa verso Cristo, immagine escatologica della Sposa celeste e della vita futura». 924 Aggiungendosi alle altre forme di vita consacrata, l’ordine delle vergini stabilisce la donna che vive nel mondo (o la monaca) nella preghiera, nella penitenza, nel servizio dei fratelli e nel lavoro apostolico, secondo lo stato e i rispettivi carismi offerti ad ognuna. Le vergini consacrate possono associarsi al fine di mantenere più fedelmente il loro proposito.
La vergine è consacrata dal vescovo diocesano e collabora in modo peculiare con lui, perché egli riconosce «che la consacrazione verginale e i carismi personali di ciascuna consacrata sono doni per l’edificazione della comunità e la missione ecclesiale».
La nostra comunità, che accoglie con gratitudine la consacrazione di queste sorelle, si unisce al loro rendimento di grazie e innalza la preghiera a Maria, icona perfetta della Chiesa.
Noi ti lodiamo,
Vergine Madre di Dio,
donna dell’Alleanza,
dell’attesa e del compimento.
Sii madre e maestra
delle vergini consacrate,
perché imitandoti
accolgano con gioia il Vangelo
e in esso riscoprano ogni giorno
con umiltà e stupore l’origine santa
della loro vocazione sponsale.
Vergine delle vergini,
fontana sigillata, porta del cielo,
ispira e accompagna
queste nostre sorelle,
perché abbiano il dono
del discernimento spirituale
e, pellegrine nella storia,
vivano il dinamismo della profezia
con libertà e coraggio,
con determinazione e tenerezza.
Donna colmata dalla grazia
e sovrabbondante di carità,
Vergine fatta Chiesa,
benedici il loro cammino,
perché la speranza
ossigeni le loro menti e dilati i loro cuori
orientando ogni loro passo e la fede
renda operose e creative le loro mani,
così che sia feconda la loro vita e,
anticipando qui e ora le realtà del Regno,
generino ed edifichino il popolo di Dio,
partecipando alla sua missione
regale, profetica e sacerdotale.
Noi ti proclamiamo beata,
donna del Magnificat,
Madre del Vangelo vivente,
e per queste sorelle ti preghiamo:
associale al tuo canto,
coinvolgile nella tua danza,
perché seguendo l’Agnello ovunque vada,
con le lampade accese,
possano condurre anche noi
al banchetto delle nozze eterne,
all’abbraccio definitivo con l’Amore
che non avrà mai fine (Ecclesiae Sponsae Imago, n. 115).
don Lorenzo Magarelli