Sono in pieno svolgimento le ricerche dei resti mortali di don Francesco Bonifacio da parte delle Autorità inquirenti della Croazia. Infatti, come si sa, dopo l’arresto e l’uccisione del Beato, il suo corpo non venne mai ritrovato nonostante le tante ricerche fatte sia dal fratello Giovanni, che da monsignor Giuseppe Rocco, l’ultima persona che vide don Francesco vivo.
Peraltro, nel marzo 2011, il Parlamento della Croazia votò un’importante legge che obbliga il Governo a ricercare tutte quelle persone che, al termine della seconda guerra mondiale, vennero fatte sparire dal passato regime comunista jugoslavo, con l’impegno ad identificarle e dar loro degna sepoltura.
Così, già nell’autunno del 2014 iniziarono le prime timide ricerche: qualche contatto con alcuni sacerdoti della zona del Buiese e con qualche persona anziana che aveva conosciuto don Francesco.
Dopo una pausa, nel 2018 i contatti e le ricerche ripresero con più vigore, iniziando a considerare e verificare tutte le ipotesi che negli anni successivi al martirio erano state fatte circolare.
Tra queste, quella che con più forza veniva prospettata pur senza alcuna testimonianza diretta, era la foiba dei Martinesi, una profonda cavità distante alcuni chilometri da Grisignana. Su questa infatti si concentrarono le ricerche della Polizia e nel settembre 2020 venne fatta un’esplorazione nella suddetta cavità, asportando dei resti umani per sottoporli agli esami del caso. E a fine maggio 2022 il responso definitivo: i resti recuperati non appartengono al beato don Francesco Bonifacio. Così si chiuse un capitolo ma qualche tempo dopo se ne aprì un altro: il piccolo cimitero di San Vito, fuori Grisignana, nel quale da diversi decenni non vengono più accolte nuove sepolture.
Questo cimitero già da tempo era nel programma delle ricerche della Polizia, ma è diventato una priorità dopo una recente testimonianza rilasciata da una persona che era vissuta in Istria nello stesso paesino in cui abitava uno degli uccisori del sacerdote martire.
Così nello scorso mese di ottobre, in quel cimitero si sono svolti due giorni di ricerche con scavi, esumazioni ed esami fatti in loco da parte di un’antropologa forense per stabilire le caratteristiche delle ossa trovate. Ed è molto importante tener presente che, durante le ricerche nel cimitero, oltre alle persone che a vario titolo avevano competenza per essere presenti, c’erano anche il Sindaco e il Parroco del luogo, ma in particolare il Vescovo di Parenzo e Pola, monsignor Ivan Štironja, a dire dell’attenzione che la Chiesa istriana ha dato e sta dando alla figura del beato don Francesco Bonifacio.
Ovviamente due giorni di lavoro e di grande impegno non sono bastati per arrivare a qualche risultato concreto; il lavoro sarà lungo e complesso. Quello che appare evidente è la grande determinazione con la quale le autorità preposte si stanno muovendo in un contesto di testimonianze pieno di incertezze e contraddizioni, anche a causa di troppi silenzi e qualche depistaggio.
A noi fedeli della Chiesa di Trieste che ha il grande dono di venerare il Beato martire della fede don Francesco, resta l’impegno a pregare perché, se il Signore lo vorrà, possa venire alla luce la verità e magari anche ritrovare i suoi resti mortali ai quali poter dare una degna e solenne sepoltura.
Ma soprattutto dobbiamo impegnarci nella diffusione del culto del beato don Francesco e nella preghiera di intercessione perché possa al più presto essere dichiarato Santo e quindi venerato nella Chiesa universale.
Mario Ravalico
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