“Preghiamo che il Signore ci doni un canto di pace”

Monsignor Marcello Labor continua a parlare a noi attraverso la sua luminosa testimonianza di fede e di amore a Dio e alla vita

Il 27 ottobre la Cattedrale di San Giusto ha ospitato un incontro spirituale in musica promosso dall’Associazione “Siloe – Amici di don Marcello Labor” e dalla Diocesi di Trieste, con le musiche curate ed eseguite dalla Cappella Civica di Trieste: il tutto per celebrare la memoria del Venerabile monsignor Marcello Labor. Don Manfredi Poillucci ne traccia di seguito un profilo biografico e ci offre delle citazioni tratte da pensieri, omelie e altri scritti che monsignor Labor ha lasciato.

Il Venerabile Servo di Dio Marcello Labor (1890-1954), visse un cammino di conversione alla fede cattolica che lo condusse all’ordinazione sacerdotale. Fu un medico molto apprezzato, di grande equilibrio psicologico. Una persona integerrima per onestà e spirito di altruismo. Si dedicò con zelo instancabile alla cura dei malati. Era chiamato il “medico dei poveri”, sempre presente al loro capezzale e di grande generosità nel fornire medicinali e viveri.

Marcello Labor nacque l’8 luglio 1890 a Trieste, in una famiglia ebrea. Nel 1912 sposò Elsa Reiss con rito ebraico. Insieme alla moglie, venne battezzato il 23 dicembre 1914. Nello stesso anno, si laureò in Medicina. Durante la Prima Guerra Mondiale, fu tenente medico nell’esercito austro-ungarico, impegnato sul fronte orientale. Fatto prigioniero, fu liberato al termine della guerra. Rimasto vedovo nel 1934, Marcello si dedicò con abnegazione all’educazione dei tre figli, uno dei quali scomparso in tenera età.

Nel 1938 chiuse il suo ambulatorio medico a Pola e avvertì la vocazione sacerdotale; decise di chiedere consiglio a don Antonio Santin, diventato Vescovo di Trieste, che lo indirizzò al Seminario Patriarcale di Venezia, dove entrò il 12 ottobre 1938. Marcello Labor fu ordinato sacerdote il 21 settembre 1940 a Trieste. Il reale pericolo di vita per don Labor, con l’occupazione tedesca dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, determinò il suo trasferimento nella parrocchia di Fossalta di Portogruaro dove, per un anno e mezzo, si dedicò al ministero pastorale. Nel 1945 rientrò a Capodistria, passata sotto il dominio jugoslavo del maresciallo Tito, per assumere la direzione del Seminario. Il 26 luglio 1947 don Marcello fu sottoposto ad un processo costruito su motivazioni pretestuose. Debole e ammalato, trascorse in carcere quasi tre mesi, fino al 30 dicembre 1947. Chiamato a guidare la cattedrale di san Giusto dall’autunno del 1948 al 1953, mons. Marcello Labor fu stroncato da una crisi cardiaca, morì a Trieste il 29 settembre 1954. Le sue spoglie mortali riposano in un’urna custodita nella chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo.

La luce che illumina ogni uomo

che viene in questo mondo.

Da bimbo m’allontanavo dalle sinagoghe 

e cercavo Dio nell’intimità del cuore.

E non sapevo di cercar Te solo.

Da giovanetto predicai e professai la purità.

E non sapevo di onorare Te solo.

Mi accostai al cattolicesimo in cerca di una fede nazionale.

E non sapevo che eri Tu che mi chiamavi.

Quando errai, patii nella coscienza profonda.

E non sapevo che eri Tu che mi parlavi.

Quando soffersi, cercai nella Chiesa

luce, guida, verità, conforto.

E non sapevo che eri tu a prodigarmeli.

E quando ieri mi impazientivo per la marea dei miseri

non sapevo che eri Tu che mi donavi la croce,

perché l’accettassi e ti seguissi.

Sii sempre Tu la luce che illumini.

E bisogna cercare Te e conoscere Te.

– don Marcello Labor –

Gesù mio, Eucaristia viva, chi ti appartiene deve avere l’anima di fuoco per bruciare le interminabili velleità, per vivere in santità sincera, nell’universale amore fraterno.

– monsignor Marcello Labor, pensieri (1949-1954) –

 

Com’è dolce tacere con te, Signore. Silenzio di stelle, silenzio di anime, silenzi fecondi di etera vita. Silenzi che fanno roteare il sole, sbocciare i fiori.

– mons. Marcello Labor, (25 gennaio 1951) –

 

Dio in Gesù si è presentato agli uomini e li ha invitati a farsi seminatori del suo amore, attingendo tutti i giorni dalla sorgente che mai si esaurisce: Gesù. 

– mons. Marcello Labor, (16 dicembre 1949) –

 

Siamo nel regno del Figlio dell’amore di Dio.

– mons. Marcello Labor, ( XXVI domenica dopo Pentecoste, 1949) –

 

Ti mostro, Signore, la mia incapacità. Ma la mia miseria è il trono della tua infinita misericordia. 

– mons. Marcello Labor, Vigilia di Natale (1949) –

 

Gesù ci fa sapere cosa desidera con la voce dello Spirito Santo.

Vuole che viviamo nella gioia. 

Nella gioia dei cuori misericordiosi.

Nella gioia della carità fraterna. 

Nella gioia della speranza. 

– mons. Marcello Labor, II domenica dopo l’Epifania (1949) –

 

Avvicinati mio Gesù, perché sono un niente senza di te. Donerò amore: tu hai dato a me amore, perché sei l’Amore.

– mons. Marcello Labor,  VIII domenica dopo Pentecoste (1951) –

Siamo davvero tuoi debitori, Signore. Perché troppe volte siamo fuochi fatui invece di fiamme ardenti. 

– mons. Marcello Labor, Madonna del Rosario (1951) –

 

Preghiamo che il Signore ci doni un canto di pace, affinché possiamo essere messaggeri invitati ad amarti davanti alla Madonna santa. Messaggeri della grande gioia. 

– mons. Marcello Labor, Pentecoste (1952) –

 

Dio mio, come ti sei abbassato fino a me. Tu hai voluto che non andassi perduto. Solo tu hai desiderato ridarmi una nuova famiglia, una nuova patria; e mi aiuti raccogliendo le preghiere  di tante buone persone che mi vollero sorreggere. 

– mons. Marcello Labor, giorno della vestizione clericale, 10.11.1938 –

A cura di don Manfredi Poillucci

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