Anche quest’anno le Parrocchie di Muggia e Muggia Vecchia hanno organizzato il classico viaggio autunnale, aperto a tutti, con l’intenzione di scoprire e incontrare territori, storie, culture, arti e spiritualità diverse. Dopo le passate esperienze in Spagna, Turchia, Giordania, Grecia, Israele (con la visita al patriarca di Gerusalemme Pizzaballa) e in Armenia, dove fattivamente le parrocchie nel 2020 hanno aiutato l’ospedale della Caritas di Ashotsk con una raccolta fondi che ha interessato anche Trieste, la scelta è caduta sull’Uzbekistan. Si tratta di un paese emergente dell’Asia centrale, punto equidistante tra Oriente e Mediterraneo che, dopo l’indipendenza dall’Unione Sovietica del 1991, sta investendo ingenti risorse per migliorare l’efficienza delle sue strutture politiche, commerciali, sociali, agricole e turistiche.

L’ospitalità uzbeka è concentrata nella capitale Tashkent e negli sfarzosi centri storici delle città toccate nei secoli dalle piste carovaniere della Via della Seta come Khiva, Bukhara e soprattutto Samarcanda. Molti investimenti vengono destinati ai collegamenti viari e alla riconversione di vastissime aree di coltivazioni di cotone, ora sostituite con alberi da frutto, riso, bachi da seta, colture sperimentali e allevamento di animali. Il gruppo muggesano, a cui si sono aggiunti alcuni triestini, friulani e veneti, è stato organizzato come di consueto da Evelina Kellner e guidato da don Andrea Destradi che ha voluto iniziare il suo “oltre il viaggio” da un punto di vista ambientale nella repubblica autonoma del Karakalpakstan, una zona rurale meno frequentata dai viaggiatori, proprio per osservare ciò che le coltivazioni intensive di cotone hanno prodotto su quel territorio.

Le deviazioni degli anni ‘60 dei fiumi che confluivano nel Lago d’Aral, attuate dalle autorità sovietiche per l’ampliamento della rete di irrigazione alle colture di cotone poi irrorate da abbondanti fertilizzanti chimici, hanno ridotto drasticamente la superficie del lago, inquinando le poche acque rimaste e portando al crollo della locale industria della pesca con la successiva emigrazione di migliaia e migliaia di famiglie. Vicino al piccolo museo di Munyak i pescherecci ora giacciono tristemente insabbiati e arrugginiti sul letto deserto del lago che si è ritirato di centinaia di km.

L’Uzbekistan è un paese islamico, ma costituzionalmente è uno stato laico, dove sono presenti testimonianze religiose anche legate al mondo ebraico e cristiano. Nelle moschee affiancate ai minareti e nelle vicine madrase ricostruite dopo decenni di incuria, il gruppo ha avuto la possibilità di ascoltare brevi accenni di storia e di religione islamica (la popolazione è prevalentemente sunnita), potendo visionare delle copie del Corano molto antiche. Le vicende di Tamerlano e quelle degli altri vari emiri del passato si mescolano ancora con le leggende e i ricordi dei caravanserragli, delle grandi carovane e dei traffici commerciali delle varie strade della Via della Seta che si incrociavano in Uzbekistan: direttrici provenienti dal Mediterraneo, dalla Russia, dall’India e dalla Cina che hanno prodotto una miscela di diversità che si riverbera anche nella gastronomia e nei mercati dove la scelta è tra frutta secca, spezie e prodotti da intaglio e pittura su legno, tessitura, ricamo, intarsio e incisione dei metalli, gioielleria, ceramica e artigianato.

A Bukchara il gruppo ha potuto visitare la prima edizione della Biennale d’Arte e a Samarcanda è stato ricevuto dal parroco argentino della chiesa cattolica di San Giovanni Battista che ha illustrato la missione della piccola comunità, composta da 200 fedeli, soprattutto verso i ragazzi. La chiesa fu edificata nel 1916, quando l’Uzbekistan era stato annesso alla Russia zarista, per una comunità di cattolici polacchi e tedeschi e fu subito confiscata dopo il 1918 dal governo bolscevico, manomessa e trasformata in palestra. Un progetto del 1988 prevedeva la sua trasformazione in una sala di musica d’organo, ma con la crisi incombente che stava per abbattersi nell’Unione Sovietica, non se ne fece nulla. Nel 1995 la parrocchia è stata ristabilita e tre anni più tardi restituita alla Santa Sede che ha contribuito al restauro del 2021.

don Andrea Destradi

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