Don Francesco Pesce, responsabile della Pastorale giovanile, ha organizzato una serata un po’ speciale: dopo una breve liturgia della Parola sul Vangelo di Marco 7,14 – dei pescatori che lasciarono tutto e seguirono Gesù – veniamo divisi in tre gruppi, dove ognuno ha ascoltato una testimonianza diversa. Il primo aveva come tema il lavoro, il secondo il volontariato e il terzo quello delle vocazioni (sponsale e religiosa).
Ho sorteggiato il numero due e così ho conosciuto Marta, 23 anni, studentessa di ingegneria, che fa volontariato dai Salesiani; Matteo, 22 anni, studente universitario di fisica che segue i ragazzi nel doposcuola dell’Oma e pure nella parrocchia di Sion; e Teresa, 22 anni, che porta avanti diverse attività in parrocchia. Ci raccontano della loro bella esperienza come volontari alla Settimana sociale e di come siano stati coinvolti nel gruppo del Consiglio dei Giovani del Mediterraneo (un’iniziativa della CEI), che si propone di promuovere il dialogo interculturale, la pace e la cooperazione, coinvolgendo 40 giovani che appartengono alle comunità ecclesiali che si affacciano al Mediterraneo. Il Progetto lanciato in vista del Giubileo del 2025 si chiama “Prendersi Cura” e ha come obiettivo quello di prendersi cura di una situazione di disagio della propria realtà.
«Abbiamo cercato di fare un’analisi della nostra città – spiega Marta – e poi abbiamo avuto un’idea: riunire tutte le numerose associazioni di volontariato già presenti sul territorio per diventare un ponte tra il volontariato e il mondo». “Care sharing” verrà lanciato con un evento, il 4 ottobre al Castello di San Giusto, con un “Festival dei servizi” per presentarsi alla città: verranno allestiti dei banchetti con delle attività pratiche sull’onda di Trieste Next, in cui ogni associazione ci mostrerà delle attività concrete con cui opera. L’idea è quella di rivivere il clima della Settimana Sociale, delineando nel concreto quello che fanno le diverse associazioni.
Ci sarà poi un grande concerto della Band Reale. Si tratta di un gruppo di Christian music che nasce dalla strada, dalla droga: grazie all’incontro con madre Elvira e la Comunità del Cenacolo, Alessandro e Francesca restano affascinati dal messaggio di Gesù e mettono al servizio della comunità il proprio talento, scoprendo un nuovo modo di fare musica.
«A Trieste ci sono tantissime attività di volontariato accessibili, ad esempio attraverso le parrocchie con i grest, i camposcuola… ma ce ne sono tante altre da conoscere e cercare» continua entusiasta Teresa. La missione di Care sharing è quella di fare da “vetrina” per dare a tutti la possibilità di trovare la gioia di fare servizio. E diventare così pellegrini di speranza, magari coinvolgendo altri nella stessa scelta. Da salvato mi offro per salvare, da pescatore di uomini. Accendere la consapevolezza che “fare il bene…fa bene!” significa toccare il cuore e far gustare la bellezza del prendersi cura. Il nostro slogan è proprio: “scopriti capace di amare”.
Un’altra testimonianza concreta è quella del servizio fatto al Burlo offerto a tutti i ricoverati, o meglio alle famiglie degli assistiti: ci sono tanti servizi utili, dal baby sitter ai fratellini, a fare la spesa, un aiuto anche logistico per gli stranieri che sono più in difficoltà. Purtroppo non hanno più volontari.
Al termine della presentazione dei tre giovani, siamo tutti invitati a confrontarci sul tema in piccoli gruppi, per poi esprimere con una parola il frutto del servizio, che viene proiettata quando ci riuniamo agli altri due gruppi: gioia, fiducia, condivisione, coraggio, perseveranza, concretezza, fede, empatia, voglia di vivere, allegria, esempio, coinvolgersi, cammino, entusiasmo…
Negli altri due gruppi sono emerse testimonianze molto concrete su come vivere nel proprio piccolo la missione di essere pescatori di uomini, semplicemente condividendo il proprio quotidiano con chi ci sta intorno. La giovane coppia di novelli sposi, Lorenzo ed Elisa (28 e 25 anni) ha raccontato di come si sono buttati nell’avventura del matrimonio nonostante la giovane età fidandosi di Dio, che fa bene tutte le cose. E ora sono in felice attesa di un bambino.
Testimone nel lavoro, un giovanissimo medico, Martino, ci aiuta a capire come la relazione con il Signore si faccia sentire nell’osare la relazione con il paziente, a non aver paura di tutto il carico di aspettative da parte sua. Ci vuole umiltà e coraggio per rimanere davanti al malato senza essere asettici e disumani o rifugiarsi nei dati clinici.
Il Vescovo conclude l’incontro puntando lo sguardo su Gesù: ha un fascino a cui non si sa resistere, ma solo per chi lo incontra veramente e si lascia coinvolgere. Bisogna essere aperti a un cambiamento, a fare delle scelte.
E purtroppo oggi ci sono parecchi ostacoli a incontrarlo. Il vescovo Enrico ci invita a riflettere, offrendoci un piccolo assaggio dell’inchiesta uscita poco tempo fa sul Corriere della Sera sui Social e su come sono costruiti: con un algoritmo geniale perché tu ci resti proprio dentro, ingabbiato. Si parla di engagement, di fidanzamento, sei legato per 8 ore al giorno negli Usa e 6 ore in Europa.
Chi ha progettato i Social è un genio del profitto: ad esempio Facebook ha costruito una gabbia che rende quasi 120 miliardi di dollari annui…
«Come facciamo a lasciarci affascinare dal Signore se passiamo così tante ore sui Social?» si interroga il Vescovo. «Il Signore ci vuole liberi nell’amore! Il Volontariato ci arricchisce, fa scoprire tante cose di se stessi e della propria identità».
Il vescovo recupera quindi le 55 parole che sono state raccolte nei gruppi di confronto proiettate sullo schermo e legge tutta la loro positività, come una finestra spalancata da cui ricevere l’aria fresca che fa bene.
I sette giovani che hanno dato testimonianza ci hanno aperto il cuore e sono segni di speranza, che è possibile uscire dalla gabbia di tristezza e conflittualità in cui ci vogliono far stare i Social.
«La Parola di Dio ci da’ speranza, fiducia, illumina il nostro cammino. Siamo in pochi? Siamo lievito! Il Signore è passato e ci ha parlato»
ci esorta il nostro Pastore.
Il coro Fuori moda, che ci ha accompagnato in tutto l’incontro, conclude la serata sulle note de “Il canto dell’amore”: la promessa di Dio a restarci accanto per tutto il nostro viaggio.
Manuela Giancristoforo





































