Venerdì 1° agosto a ora di pranzo il gruppo di scout FSE “Trieste 2”, a Roma per partecipare al Giubileo dei Giovani, è stato accolto nella Sala Stampa vaticana in via della Conciliazione dal suo direttore, Matteo Bruni. Il gruppo di una trentina di giovani è stato fatto accomodare, alla presenza anche di alcuni giornalisti che lavoravano seduti nelle ultime file, e di lì a poco è iniziato l’incontro.
Svolte le presentazioni di rito, la chiacchierata ha da subito ruotato attorno al rapporto tra il lavoro e la propria vocazione cristiana: questa non si esaurisce nel mestiere che facciamo, ma necessita di altri sfoghi, come la famiglia o il servizio, fondamentale per gli scout. Ciò nondimeno, fare bene il proprio lavoro è un tassello fondamentale e nel caso di Bruni questo vuol dire essere umani e comprensivi: il mondo è un posto complesso, non possiamo aspettare che tutti capiscano subito ogni cosa, dobbiamo riconoscere ciò e mettere gli altri nella posizione di riuscirci il prima possibile. Ed è con questo spirito, ha detto, che nella sua carriera si è interfacciato con 6mila giornalisti provenienti da tutto il mondo (sono cinquecento quelli accreditati in questo momento), con culture ed esperienze molto diversi tra loro, ma con cui ha sempre instaurato un rapporto proficuo proprio nel segno del rispetto e della comprensione reciproca; alla prima domanda, quando gli si chiede in che cosa consista poi nel concreto il suo lavoro, risponde proprio che trascorre la maggior parte del tempo parlando con altre persone o con giornalisti che fanno domande o con chi a quelle domande può dare una risposta. Ma il suo lavoro non è sempre stato questo.
A un’altra domanda risponde raccontando del percorso che lo ha portato a ricoprire questo ruolo: dopo aver studiato lingue e letterature slave all’università (per capire che cosa stesse succedendo in quegli anni in Jugoslavia) si è trovato a lavorare nella Sala Stampa vaticana, “a fare un lavoro che non voleva fare nessuno”, dopo il quale poi è diventato responsabile della comunicazione e dei media durante i viaggi apostolici di Papa Francesco. In questo periodo ha potuto vedere l’affetto che milioni di persone in tutto il mondo nutrivano per il Papa, ha raccontato dei viaggi in Bolivia e nella Repubblica Centroafricana, della tregua che era stata stipulata pochi giorni prima proprio per permettere una sicura visita apostolica e delle frotte di persone che lo aspettavano per ore sotto il sole. Il momento più profondo è stato forse quello che ha seguito domanda: “Quale è stata la notizia più difficile da dare?”. “La morte del Papa”, ha risposto senza un attimo di esitazione e, con voce rotta dalla commozione, Bruni ha proseguito raccontando quei pesantissimi giorni di malattia che ha vissuto con l’apprensione e il dolore che prova un figlio di fronte al padre che muore. Un istante che ha immediatamente fatto capire a tutti l’umanità e la sensibilità della persona.
L’incontro si è concluso con la consegna di un piccolo dono da parte degli scout e un’ultima esortazione del direttore a fare del bene e a comportarsi con spirito cristiano. Usciti dalla Sala Stampa, le reazioni sono state entusiaste: è stata elogiata la disponibilità del direttore Bruni per avere avuto il tempo di fare un incontro del genere in un periodo tanto fitto di impegni, nonché la sua umiltà e l’attenzione che ha dedicato al gruppo in visita.
Emanuele Castelli