Una luce di speranza: insieme per la vita di tutti

Il 5 dicembre, a Sant'Antonio Taumaturgo, veglia di preghiera per ricordare le persone migranti morte in queste settimane a Trieste e in regione

La Comunità di Sant’Egidio ha promosso lo scorso 5 dicembre nella Chiesa di sant’Antonio Taumaturgo una veglia di preghiera in ricordo delle persone migranti morte in questi giorni nella nostra Regione, affinché nessuno debba più perdere la vita a causa della durezza di un abbandono sulla strada. Ha aderito a questa iniziativa la nostra Diocesi e la Caritas di Trieste, le navate della chiesa hanno accolto molti fedeli, insieme ad altre persone diversamente credenti, ma accomunate da un medesimo sentimento di solidarietà; tra questi, il Pastore della Chiesa metodista e valdese, Peter Ciaccio, e il Presidente della Comunità islamica, Omar Akram. Nel saluto iniziale, il Vescovo Enrico Trevisi ha espresso l’auspicio di questa serata:

“Non vogliamo che il cuore di questa città si abitui alla solitudine, all’abbandono, alla morte per il freddo. Vogliamo restare umani, e combinare insieme sicurezza e legalità. Ci sono tante tragedie del mondo, sappiamo che qualcosa compete anche a noi, non ne dimentichiamo neanche una”.

Con il salmo 25, l’assemblea ha invocato il Signore, “ricordati del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre”. Le preghiere dei fedeli hanno ricordato le diverse necessità delle persone che versano in particolari situazioni di disagio. “Vieni presto in nostro aiuto e saremo salvi – cantava l’inno di intercessione – perché sei un Dio buono e amico degli uomini”. Nel suo intervento, monsignor Enrico Trevisi ha ripreso un pensiero pronunciato dal Metropolita d’Italia Polykarpo, che in occasione dei solenni Vespri in onore di San Nicola, celebrati questo pomeriggio nella chiesa greco ortodossa, ha osservato che non dobbiamo temere il nemico, quanto piuttosto noi stessi, esposti alla deriva dell’apostasia, se abbandoniamo Cristo, a causa dei nostri timori e dei pregiudizi ideologici. Il nostro Vescovo ha rilevato come le vie di Trieste siano piene di addobbi luminosi, funzionali alla logica del mercato, anziché a fissare lo sguardo su Gesù. Quanta gente è sola, giovani disorientati, anziani in difficoltà.

L’inverno demografico evoca la paura dell’altro e l’esclusione del povero, che è considerato un capro espiatorio. Il Vescovo Enrico invita a “guardare con umanità chi sta fuori al freddo, anziché ritenere normale ignorare queste situazioni, cadendo in uno stato di cecità, come ci suggerisce il Vangelo odierno (Mt 9,27-31). Le tenebre dei nostri cuori suscitano la durezza di uno sguardo privo di empatia verso quanti stanno male”. Al termine della nostra vita, saremo interrogati dal Signore riguardo all’amore e alla compassione che avremo saputo donare agli altri. Ci sono cristiani che offrono la loro vita per il Signore. E noi? Il problema delle migrazioni è complesso, “di fronte a persone che scappano dal loro Paese, animati dalla speranza per una vita migliore – ha rilevato mons. Trevisi – è necessario tenere lo sguardo su Gesù, per evitare soluzioni senza cuore, dettate da paure e da ideologie”. Non bisogna temere gli insulti, perché nel cuore di un cristiano c’è posto per tutti. Il dramma dell’immigrazione pone in risalto l’iniquo divario tra ricchezza e povertà, la comunità cristiana non propone soluzioni politiche o conflitti con le istituzioni, ma testimonia una luce evangelica che preserva la nostra città dal rischio di divenire insensibile verso la sofferenza altrui. Arde in noi il lume della speranza o siamo fuori dalla sequela di Gesù? Il povero, il disperato, il senza casa interpellano la nostra coscienza di credenti, memori dell’interrogativo divino: cosa ne hai fatto di tuo fratello? Il vescovo Enrico ci ha ricordato che

“Anziani, disabili, fragili, ciascuna persona nel suo bisogno, ci introducono al mistero di Dio, attraverso un’opera di misericordia a 360 gradi. Gesù ci dirà: lo avete fatto a me… non lo avete fatto. Il Signore ci esorta a una convivenza più umana, per prendere l’ultimo posto, mediante l’ascolto, la prossimità e la condivisione”.

L’incontro con Cristo suscita in noi uno sguardo diverso, mossi dalla sua carità, per provare a compiere la nostra parte, insieme a tutti, anche una flebile luce è preziosa nella notte.

Monsignor Enrico Trevisi ha sottolineato che “se dai una mano al tuo prossimo si rigenera anche speranza in te. Gesù è venuto per la nostra salvezza, per aprire i nostri cuori ed operare a favore di chi sta male, su ogni fronte”. Nel lenire le lacerazioni della carne degli ultimi, possiamo avvertire l’abbraccio di Cristo, la città di Trieste ha bisogno di lasciarsi raggiungere dal bacio di Dio, tutti siamo chiamati a lasciare ardere in noi la fiamma dello Spirito d’amore. Il canto finale ha consegnato i propositi di questa veglia alla Madre di Dio, “sotto la protezione della tua misericordia ci rifugiamo, non disegnare nelle difficoltà la nostra supplica, ma liberaci dai pericoli”.

don Manfredi Poillucci

 

FOTO: Luca Tedeschi

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