Un prete onesto e buono, con una fede semplice

La mattina del 4 dicembre don Jan Trusina si è svegliato nel Signore: il ricordo fraterno e grato di don Valerio Muschi

Don Giovanni, così tutti lo chiamavamo, un prete fuori dagli schemi, un uomo con un gran cuore e un carattere imprevedibile, a volte burbero, ma più spesso divertente e di compagnia, con i suoi mille aneddoti, cui di volta in volta aggiungeva un nuovo particolare! Parlava tutte le lingue e nessuna, un italiano balcanizzante con inflessioni tedesche, e romanesche, di norma evitando l’uso gli articoli. Era proprio un cittadino del mondo.

Nato a Selenča nella Voivodina, regione serba non lontano da Novi Sad, in una comunità di origine slovacca, terzo di sei fratelli di una famiglia cattolica, credente e molto coinvolta nella vita della chiesa locale. Lì nasce la vocazione sacerdotale, che in quei luoghi e in quegli anni fu una scelta socialmente incompresa, e don Giovanni raccontava del lungo periodo di leva militare e degli “scherzi” dei commilitoni, che in realtà rafforzavano le sue motivazioni.

Grazie al cardinale slovacco Jozef Tomko, poté seguire prima in patria e poi in Italia un certo percorso di formazione, che dev’esser stato piuttosto travagliato ma ricco di diverse esperienze, come il servizio ai pellegrini dei balcani sia a Roma che in Austria, e di incontri, sempre piuttosto animati nei racconti di don Giovanni, come quelli con padre Pio e con papa Wojtyla. Fu per la sua determinazione che fu ordinato prete a Palestrina il 29 giugno 1991. I primi anni di sacerdozio li visse come viceparroco a Paliano, di quel periodo raccontava di come una volta aveva sorpreso un ladro in chiesa e l’aveva convinto a pentirsi e cambiar vita. Riuscendoci!

Sempre molto legato alla Croazia e specialmente alla sua mamma, quando poteva faceva lunghi viaggi per andarla a trovare e fu quando lei si ammalò che don Giovanni cercò di avvicinarsi a casa. Ci riuscì grazie alla conoscenza con monsignor Ravignani che nei primi anni 2000 lo accolse nella nostra Diocesi. Qui a Trieste, oltre al memorabile servizio in cimitero, servì per diversi anni prima nelle parrocchie di Roiano e di Barcola (di questo periodo il famoso aneddoto sulla benedizione della casa, e dei cani, di Margherita Hack), e poi ai Santi Andrea e Rita fino al febbraio del 2015.

Nelle prime ore del 4 dicembre don Giovanni si è svegliato nel Signore. Era infatti da dieci anni semiaddormentato per le conseguenze di un ictus invalidante, per cui sempre più rari erano i momenti di lucidità in cui riuscivamo a comunicare con lui. Ci mancherà questo amico buono e sorprendente. Aveva viaggiato migliaia di chilometri per tutti i Balcani portando beni e aiuti da un convento a un altro, sostenendo varie Caritas parrocchiali, accompagnando il percorso di redenzione dei ragazzi ex tossicodipendenti nelle Comunità di Suor Elvira, intrattenendo relazioni con i confratelli e una moltitudine di amici.

Un predicatore che non faceva mai addormentare, e spesso sorridere, ma anche un confessore dolce e paziente, e a tratti esigente. Un viaggiatore generoso sempre con qualcosa da portare. Un prete onesto e buono, con una fede semplice che sapeva trasmettere ai fratelli. Un amico con cui non ti potevi mai arrabbiare. Lo ricordiamo con tanto affetto e cuore.

don Valerio Muschi

 

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