Davanti ad un clima che cambia sempre più velocemente, il Giubileo dell’Università e della Scienza ha offerto una prospettiva di Speranza per guardare al futuro del pianeta con fiducia.
L’incontro, svoltosi giovedì 13 novembre 2025, presso l’Aula Bachelet del Campus di Piazzale Europa, ha preso il via con il saluto della Magnifica Rettrice professoressa Donata Vianelli. A seguire il dottor Gianguido Salvi ha ripercorso millenni di storia climatica presentando una visione ottimista, sostenuta da evidenze scientifiche, in un intervento intitolato “Etica e sostenibilità nell’era del cambiamento climatico per la speranza di una nuova coesistenza con la Terra”.

Partendo dalla definizione di clima come “insieme delle condizioni medie atmosferiche calcolate in una determinata area geografica per un periodo di tempo di almeno trent’anni” Salvi ha sottolineato come i cambiamenti climatici siano eventi normali per il nostro pianeta, che coprono finestre temporali molto ampie. Lo studio delle carote di ghiaccio estratte dalle calotte groenlandesi ed antartiche e dalle serie sedimentarie campionate nei diversi oceani del mondo ha, infatti, evidenziato come durante il Quaternario (ultimi 2,5 milioni di anni) il clima sia variato ciclicamente, dando luogo a periodi più freddi dell’attuale, detti glaciali, e periodi con temperature simili a quelle attuali, detti interglaciali. Tuttavia, circa 300mila anni fa, nella culla africana, compì i suoi primi passi una specie a suo modo “eccezionale” nella sua diversità rispetto a tutti gli altri esseri viventi che lo avevano preceduto: l’homo sapiens. L’essere umano, capace di pensiero simbolico e in grado di generare complessi simboli mentali ed elaborarli in nuove combinazioni, ha modificato l’ambiente e il clima del nostro pianeta molto più rapidamente rispetto ai ritmi naturali.
Ed è proprio questa la questione centrale: il problema non è il cambiamento climatico in sé — fenomeno naturale nella storia della Terra — ma la velocità con cui oggi il clima muta a causa dell’azione dell’uomo che modella il pianeta in base alle proprie esigenze di crescita e sviluppo. Questa crisi climatica, inoltre, danneggia in modo particolare le popolazioni più povere che hanno meno risorse per proteggersi da siccità, alluvioni, perdita dei raccolti e innalzamento del livello del mare. Eppure, come ricordato durante l’incontro, esistono soluzioni concrete che possono garantire un benessere collettivo senza compromettere il futuro del pianeta. Ad esempio, in Cina stanno nascendo edifici ricoperti di piante, capaci di assorbire CO₂; anche l’alimentazione si sta rinnovando grazie al contributo di nuove fonti proteiche sostenibili, come gli insetti, che riducono l’impatto sulle risorse del pianeta. Parallelamente, le fonti rinnovabili forniscono energia pulita sempre più efficiente e accessibile. Nonostante la complessità delle sfide, la visione proposta è, pertanto, rimasta ottimista: la storia dell’umanità dimostra che l’uomo, proprio nei momenti di maggiore difficoltà, riesce a trovare nuove strade per migliorare e superare le crisi.

Dopo l’intervento del dottor Salvi, ha preso la parola monsignor Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste, che ha richiamato l’attenzione sul deterioramento della nostra “casa comune” e sull’importanza della Speranza come guida per trovare soluzioni. Richiamandosi alla Laudato si’, ha evidenziato la necessità di una nuova sintesi, capace di coniugare il cristianesimo con le sfide storiche attuali, anche grazie al dialogo con la scienza, ricordando che la civiltà si costruisce grazie alla cura reciproca. Ha invitato a coltivare una spiritualità che promuova stili di vita semplici, il rispetto delle persone e la gioia nelle piccole cose, opponendosi alla logica del dominio e del consumo.
Citando anche Bauman, il Vescovo ha sottolineato che la società umana si distingue per la capacità di prendersi cura di chi è in difficoltà; ed è proprio la memoria della cura che tutti abbiamo ricevuto che ci smuove verso l’altro che ha bisogno. Oltre a questo naturale “impulso etico” verso chi ha bisogno di aiuto, la fragilità ha anche un significato teologico profondo dal momento che grazie ad essa il mondo incontra il mistero di Dio.

L’incontro si è poi concluso con la Santa Messa per l’inizio dell’Anno Accademico, seguita da un brindisi conviviale presso i locali della parrocchia.
Benedetto Modugno
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