Con Maria, pellegrini di speranza nell’anno del Giubileo

L'esperienza del pellegrinaggio a Lourdes con l’UNITALSI: da Trieste, Gorizia, Udine e Lubiana sui passi di Bernadette per vivere l’Incontro

Raccontare un pellegrinaggio a Lourdes in poche parole è un’impresa titanica: non è il cosa si è fatto, a quali celebrazioni si è partecipato, quali gesti si sono compiuti… è l’incontro con l’altro, il fare strada insieme, il raccontarci nelle nostre fragilità così come nelle meraviglie delle nostre vite, il com-patire e il “con-gioire” che rendono speciale un pellegrinaggio. È l’Incontro con la nostra Mamma che ci attende alla Grotta e nei mille e più luoghi del santuario, l’Incontro con Suo Figlio, collettivamente e individualmente, a fare di un pellegrinaggio un’avventura indimenticabile. E il nostro lo è stato: nell’esperienza della riconciliazione, nella Via Crucis, nell’adorazione eucaristica, nella processione “aux flambeaux”, nella fraternità dei pasti condivisi, dei momenti di festa e nelle visite ai luoghi di Santa Bernadette.

Siamo partiti con quattro pullman e un aereo da Trieste, Udine, Gorizia e Lubiana, pellegrini di Speranza in questo anno giubilare, malati nel corpo o nello spirito, semplici pellegrini in cerca di respiro, sorelle e barellieri dell’UNITALSI pronti a donarsi con generosità e amore, sacerdoti, diaconi e un meraviglioso gruppo di giovani dell’Istituto agrario di Gradisca. 280 persone, fratelli e sorelle nella fede, attratti come Bernadette alla Grotta di Massabielle, anticamente grotta dei maiali, che è diventata un angolo di Cielo con l’apparire di Maria.

Le celebrazioni si sono susseguite a partire dalla penitenziale e dalla Messa di inizio pellegrinaggio. Momenti in cui abbiamo rimesso nelle mani del Signore tutti i nostri pesi, le nostre mancanze, i nostri limiti, i nostri passi traballanti, perché sia Lui a raddrizzare il poco che siamo. Quindi i nostri passi incerti li abbiamo messi dietro ai Suoi nella Via Crucis, sulla montagna per chi in grado di salire lungo il sentiero, nella prateria per chi in difficoltà a camminare. Oltremodo significativa la Via Crucis dei malati, che a turno portavano la Croce, simbolo di tutte le croci che costringono a spostarsi su una sedia a rotelle.

Il gesto dell’acqua, che ripropone i gesti chiesti dalla Vergine a Bernadette di lavarsi e bere alla sorgente, ci ha richiamati al nostro Battesimo, al nostro impegno, al nostro dovere di vivere da cristiani quali siamo, testimoni della Speranza che non delude, che si fa certezza nell’Amore del Signore. Una grande emozione che ci portiamo nel cuore.

Alla Grotta abbiamo avuto modo di pregare il rosario in comunione con chi il rosario lo pregava da casa in diretta tv: presenti fisicamente in quel luogo che ci fa incontrare virtualmente ogni sera dalle nostre abitazioni. La sera la processione “aux flambeaux”: anche noi popolo di Dio in cammino come singoli, come associazione, come Chiesa, per imparare a brillare come le nostre fiaccole accese nel buio del mondo.

Sabato sera ci ha raggiunto l’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba, una presenza dolce, affettuosa e attenta, che nell’omelia di domenica ci ha ricordato che l’essere in pellegrinaggio è una scelta che dice l’aver posto come priorità nella nostra vita il nostro rapporto con Dio. Ha sottolineato il valore immenso che ciascuno di noi ha agli occhi del Signore, anche nel nostro sentirci inutili nella disabilità e nella malattia, la preziosità dell’essere presenza orante, silenziosa come quella di Maria, il cui ascolto si è fatto carne, sempre presente, anche nell’impotenza sotto la Croce.

L’immancabile foto di gruppo ha preceduto il percorso giubilare che ci ha reso pellegrini di speranza con Maria.

Nel pomeriggio di domenica il momento più emozionante: l’adorazione eucaristica nella basilica sotterranea di S. Pio X che ha sostituito la processione a causa del maltempo: una benedizione, un tempo di grazia, magnifico non per la “coreografia” delle luci abbassate o per le musiche d’organo accompagnate dalle splendide voci dei cantori, che pur ha fatto la sua parte, ma per la Presenza di Gesù, che si percepiva tangibile. Le lacrime sono scorse a fiumi. In quella Presenza abbiamo riposto i nostri dolori, le nostre vite, le persone care; è stata un’emozione intensa: una pace profonda ci ha riempito, facendoci sentire amati di un Amore “altro”. La pioggia intensa della sera, ha condiviso un pellegrino, sembrava essere la “restituzione” delle nostre lacrime, che non ci appartenevano più e scorrevano via con le acque del Gave.

Lunedì di prima mattina la celebrazione con il ricordo degli anniversari, presieduta da don Lorenzo Maria Vatti, assistente della sezione triestina, nel suo 25° di ordinazione. Insieme a lui abbiamo festeggiato don Mario De Stefano nel suo 15°, Paola e Dario Belich e Vittoria e Paolo Pesce, rispettivamente nel 10° e 40° di matrimonio, insieme ad altri. In un’omelia tanto breve quanto significativa, don Lorenzo ha ricordato la potenza del seme che muore, richiamando la nostra attenzione su Bernadette, “questa piccola bambina insignificante, fastidiosa ai più, incomprensibile al mondo – ha detto – mostra Maria e Maria mostra Gesù”.

Sui passi degli “insignificanti” del mondo che il Signore eleva abbiamo posto i nostri passi nel pomeriggio: i giovani alla scoperta della Comunità Cenacolo, luogo di “risurrezione” per tanti ragazzi che nella preghiera ricostruiscono la loro vita distrutta dalla droga, gli altri alla scoperta dei luoghi dove ha vissuto santa Bernadette, la “petite merdeuse” come la chiamavano in paese, che è stata scelta dalla Vergine e guardata da Lei “come una persona guarda un’altra persona”.

Uno sguardo di predilezione analogo a quello che i volontari della Cité Saint-Pierre, visitata l’ultima mattina da alcuni di noi, rivolgono alle Bernadette e alle famiglie Soubirus di oggi, povere ed emarginate, a Lourdes alla ricerca del senso della vita e di una possibilità di reintegrazione sociale: un angolo di Paradiso gestito dalla Caritas francese, che dice la predilezione di Maria e del Signore per i più piccoli di ogni parte del mondo.

Ci portiamo nel cuore ogni istante ed ogni singolo incontro di questo viaggio straordinario insieme alle tante fatiche. Fra tutti speciale rimane l’incontro con il dott. De Franciscis, il direttore dell’Ufficio delle Constatazioni Mediche, che ci ha guidato a comprendere come si arriva a definire miracolo una guarigione e quali siano le competenze del suo ufficio. Un intervento definito da molti “interessante e commovente”, “eccezionale nella sua testimonianza” anche di vita personale. Ironicamente ci ha parlato del virus della “lourdite”, quella malattia che colpisce inevitabilmente chi respira l’aria di Lourdes e che fa sì che non si possa far altro che ritornare ancora e ancora alla Grotta. Una pellegrina ha scritto: “Sono una di quelle persone che è affetta dal virus della lourdite e sono molto contenta che viva sempre dentro di me”. Un “virus” che abbiamo contratto in molti.

Non avremmo voluto scendere “dal monte”, ma le parole di mons. Lamba nella S. Messa dell’arrivederci, ci ha aiutato a metterci in cammino nella quotidianità: “La vita di fede – ci ha ricordato – è annunzio dell’Incontro con il Signore risorto perché altri sperimentino la nostra stessa gioia”.

Rossella Vascotto

 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti al nostro canale Whatsapp cliccando qui
11min23


Chi siamo

Portale di informazione online della Diocesi di Trieste

Iscr. al Registro della Stampa del Tribunale di Trieste
n.4/2022-3500/2022 V.G. dd.19.10.2022

Diocesi di Trieste iscritta al ROC nr. 39777


CONTATTI