«Signore, chi vuoi che io sia?». Con questa domanda nel cuore Alessandro Lombardi, 47 anni, milanese di origine, dal 2008 trapiantato tra Trieste e Gorizia, sposato con Sara e papà di una bimba di 6 anni, nel pomeriggio del 18 dicembre ha ricevuto il ministero dell’Accolitato nel corso della celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo di Trieste, monsignor Enrico Trevisi, nella parrocchia di Santa Caterina da Siena.
Una vocazione che ha radici lontane, la sua, e che racconta così: «Come qualsiasi vocazione non ti manda nessuno l’email a casa… È un po’ come quando una coppia si conosce: c’è il desiderio di frequentarsi di più, perché si inizia a sentire il desiderio di scoprirsi e soprattutto di stare insieme a quell’altra persona. Il rapporto con Dio, che fa nascere poi una vocazione, è questo: a un certo punto tu senti il desiderio di essere più presente nella comunità, più operativo, cioè di darti più da fare» E quindi? «Passi da essere un fedele comune a iniziare ad avere delle responsabilità, dei ruoli che ti portano ad avere un’altra visione all’interno della comunità. Questo però ti porta a conoscere di più anche il Signore, perché vuol dire condividere sempre di più degli aspetti spirituali e non solo, che cambiano la tua vita». È così che, passo dopo passo, servizio dopo servizio, si apre un cammino, che per Lombardi «è un atto di fiducia».
Il ministero dell’Accolitato non va considerato solo come un “gradino” verso il diaconato permanente o verso il sacerdozio, nel caso dei seminaristi: «Con il Concilio Vaticano II volutamente è stato abbattuto quel concetto di gradini, di ministeri intermedi, tutti orientati al sacerdozio» prosegue Lombardi «i ministeri come il lettorato, che ho già ricevuto, e l’accolitato sono ministeri che vengono dati ai laici anche con l’intento di dar loro un valore. Non una professionalità, ma un valore.
La parola accolito vuol dire “colui che segue”. E chi seguire se non Gesù, il Maestro? Con questo ministero ci si occupa proprio delle sue cose, cioè dell’Eucaristia, di portare Cristo alla gente, che vuol dire essere suo testimone e nello stesso momento essere anche portatore di Gesù alle persone malate, ma anche alle persone più lontane. Un servizio delicato».
Come in ogni ministero, il percorso non è compiuto in solitudine: «Non si fa niente da soli» continua «ma è la Chiesa, attraverso i sacerdoti e anche il Vescovo che avvia un percorso, fatto di tanti aspetti. C’è la preparazione umana e spirituale e per questa sono particolarmente grato ai due sacerdoti che mi hanno seguito negli anni: don Giorgio Petrarcheni e don Andrea Destradi; poi c’è il servizio in parrocchia nel quale ci si mette totalmente a disposizione della Chiesa. In questo posso dire di essere molto fortunato perché ho cambiato tante parrocchie e ho potuto incontrare tante realtà diverse. C’è, ancora, l’aspetto della formazione intellettuale, che si cura seguendo la scuola diaconale che ha sede a Verona. Cinque anni di formazione una volta alla settimana in presenza: un investimento di tempo e anche economico. E, infine, c’è la famiglia, che è totalmente coinvolta nel percorso e nel ministero:
è una scelta che cambia la vita di tutta la famiglia e se io oggi sono qui non sono qui soltanto perché io ho sentito questo desiderio, ma perché questo è stato condiviso e accettato da tutta la famiglia. Se non avessi mia moglie, Sara, – anche lei fa un lavoro che, in realtà, è una missione – non potrei fare tutto».
E nella famiglia c’è anche la loro figlia, che ha 6 anni, e che, per momento, «dice che le manco perché vorrebbe che passassi più tempo con lei, ma io cerco di coinvolgerla e di portarla il più possibile con me. E quando le dico che devo andare da Gesù lei mi risponde “allora salutamelo tanto”. Il sacramento del matrimonio resta comunque al primo posto e tutto il resto viene dopo, ma si vive insieme».
Attualmente, Alessandro Lombardi svolge servizio presso la parrocchia di Santa Caterina da Siena, che considera una famiglia, dove ha ritrovato quell’energia e quella vivacità che gli ricorda quella conosciuta nelle parrocchie di Milano (in particolare nell’esperienza della FOM, la Fondazione per gli Oratori Milanesi), dove ha fatto la formazione per i chierichetti con il cardinale Carlo Maria Martini. Insegnante di storia in una scuola media paritaria al mattino – «con i giovani c’è bisogno di essere testimoni veri, credibili e felici» -, insegnante di chitarra moderna e musica elettronica nel pomeriggio – ma anche deejay testimone di Dio un po’ come Padre Guilherme Peixoto, prete dj della diocesi portoghese di Braga –, con energia da vendere, Alessandro Lombardi, nel suo percorso vocazionale, così ricco e composito, ha un punto fermo:
«L’unica certezza che ho è che in qualsiasi situazione so che davanti a me c’è Gesù. So che lui mi ha messo davanti una strada e delle persone che non ho scelto io, ma mi ha dato lui e che in fondo alla strada so che c’è lui ad attendermi. In tutto questo c’è la forza dello Spirito che suggerisce e soprattutto guida… quindi lui c’è sempre e io lo sento vicino in tutti i momenti».
E, quando gli chiediamo una sua intenzione di preghiera, alla quale si può unire la comunità cristiana per continuare ad accompagnare il suo cammino vocazionale, dice: «Che il Signore preservi la mia famiglia» e aggiunge «che io possa essere una goccia all’interno di questo mare magnum per testimoniare che oggi seguire Cristo e vivere Cristo è possibile».
Luisa Pozzar
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