“È il sacerdote che continua l’opera della redenzione sulla terra. Se si comprendesse bene il sacerdote qui in terra, si morirebbe non di spavento, ma di amore. Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”. Con queste toccanti parole san Giovanni Maria Vianney definisce la natura e l’opera del sacerdote. L’espressione “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù” del Santo Curato d’Ars è diventata una delle sintesi più alte della spiritualità sacerdotale. Essa racchiude in sé una visione teologica, ecclesiologica e spirituale che merita di essere esplorata in profondità, perché illumina la natura stessa del sacerdozio ministeriale, la sua radice cristologica e la sua funzione nella Chiesa e nel mondo.
La spiritualità sacerdotale è da sempre intrinsecamente legata al Sacro Cuore di Gesù.
I sacerdoti sono invitati a vivere e ad agire con “anima sacerdotale”, cioè con gli stessi sentimenti di Cristo. Per questo la Giornata mondiale di preghiera per la santificazione dei sacerdoti, istituita da Giovanni Paolo II, si celebra proprio nella solennità del Sacro Cuore, sottolineando questo profondo legame spirituale e teologico.

Nel linguaggio biblico e patristico, il “cuore” indica il centro della persona, la sede degli affetti, della volontà e delle decisioni. Parlare del “Cuore di Gesù” significa riferirsi alla totalità della sua persona, alla profondità del suo amore per il Padre e per l’umanità. Il sacerdozio nasce proprio da questo “cuore”, che è stato “trafitto” sulla croce (Gv 19,34), segno supremo di un amore che si dona fino alla fine. Il sacerdote, configurato a Cristo mediante il sacramento dell’Ordine, è chiamato ad essere presenza viva di questo amore: non solo a parlarne, ma a renderlo visibile e operante nella storia.
Ogni azione sacerdotale, soprattutto la celebrazione dell’Eucaristia e della riconciliazione, è radicata nell’amore redentivo di Cristo, che si offre per la salvezza di tutti.
La frase del Curato d’Ars sottolinea che il sacerdozio non è solo un’istituzione funzionale, ma un dono gratuito e immeritato: “un qualcosa di immenso, che se il sacerdote stesso lo comprendesse, ne morirebbe”. Chiamato ad essere “amico di Cristo”, scelto e inviato per essere segno e strumento dell’amore divino, soprattutto nelle situazioni di fragilità, sofferenza, ricerca di senso, il sacerdote è immagine del Cuore del Salvatore.
Il sacerdozio, come “amore del cuore di Gesù”, si esprime in una vita di servizio umile, spesso nascosto, fatto di ascolto, accompagnamento, condivisione delle gioie e delle fatiche del popolo di Dio. La fraternità presbiterale e la comunione con il vescovo, infine, sono segni eloquenti dell’amore di Cristo, che vuole i suoi discepoli “uno” come Lui è uno con il Padre.
I sacerdoti sono chiamati a vivere e promuovere la comunione, a essere costruttori di unità nella comunità, a discernere e coordinare i carismi per l’utilità comune, sempre sotto l’azione dello Spirito Santo.
L’amore del cuore di Gesù, di cui il sacerdozio è segno e strumento, è universale: abbraccia ogni uomo, senza distinzione di razza, cultura, condizione sociale. L’affermazione “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù” racchiude la verità più profonda del ministero sacerdotale: esso è dono e mistero, partecipazione all’amore redentivo di Cristo, chiamata a essere segno vivo della sua presenza nel mondo. In un tempo in cui la figura del sacerdote è spesso fraintesa o contestata, questa espressione invita a riscoprire la bellezza e la grandezza di una vita spesa per amore, nella logica del cuore trafitto di Cristo che continua a battere per l’umanità attraverso i suoi ministri.
Paolo Morocutti (SIR)
Foto Calvarese/SIR