Amare le bellezze del Creato (anche se è “scomodo”)

Incontro di preghiera ecumenica: unanime l'appello delle diverse comunità cristiane della Città in occasione del "Tempo del Creato".

Anche quest’anno la Chiesa di San Spiridione della comunità serbo-ortodossa di Trieste ha ospitato il rito Ecumenico per ricordare il mese per la Custodia del Creato, celebrato dal 1° settembre al 4 ottobre. Accanto al Vescovo di Trieste, monsignor Enrico Trevisi, hanno presenziato i padri Gregorios Miliaris, il parroco della Comunità greco-orientale, e padre Raško Radović, della Comunità Serbo-ortodossa, con il coordinamento di don Valerio Muschi.

Foto di Roberto Gerin

Foto Tedeschi

Il rito ha avuto inizio all’esterno del tempio, in quella che don Valerio ha definito la “cattedrale del cielo”. La “bellezza del creato” è stata più volte richiamata nelle letture, una bellezza da proteggere e custodire, pensiero al centro dell’Enciclica “Laudato Si’”, di cui quest’anno ricorre il decimo anniversario della pubblicazione. La liturgia è stata intervallata ed arricchita dai canti del coro della Comunità, diretto dalla maestra Anna Kaira.

Foto Tedeschi

Padre Raško ha portato i saluti del Vescovo ortodosso Andrej, che ha scritto ai presenti: “Ecco il perché stasera siamo radunati: come rappresentanti delle chiese e di tutte le fedi dobbiamo trarre la conclusione che a tutti noi venga data un certo tipo di responsabilità comune, affinché ne conseguano la protezione e la purezza del Creato e della natura umana”. Inoltre, ha ricordato che “l’uomo è un sacerdote dell’intera creazione … Ecco perché è responsabile dell’intera creazione … la cura della conservazione di un ambiente umano non può essere soddisfatta dal ruolo di archiviazione passiva della natura, piuttosto che diventare una forza creativa come arte e scienza. Ciò significa che l’arte e la scienza devono fare affidamento sulla responsabilità ambientale”.

Come ricorda Papa Leone XIV nel suo messaggio per la Giornata Mondiale del Creato 2025, “in Cristo siamo semi. Non solo, ma ‘semi di Pace e di Speranza’”, riprendendo l’immagine evangelica del chicco di grano che deve morire per portare frutto. E il pensiero del Papa che sottolinea come sia necessario che “insieme alla preghiera, sono necessarie la volontà e le azioni concrete” è stato ripreso e commentato nella predicazione di monsignor Trevisi, che ha sollecitato i partecipanti a essere appunto “Semi di Pace e di Speranza”. E richiamando il passo del messaggio papale ha affermato che si tratta di un annuncio “di straordinaria attualità. In diverse parti del mondo è ormai evidente che la nostra terra sta cadendo in rovina. Ovunque l’ingiustizia, la violazione del diritto internazionale e dei diritti dei popoli, le diseguaglianze e l’avidità da cui scaturiscono producono deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità”. E ancora, sempre dal messaggio di Papa Leone: “Lavorando con dedizione e con tenerezza si possono far germogliare molti semi di giustizia, contribuendo così alla pace e alla speranza”. Ma guidati dalla “collaborazione e nell’amore, soprattutto se quest’amore diventa specchio dell’Amore oblativo di Dio”. Il Vescovo ha fatto proprio tale invito, esortando quindi ad “amare le bellezze del creato”, accettando anche l’impegno, la fatica e i disagi che ne conseguono. Perché, ha affermato Vescovo Enrico, “l’amore non è mai comodo, l’amore ci obbliga ad uscire dalla nostra zona di comfort ed accettare scomodità”. Ma in questo modo l’amore valorizza il lavoro sulle relazioni, la pazienza, i risultati di lungo periodo.

Foto Tedeschi

L’incontro si è chiuso con i Pastori che hanno proclamato a una sola voce: “Davvero è giusto glorificarti, benedirti, lodarti, adorarti e renderti grazie, o Creatore di tutte le cose, visibili e invisibili” e hanno dato a tutti presenti una benedizione di Pace. In chiusura il Canto del Trisaghion, uno dei canti più solenni della Liturgia bizantina, nel quale per tre volte viene acclamato il Signore Dio e invocata la Sua pietà.

Roberto Gerin

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