“Che da questo Giubileo sorgano nuove e feconde vocazioni”. È uno degli auspici della Chiesa italiana per il Giubileo dei giovani, che sta facendo convogliare a Roma centinaia di migliaia di giovani. Con don Michele Gianola, sottosegretario della Cei, ripercorriamo tutte le iniziative organizzate in questi giorni, fino al culmine dell’evento: l’incontro con Papa Leone XIV a Tor Vergata, 25 anni dopo quello con Giovanni Paolo II nello stesso luogo.
Il Giubileo dei giovani è appena iniziato. Come si svolgerà il momento di preghiera dei giovani italiani?
Il nucleo centrale del momento di preghiera dei giovani italiani sarà confessione della loro fede sulla tomba dell’apostolo Pietro. Un segno tipico del Giubileo è il pellegrinaggio e in origine coincideva con la visita alle basiliche di san Pietro e di San Paolo.
Così, abbiamo voluto comporre una sorta di “pellegrinaggio virtuale” che dalle 15.30 accompagnerà i giovani invitandoli a mettersi in cammino, partendo dal punto della città in cui si trovano per raggiungere piazza san Pietro grazie ad una trasmissione sulla app Play2000. Un gesto semplice, che diventa espressione di ricerca e di attesa.
Giunti in piazza, dopo una animazione che vorrebbe richiamare il radunarsi a cantare in gruppo con la chitarra, i giovani saranno accompagnati in un percorso personale e comunitario sulle orme di Pietro attraverso brani del Vangelo e la voce di alcuni testimoni (don Antonio Loffredo, Laura Lucchin, Nicolò Govoni) per giungere al momento liturgico presieduto dal cardinale card. Zuppi nel quale tutti i presenti saranno invitati a professare la fede, a pochi passi dal luogo del martirio dell’apostolo Pietro e rinnovare il desiderio e la volontà di riconoscersi e diventare pietre vive per edificare la Chiesa.
Molti giovani parteciperanno al Giubileo anche come volontari. Come si sono preparati a questo impegno?
La Conferenza episcopale italiana ha coinvolto in particolare un centinaio di giovani provenienti dalle diocesi italiane per supportare le diverse attività proposte ai giovani italiani. Saranno impegnati nell’animazione delle dodici chiese che ospiteranno l’iniziativa 12 Parole per dire Speranza un per-corso di ascolto e confronto articolato in incontri tematici distribuiti in dodici chiese della città di Roma . Lavoreranno per la buona riuscita dell’evento in piazza san Pietro del 31 luglio e accoglieranno i giovani italiani e i loro accompagnatori presso l’infopoint aperto presso Lumsa. Sono stati accompagnati e formati dal punto di vista pratico organizzativo ma l’occasione è offrire a loro la possibilità di vivere il Giubileo in maniera ancora più particolare. Nel mese di giugno hanno vissuto una due giorni insieme, domenica 27 luglio compi-ranno il loro pellegrinaggio attraversando la porta santa della Basilica di san Pietro. Nella settimana giubilare sarà presente insieme a loro anche un assi-stente spirituale e alcuni presbiteri che si alterneranno per la celebrazione quotidiana dell’eucarestia e per amministrare il sacramento della riconciliazione. Saranno a servizio anche del Dicastero per l’Evangelizza-zione per la veglia e la Celebrazione Eucaristica con papa Leone XIV.
Una delle parole chiave del Giubileo dei giovani è accoglienza. Ci sarà un’attenzione particolare dei giovani italiani ai loro coetanei dei Paesi in guerra?
Venerdì 1° agosto, presso il Convitto Vittorio Emanuele che ospita i volontari italiani si terrà un momento di spiritualità interreligioso dal titolo “Pa-role di speranza per l’umanità” promosso dal Tavolo nazionale interreligioso dei giovani. L’iniziativa nasce da un cammino condiviso tra giovani appartenenti a diverse tradizioni religiose ed è ispirata alla storica esperienza di Assisi 1986 voluta da san Giovanni Paolo II. L’evento vuole offrire uno spazio autentico di incontro, ascolto e preghiera, nel rispetto delle diversità e nella comune ricerca del bene e della pace.
A Tor Vergata l’incontro con il Papa avverrà nello stesso luogo in cui 25 anni fa si è svolto l’incontro con Giovanni Paolo II per il Giubileo del 2000. Come sono cambiati i nostri giovani?
Risuonano ancora nel cuore di chi ha vissuto la Gmg del 2000 le parole di papa Giovanni Paolo II: “In realtà è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita”.
il cuore dei giovani ha forse ancora più sete di trovare un senso e una parola stabile nella vita perché il futuro è diventato più incerto rispetto al tempo del passaggio nel nuovo millennio.
Non è difficile, parlando con i giovani riguardo al futuro, trovare nel loro cuore da una parte paura, angoscia e a volte disperazione soprattutto in relazione alla crisi climatica, all’instabilità politica e alla presa di coscienza del fatto che il mondo cambia ad una velocità realmente alta. Dall’altra parte, non è difficile riscontare anche serenità, gioia, pace, fiducia ed entusiasmo pensando a quanto di bello c’è da poter costruire, far crescere e mettere al mondo. Penso che di questo la generazione adulta debba occuparsi, del riconoscere la propria responsabilità di occuparsi del passare alle nuove generazioni il testimone della sapienza perché i giovani hanno bisogno di percepire e sentire gli adulti come realmente tali e non più bambini di loro. C’è bisogno di riguadagnare la sapienza della vita, avere parole vere da dire o silenzi da abitare di fronte alle questioni realmente raddicali della vita. Quale esperienza solida di vita abbiamo da trasmettere per dare loro la speranza certa della possibilità di compiere un passo stabile verso il futuro? Che cosa vale davvero la pena? Che cosa rimane?
Oltre alle centinaia di migliaia di giovani che parteciperanno in presenza ce ne saranno moltissimi altri che vivranno i due momenti con il Papa in streaming o sugli schermi dei loro device. Cosa aggiunge questa modalità all’evento e come accogliere la sfida delle nuove tecnologie?
L’uso delle nuove tecnologie non è più un argomento da attenzionare quando si prepara una proposta per i giovani, viene da sé. I lavori nelle dodici chiese – ad esempio – si svolgeranno attraverso una piattaforma di collaborazione, i contenuti multimediali sono diffusi e veicolati attraverso qrcode e la già citata app di Tv2000 accompagnerà lo svolgersi dell’evento del 31 luglio. Partecipando alla Gmg di Lisbona mi ha incuriosito che molti degli stessi giovani presenti all’evento seguissero contemporaneamente la diretta dello stesso sui loro smartphone così da poter vedere meglio. Certamente, i giovani che parteciperanno dal vivo faranno una esperienza diversa, rispetto a chi la seguirà in streaming. Sentirsi parte di una moltitudine, fare fatica, vivere gli inevitabili disagi del pellegrino che richiamano simpaticamente anche quella dimensione umana che ha a che quasi a che fare con l’epica. Chi non ricorda la scarsità di servizi alla Gmg di Parigi, l’umido e il freddo di Marienfeld, il nubifragio di Madrid? Chi può dimenticare il silenzio davanti all’Eucarestia esposta in venerazione, la bellezza e la fatica del camminare insieme per raggiungere i luoghi degli eventi papali, il palpabile senso di appartenenza ad un corpo che è vivo perché è il Corpo di Cristo, la sua Chiesa? Conosco, però, giovani uomini e giovani donne che si sono interrogate circa la propria vocazione guardando da casa la diretta della Gmg di Tor Vergata sentendo la nostalgia e il desiderio di fare la stessa esperienza di Chiesa. Non dimentichiamo che il Signore è più grande di noi e di tutto si serve per bussare alla porta del cuore dell’uomo.