Striscia di Gaza: colpita la parrocchia latina

Il cordoglio del Papa e lo sgomento della Cei: "Rivolgiamo un appello alle parti coinvolte perché tacciano le armi e si avvii un negoziato”

“Questa mattina, intorno alle 10.10, la parrocchia latina della Sacra Famiglia, l’unica cattolica di Gaza, che ospita al suo interno circa 500 sfollati cristiani che hanno perso tutto a causa della guerra, è stata colpita da un tank israeliano causando tre morti, un uomo e una donna, 11 feriti. Panico tra i rifugiati per l’esplosione avvenuta vicino alla croce posta sul tetto della chiesa, con schegge e detriti caduti sul cortile”. A raccontare al Sir le fasi del bombardamento che ha colpito la parrocchia cattolica di Gaza è Anton Asfar, direttore di Caritas Jerusalem. Poco prima a dare la notizia al Sir era stato lo stesso patriarca latino di Gerusalemme, card, Pierbattista Pizzaballa, con una dichiarazione stringata: “Questa mattina è stata colpita la parrocchia latina della sacra Famiglia di Gaza. Ci sono 3 morti e 11 feriti, anche gravi. Lievemente ferito il parroco, padre Gabriel Romanelli, curato in ospedale”. Dichiarazione aggiornata con il passare delle ore. La parrocchia attualmente ospita circa 500 sfollati cristiani. I morti accertati sono Saad Salameh, di anni 60 e Fumayya Ayyad, 84 anni. Il primo era il custode della parrocchia e al momento dell’attacco si trovava nel cortile, la seconda vittima, era una donna che si trovava nella tenda Caritas adibita al supporto psicosociale. La terza vittima è Najwa Abu Daoud, di circa 70 anni, che si trovava nella tenda con Ayyad.

Il racconto dell’attacco. “Stiamo seguendo gli sviluppi minuto per minuto – spiegano dalla Caritas -. Le persone all’interno del compound parrocchiale sono terrorizzate e sono rintanate nelle loro camere, ricavate da aule scolastiche. Nel momento dello scoppio, alcune persone si trovavano all’esterno dell’edificio principale, tra cui due donne anziane sedute all’interno della nostra tenda di supporto psicosociale Caritas. Entrambe sono rimaste gravemente ferite e sono state trasportate in ambulanza all’ospedale Al-Ahli. Altri tre giovani – continua Asfar – che si trovavano all’ingresso della chiesa sono rimasti gravemente feriti e trasportati in ospedale con mezzi privati a causa dell’urgenza della situazione”.

Altri feriti da vetri e schegge sono stati curati con punti di sutura. La scorsa settimana, ricorda il direttore della Caritas, “padre Romanelli aveva esortato la gente a rimanere nelle proprie stanze, poiché gli intensi bombardamenti e le operazioni militari nelle vicinanze avevano reso la zona sempre più pericolosa. Ieri, la minaccia è diventata particolarmente grave a causa della presenza di carri armati israeliani vicino al complesso della chiesa e dei continui attacchi nelle immediate vicinanze”. Significative le parole di un operatore di Caritas Jerusalem riportate da Asfar:

“Se padre Gabriel non ci avesse chiesto di rimanere in casa, oggi ci sarebbe stato un massacro di almeno 50, 60 morti”.

Da Caritas Jerusalem l’impegno a restare in contatto con il proprio team a Gaza per avere aggiornamenti sulle condizioni dei feriti. Infine, l’appello: “invitiamo tutte le parti a rispettare e proteggere i luoghi di culto e gli alloggi umanitari. Colpire o mettere in pericolo i civili in cerca di rifugio costituisce una grave violazione del diritto internazionale umanitario e una diretta violazione della dignità umana”.

Il messaggio del Papa. Papa Leone XIV ha inviato un telegramma di cordoglio, a firma del card. Pietro Parolin, segretario di Stato, al parroco padre Gabriel Romanelli e all’intera comunità parrocchiale dove si dice “profondamente rattristato nell’apprendere della perdita di vite umane e dei feriti causati dall’attacco militare alla chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza”. Assicurando “la sua vicinanza spirituale” e preghiera per i defunti e “per la guarigione dei feriti”, il Pontefice rinnova “il suo appello per un cessate-il-fuoco immediato” ed esprime “la profonda speranza in un dialogo, una riconciliazione e una pace duratura nella regione”.

Cei e Comece. “Apprendiamo con sgomento – scrive la Presidenza della Cei – dell’inaccettabile attacco alla chiesa della Sacra Famiglia di Gaza. Esprimiamo vicinanza alla comunità della parrocchia colpita, con un particolare pensiero a coloro che soffrono e ai feriti, tra i quali padre Gabriel Romanelli”. “Nel condannare fermamente le violenze che continuano a seminare distruzione e morte tra la popolazione della Striscia, duramente provata da mesi di guerra – prosegue la nota –,

rivolgiamo un appello alle parti coinvolte e alla comunità internazionale affinché tacciano le armi e si avvii un negoziato, unica strada possibile per giungere alla pace”.

La Presidenza ringrazia, infine, “la Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, per il suo messaggio di solidarietà e quanti, in queste ore, stanno manifestando la loro prossimità alla Chiesa cattolica”. Dall’Ucraina, dove si trova in visita di solidarietà, mons. Mariano Crociata, ha espresso il suo cordoglio per le vittime e vicinanza alla comunità cattolica di Gaza, “colpita in un momento di estrema vulnerabilità”.

Mons. Crociata ha affermato che “atti come questo rinnovano il nostro dolore per il dilagare della violenza e ci spingono a ribadire con forza la nostra ferma contrarietà a ogni forma di guerra e conflitto armato”.

Reazioni Israeliane. Successivamente all’attacco, l’Esercito israeliano (Idf) ha diffuso su X una dichiarazione in cui afferma di “essere a conoscenza delle segnalazioni relative ai danni causati alla Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza City e alle vittime sul posto. Le circostanze dell’incidente sono in fase di revisione. Le Idf compiono ogni sforzo possibile per mitigare i danni ai civili e alle strutture civili, compresi i siti religiosi, e si rammaricano per qualsiasi danno causato”. Dal canto suo il ministero degli Esteri di Israele, sempre su X, “esprime profondo dolore per i danni arrecati alla Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza City e per le vittime civili. L’Idf sta esaminando questo incidente, le cui circostanze non sono ancora chiare, e i risultati dell’indagine saranno pubblicati in modo trasparente. Israele non prende mai di mira chiese o siti religiosi e si rammarica per qualsiasi danno arrecato a un sito religioso o a civili non coinvolti”.

Daniele Rocchi (SIR)

Foto in evidenza AFP/SIR

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