Veglia per i Rifugiati a Trieste con Sant’Egidio

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, a Trieste la Comunità di Sant’Egidio prega per chi ha perso la vita nei viaggi verso l’Europa

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, la Comunità di Sant’Egidio si raccoglie in questo periodo dell’anno in molte città d’Italia e d’Europa per celebrare le veglie di preghiera intitolate “Morire di speranza”. Sono momenti di memoria e di raccoglimento per ricordare le tante vite spezzate nei viaggi verso l’Europa, nella ricerca di un futuro migliore, una tragedia che purtroppo continua ancora oggi.

Anche a Trieste, la Comunità di Sant’Egidio si è riunita mercoledì 25 giugno per una veglia presieduta dal Vescovo Enrico Trevisi nella Chiesa di Sant’Antonio Vecchio. La preghiera è stata molto partecipata e intensa, grazie anche alla presenza di numerosi amici della Comunità arrivati in Italia grazie ai Corridoi Umanitari e degli studenti della Scuola di Lingua e cultura italiana; molti di loro sono persone che hanno vissuto in prima persona i viaggi della speranza e vogliono ricordare chi è rimasto vittima.

Dopo un canto iniziale, la lettura del Vangelo di Matteo 25 ci ha fatto riflettere sul giudizio finale e sui gesti di carità che ogni cristiano può compiere per accogliere e aiutare. Mons. Trevisi nella sua omelia ha sottolineato come il Vangelo ci impegna a fermarci davanti ai problemi e alle difficoltà di chi fugge dal proprio Paese per cercare un futuro migliore, ad accorciare le distanze, a sporcarci le mani con chi soffre. Mentre spesso la complessità delle situazioni può diventare una giustificazione per sottrarsi alla solidarietà, chi si mette in ascolto della Parola di Dio trova la forza di farsi carico con coraggio del fratello e della sorella in difficoltà. Il Vescovo ha detto: “Chiediamo al Signore di insegnarci ad aiutare per lavorare insieme per il bene delle persone; chiediamo al Signore la strada giusta per smuovere i cuori, ricordando che davanti alle tragedie di chi muore nei viaggi della speranza non possiamo restare indifferenti perché non sono numeri, ma persone”. In accordo con questa affermazione, la Comunità ha continuato la preghiera con la memoria dei nomi, alla quale si è alternata l’accensione delle candele. Sono stati letti i nomi di tanti uomini, donne e bambini che hanno perso la vita, i loro nomi non vengono dimenticati, ma vengono presentati al Signore perché li accolga nel suo abbraccio misericordioso.

Nell’anno del Giubileo della Speranza che stiamo vivendo, il Vescovo ci ha invitato a spendere la vita per morire “nella speranza”, come testimoni di fede che vivono come fratelli e sorelle l’universalità della chiamata.

La preghiera è terminata con l’abbraccio di pace che ha concretizzato il nostro essere comunità; la benedizione finale ha   concluso questa veglia così significativa e commovente, che ci spinge a continuare a pregare e a chiedere nella concordia e con insistenza a Dio la pace per questo mondo e la salvezza per tutti quelli che lasciano il proprio Paese sperando in una vita migliore.

Valentina Colautti

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