Carità evangelica concreta: dare accoglienza ai forestieri

Intervista a padre Gustavo Pez cmf, parroco della parrocchia Immacolato Cuore di Maria, che ha accolto 70 persone migranti in difficoltà a causa del nubifragio

Dopo il violento nubifragio che ha colpito la città di Trieste nella serata di martedì 2 settembre e dopo che, con solerzia e umanità, il parroco della Parrocchia Immacolato Cuore di Maria ha aperto alcune sale dell’oratorio di via Sant’Anastasio per ospitare le persone migranti fradicie, infreddolite e senza un riparo, abbiamo chiesto proprio a lui, padre Gustavo Pez, missionario clarettiano, di raccontarci come ha vissuto questa esperienza. E, a poco tempo dalla partenza della comunità religiosa da Trieste, dopo oltre un secolo di presenza in città, gli abbiamo chiesto un augurio per la comunità parrocchiale.

Padre Gustavo, come ha saputo che c’erano queste persone in difficoltà?

Frequento tutte le sere Piazza della Libertà, che si trova a due passi dalla mia parrocchia, e anche martedì sera mi trovavo lì. Nel giro di poco tempo è arrivato il nubifragio che ci ha colti tutti impreparati. Queste persone si sono improvvisamente trovate senza un riparo con le strade che, in un attimo, si sono allagate.

La sua decisione di stare accanto a queste persone, quindi, non è dell’ultima ora…

No, io già da qualche tempo mi reco ogni sera in piazza, la Piazza del Mondo, per incontrare queste persone.

Eppure martedì si è trovato anche lei in difficoltà, colto di sorpresa dal maltempo. Cosa l’ha spinta a non girarsi dall’altra parte e aiutarli?
Il Vangelo su questo è molto chiaro: “Ero forestiero e mi avete accolto” e ancora “tutto quello che avete fatto a uno di questi piccoli lo avete fatto a me”. È facile girarsi dell’altra parte o evitare di attraversare la piazza… dobbiamo ricordarci che, mentre il nubifragio si è verificato pochi giorni fa, la realtà della piazza – con persone che hanno bisogno di cure, cibo, accoglienza e non trovano risposte dalle istituzioni – dura da molto tempo.

Cosa lascia, secondo lei, l’incontro umano con queste persone?
Posso dire che ogni giorno in piazza c’è un incontro. Riusciamo a comunicare con un inglese basico, in francese o spagnolo. Ma ogni storia di questi ragazzi mi lascia sempre più di quello che io posso offrire. Papa Francesco ci ricordava spesso che “Siamo tutti sulla stessa barca”. E posso dire che è davvero così. Non siamo diversi da loro. Chiunque di noi può trovarsi nel bisogno e, aiutando loro, in realtà, aiutiamo anche noi stessi.

Sappiamo che mancano poche settimane al saluto che la comunità dei Padri Clarettiani farà alla città: quale augurio si sente di fare alla comunità parrocchiale?
Partir, c’est mourir un peu”… il mio augurio è che la parrocchia Immacolato Cuore di Maria riprenda lo slancio missionario, che possa vivere una nuova realtà con i pastori che arriveranno qui. Abbiamo vissuto in questa città per 113 anni, con tanti sogni, con tante gioie e sofferenze. Per noi, ora, è tempo di partire anche perché essenzialmente siamo missionari: dei tre padri presenti qui a Trieste, infatti, ciascuno prenderà una strada diversa…  c’è chi andrà in India, chi a Vitoria Gasteiz (Paesi Baschi) e poi ci sono io che andrò a Roma. Colgo l’occasione per fare un grande ringraziamento alla diocesi, ai parrocchiani e a tutte le persone che sono passate per l’Immacolato Cuore e a tutti i clarettiani. Un augurio particolare desidero farlo a don Patrick e don Renato, affidandoli al cuore di Maria, nostra Madre.

A cura di don Lorenzo Magarelli

Foto in evidenza: tratta dal sito https://immacolatocuorecmf.wordpress.com/

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