San Lorenzo: la festa del patrono

Servola celebra San Lorenzo tra processione, Messa e festa comunitaria. La vita e il martirio del giovane diacono parlano ancora ai cristiani di oggi

Ancora una volta il 10 agosto, San Lorenzo. Nella giornata più calda del 2025 (dicono) si festeggia il santo patrono a Servola. Nel tardo pomeriggio la processione, con stendardo appena restaurato, statua e reliquie, la Messa in chiesa e il rinfresco nelle sale parrocchiali.

Nell’intreccio tra devozione popolare e folklore, tra fiori e paramenti rossi, caldo torrido e musica della banda, vale la pena sostare un momento per riflettere. E’ evidentemente una festa che ha travalicato i recinti della Chiesa ma proprio da essa trae origine: la notte di San Lorenzo, icona dell’immaginario collettivo che ha ispirato film, poesie, credenze sui desideri muti espressi davanti a stelle cadenti, affonda le radici nell’alba della cristianità.

Nel terzo secolo il giovane spagnolo Lorenzo studia teologia a Saragozza dove incontra, tra i docenti, il futuro papa Sisto II. Entrambi successivamente giungono a Roma e Sisto, apprezzando la pietà e la carità di Lorenzo, gli affida il compito di “arcidiacono” cioè responsabile delle attività caritative della diocesi di Roma.

Sono i primi giorni d’agosto del 258. L’imperatore Valeriano emana un editto per mandare a morte tutti i vescovi, presbiteri e diaconi. Il 6 agosto Sisto II e quattro diaconi subiscono il martirio.

Si racconta che a Lorenzo fu promessa salva la vita se avesse consegnato all’imperatore i tesori della Chiesa entro tre giorni. Il 10 agosto Lorenzo si presenta alla testa di un corteo di poveri dicendo: «Ecco, questi sono i nostri tesori: sono tesori eterni, non vengono mai meno, anzi crescono». E subito Lorenzo viene messo a morte.

Anche se secondo la tradizione viene martirizzato su una graticola, più probabilmente Lorenzo viene decapitato come era uso all’epoca. Tuttavia sono sicuri la data e il luogo del suo martirio e della sua sepoltura.

Santo molto venerato dalla Chiesa di Roma, che gli dedica vari luoghi di culto, il suo nome è menzionato nel Canone Romano (oggi Preghiera Eucaristica I) che per questo sarebbe opportuno pregare proprio nella sua festa.

Nella tradizione popolare, le stelle cadenti (che sono effettivamente meteore visibili dalla Terra in questo periodo dell’anno) rappresentano le lacrime di Lorenzo durante il martirio.

Al di là degli stereotipi, dopo 17 secoli, la vita di questo giovane diacono può parlare anche ai credenti del nostro tempo e una pista è nascosta proprio nella celebrazione della giornata.

Nell’omelia il vescovo Enrico ripercorre le Letture, declinandole sulla vita di San Lorenzo e sulla loro attualizzazione. Dal brano di Isaia (Is 43, 1-6) emerge con potenza l’amore e la protezione di Dio per popolo d’Israele: “Non temere, ti ho chiamato per nome, mi appartieni”. E Dio è disposto a dare tutto per il suo popolo, così prezioso ai suoi occhi. Attraverso l’intima unione col Signore ogni paura è vinta: Lorenzo ha affrontato la morte sapendo di vivere in Dio per sempre.

Nel brano dell’apostolo Paolo ai Corinzi (2Cor 9, 6-10) si dipinge la vita nuova in Cristo: il bene, l’amore non consentono né avarizia né schiavitù del calcolo egoistico. La generosità con i poveri è il tratto caratteristico della vita di Lorenzo; ma spesso i cristiani, disposti a spendere per beni futili ed effimeri, non lo sono altrettanto per aiutare chi fa fatica…

Infine nella pericope evangelica (Gv 12, 24-26) si narra la parabola del chicco di grano che “se caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Ancora, come nella prima lettura, la paura è sconfitta quando si confida non sulle proprie capacità ma sulla presenza del Signore nella propria vita.

La riflessione finale, dunque, alimenta il desiderio di seguire l’esempio di Lorenzo: vivere il Vangelo in pienezza per sconfiggere ogni paura e aprire il cuore e le mani verso i poveri. Se non a tutti i cristiani è chiesto il martirio, tutti però sono chiamati a desideri grandi, alla santità, alla costruzione di relazioni di qualità, al dono generoso del proprio tempo, insomma a seguire il Signore con fiducia e, perché no, con entusiasmo.

Michela Brundu

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