Cristiani perseguitati in Nigeria appello di padre Ihejirika

La Nigeria è il Paese con il più alto numero di cristiani uccisi e rapiti per la loro fede. : "La violenza deve essere fermata”

La Nigeria è il Paese con il più alto numero di cristiani uccisi nel 2025: oltre l’82% dei 4.476 uccisi nel mondo a causa della loro fede (ben 3.100). La Nigeria figura al settimo posto tra i più violenti al mondo per un cristiano, secondo il World Watch 2025 di Porte Aperte/Open doors. Il Paese ha anche il più alto numero di cristiani rapiti per la loro fede: 2.830 su un totale mondiale di 3.775, oltre al maggior numero di cristiani vittime di stupro o molestie sessuali per motivi religiosi. I preti e i seminaristi corrono gravissimi rischi: l’ultimo sacerdote cattolico rapito il 17 novembre, come informa l’agenzia Fides, è padre Bobbo Paschal, parroco della chiesa parrocchiale di Santo Stefano nell’area di governo locale (Lga) Kushe Gudgu Kagarko, nello Stato centro-settentrionale di Kaduna. Nell’assalto i banditi hanno rapito anche altre persone e ucciso il fratello di un sacerdote. Nello stesso giorno sono state sequestrate almeno 25 studentesse della Scuola secondaria femminile governativa Maga nell’Area del governo locale di Danko/Wasagu (Lga) dello Stato di Kebbi. A luglio 2025 era stato attaccato un seminario, ucciso un membro della sicurezza e rapiti tre giovanissimi seminaristi. Secondo Aiuto alla Chiesa che soffre (Acf) in Nigeria la libertà religiosa è minacciata da “attacchi jihadisti, conflitti settari e scarsa protezione da parte dello Stato”. I gruppi islamisti Boko Haram e Iswap (la Provincia dell’Africa Occidentale dello Stato Islamico) colpiscono sia musulmani che cristiani. Nel Nord e nella Middle Belt, le violenze sono aumentate, con chiese incendiate e fedeli uccisi. Anche gli attacchi dei pastori Fulani o Peul (alcuni elementi sono radicalizzati) hanno causato migliaia di vittime e la distruzione di intere comunità, prendendo di chiese, villaggi e leader religiosi, causando sfollamenti di massa, espropri di terre e persecuzioni mirate. La violenza è quindi un mix di jihadismo, interessi economici (petrolio e miniere d’oro) e banditismo.

padre Tobias Chikezie Ihejirika (foto: Ihejirika)

“La situazione è peggiorata. Oggi tutti hanno paura di andare in Nigeria. Il governo dovrebbe prendere una decisione forte per fermare questa violenza. È vero che non colpisce solo i cristiani, ma tutti i nigeriani. Tuttavia, i protagonisti di questi attacchi sono quasi sempre musulmani. C’è anche una forte presenza di criminalità comune, che non rispetta alcuna religione. In ogni caso, non importa chi venga rapito o ucciso:

la violenza deve essere fermata. La sicurezza di tutti dovrebbe essere la prima preoccupazione del governo”:

lo afferma al Sir padre Tobias Chikezie Ihejirika, padre somasco di nazionalità nigeriana, collaboratore parrocchiale di una unità pastorale a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia. Nonostante i pericoli i Padri Somaschi hanno in Nigeria due missionari italiani e un indiano. Tra gli italiani c’è padre Luigi Brenna, 74 anni, che nel 2022 è riuscito a salvarsi per miracolo da un tentativo di rapimento ad Ogunwenyi, nello Stato di Edo, ed ha voluto tornare in missione ad Enugu, nel sud-est della Nigeria. “Esiste davvero il ‘mal d’Africa’ e chi c’è stato vuole tornarci. Inoltre, abbiamo molte vocazioni nigeriane. C’è speranza, ma una speranza che cresce tra le spine”, commenta il sacerdote.

In tutta la Nigeria c’è violenza. Alcuni Stati come Kaduna e Kwara sono particolarmente colpiti dalle violenze, ma oramai “in tutta la Nigeria c’è violenza”, sottolinea padre Ihejirika: “Ieri ho visto un video su alcuni banditi che sono entrati in una chiesa e hanno ucciso molti cristiani”. La maggior parte dei preti e pastori protestanti vengono rapiti per chiedere un riscatto ma “molti vengono uccisi in quanto ministri di culto”:

“È un tempo di martirio, una testimonianza scritta nel sangue”.

I cristiani in Nigeria non si sono organizzati in gruppi di autodifesa. La loro solo opzione è fuggire e riempire i tanti campi profughi della zona.  Negli anni anche la capitale Abuja ha subito diversi attentati, anche contro le chiese. Tristemente note alle cronache sono le bombe in chiesa durante la messa di Natale nel 2011, che uccisero 39 persone.

“Ripristinare governi regionali”. Uno dei problemi maggiori, secondo il padre somasco, “è l’impossibilità di organizzare la polizia su base territoriale. La polizia rimane centralizzata, comandata dal governo federale. Finché le cose restano così, è impossibile affrontare davvero questa emergenza”. Ad esempio, molti responsabili dei reati, quando vengono arrestati, “non sono trattati in modo chiaro e trasparente. Alcuni sono protetti da figure interne al governo”.  A suo avviso “la Nigeria andrebbe ristrutturata. Bisognerebbe

ripristinare un vero governo regionale e ridurre il potere del governo federale”,

perché “è un Paese troppo grande. Bisogna liberare le popolazioni da un’unione che non funziona”.

Anche le pressioni internazionali potrebbero fare molto. Spesso la religione diventa un pretesto:

“dietro ci sono interessi economici. Il petrolio e le miniere d’oro”.

Perché “quando ci sono conflitti armati – osserva – c’è sempre qualcuno ci guadagna. Se gli organismi internazionali tracciassero i flussi di denaro destinati alla lotta ai conflitti e individuassero chi ci specula, sarebbe un grande aiuto. I fondi dovrebbero essere usati per risolvere i problemi, non per alimentare la violenza”. Se ad esempio, “i Paesi europei decidessero di non accogliere denaro di provenienza sospetta nelle loro banche, rimpatriando i fondi rubati e punendo gli individui coinvolti, sarebbe già un passo fondamentale.

Altrimenti diventa ipocrisia: accogliere quei soldi e poi dichiarare di combattere la violenza”.

L’appello del sacerdote nigeriano ai Paesi europei è chiaro: “Chiedo che si smetta di mantenere rapporti internazionali ipocriti e che si affrontino i veri problemi. Bisogna seguire il denaro: capire di chi sono i fondi, dove finiscono, rimpatriare i soldi rubati e sanzionare i singoli responsabili, non la nazione intera. Perché a soffrire, altrimenti, sono i poveri. C’è anche molta corruzione: chi diventa governatore e si arricchisce improvvisamente deve spiegare da dove arrivano quei soldi”.

Patrizia Caiffa

Foto in evidenza: AFP/SIR

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