Le parole di Francesco, programma per la Città

Monsignor Enrico Trevisi è intervenuto al Consiglio Comunale di Trieste riunito per commemorare Papa Francesco a 8 giorni dalla sua morte e a 2 giorni dai funerali celebrati a Roma

«Ringrazio per questo momento. E sono onorato di essere qui con voi a fare memoria di papa Francesco. Ringrazio il Presidente del Consiglio Comunale Francesco Panteca e il Sindaco Roberto Dipiazza e ciascuno di voi. Uno per uno». Con queste parole di gratitudine, il Vescovo, Enrico Trevisi, si è rivolto al Consiglio Comunale di Trieste, riunito nel pomeriggio di llunedì 28 aprile per commemorare Papa Francesco a 8 giorni dalla sua morte e a 2 giorni dai funerali tenutisi a Roma con una straordinaria partecipazione popolare.

Prendendo avvio da due interventi di Susanna Tamaro e di Claudio Magris pubblicati sul Corriere della Sera della scorsa settimana, il Vescovo Enrico ha ricordato come «il Papa di tutti è il Papa che non ha dato ragione a tutti ma ha saputo parlare e porsi in ascolto di tutti» e di come «in un’epoca di polarizzazioni estreme dove il dialogo è invocato ma non praticato, dove l’ascolto è una nostalgia e un bisogno ma una merce rarissima, papa Francesco è stato spesso spettatore di divisioni e guerre non solo geo-politiche ma anche di tensioni intra-ecclesiali. Non vanno enfatizzate (ci sono sempre state) ma l’amplificazione del mondo digitale rende fastidiosa la rincorsa al capro-espiatorio o alla strumentalizzazione di segmenti del magistero di Francesco isolandoli dall’insieme»: un invito a «non usarlo per scopi partitici, ma piuttosto per quella ricerca che tutti siamo chiamati a compiere riguardo alle domande essenziali sulla dignità umana, soprattutto riguardo a chi è preda della cultura dello scarto in questa globalizzazione  dell’indifferenza, per usare sue espressioni» aggiungendo la necessità di «accettare intellettualmente le provocazioni senza scansarle a priori perché non rispondenti al proprio programma partitico». Per Papa Francesco, ha proseguito Trevisi, «la priorità era non togliere lo scandalo di Gesù, il Figlio di Dio, che è venuto a rivelare la misericordia del Padre, la vicinanza di Dio a questa umanità sofferente», visione da cui scaturiva ogni scelta, gesto, parola che hanno scandito il suo Pontificato nel segno della misericordia.

Nelle parole del Vescovo Enrico, forti i richiami a quanto Papa Francesco ha consegnato alla Città di Trieste in occasione della Santa Messa celebrata in piazza Unità al termine delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, il 7 luglio 2024. Con un accento particolare su un passaggio che «mi piacerebbe sentissimo come particolarmente
rivolto a Trieste, a noi, alla politica tutta oltre ogni schieramento, e anche alle religioni di Trieste, superando ogni incomprensione. Proprio per la nostra storia siamo chiamati a diventare una città che sa rilanciare e organizzare la pace, che sa raccontare ad altre città che occorre superare la logica della guerra. Ecco le parole del papa che mi piacerebbe diventassero un programma per la nostra città, protesa verso i Balcani, spesso teatro ancora di reciproche tensioni, diffidenze, accuse e minacce: “Giorgio La Pira aveva pensato al protagonismo delle città, che non hanno il potere di fare le guerre ma che ad esse pagano il prezzo più alto. Così immaginava un sistema
di “ponti” tra le città del mondo per creare occasioni di unità e di dialogo. Sull’esempio di La Pira, non manchi al laicato cattolico italiano questa capacità di “organizzare la speranza”. Questo è un compito vostro, di organizzare. Organizzare anche la pace e i progetti di buona politica che possono nascere dal basso”».

Luisa Pozzar

foto Comune di Trieste

 

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