Il mese di ottobre è il periodo delle ripartenze delle attività pastorali.
Anche la Comunità diaconale di Trieste si è ritrovata presso il Santuario di Muggia Vecchia, assieme al Vescovo Enrico e al nuovo responsabile del Diaconato della diocesi, don Andrea Destradi, per programmare insieme il cammino dell’anno.
Con l’occasione il Vescovo, riprendendo l’approfondimento dell’ultima riunione del Clero, ha voluto sottolineare alcune difficoltà teologiche che ancora oggi si incontrano nella definizione del ruolo del diacono, all’interno dell’Ordine Sacro e nella comunità dei fedeli.
Ha evidenziato che è necessario ritornare alle fonti bibliche e teologiche, anche se l’indagine biblica si presta ad interpretazioni diverse, così come è necessaria anche la comprensione storica di suddetto ruolo.
Ancora oggi, molti si domandano: “A cosa serve il Diaconato?”. La domanda nasce da una visione utilitaristica, si potrebbe dire mondana, della Chiesa.
Riprendendo una riflessione sul Diaconato del vescovo Erio Castellucci (vicepresidente della Cei per il nord Italia), mons. Trevisi ha riproposto la domanda su quale significato esprime oggi il Diaconato; quale servizio, sacramentalmente, ci ricorda la dimensione della diaconia?
Per comprendere bene la diaconia è necessario custodire la dimensione del servizio.
Il diacono richiama e ricorda a ciascun membro della Chiesa che non si tratta di un “potere” o di un ruolo, ma si è nella Chiesa per servire. Compito, inoltre, del diacono è lavorare per la comunione.
La riflessione è continuata su come la Chiesa può valorizzare i diaconi. Essenziale è sviluppare le attitudini di ciascuno, che sono diverse, così come sono diversi i carismi. Valorizzare i propri carismi è, in sostanza, rendere più significativa la propria vocazione, che è particolare, unica.
Partendo poi dalla Lettera pastorale, presentata domenica 22 settembre in occasione della celebrazione di apertura dell’anno pastorale in diocesi, ci si è soffermati ad analizzare su quali cantieri è possibile una significativa presenza dei diaconi. Indubbiamente, il cantiere per le persone anziane e malate è consono, per l’indole ontologica del diacono. Trieste è città di anziani e di persone sole, quindi l’attenzione alla fragilità e l’annuncio della Parola sono aspetti caratterizzanti il Diaconato, una presenza, non solo nelle innumerevoli Case di riposo, ma anche nelle varie situazioni di solitudine e di abbandono.
La riflessione del Vescovo si è conclusa con un invito ad approfondire anche il ruolo delle mogli dei diaconi, con le gioie e le difficoltà e il rapporto tra vita matrimoniale ed impegno ecclesiale.
Sarà compito del Vescovo Enrico mantenere una sempre più forte relazione con i diaconi della Diocesi, non solo per sviluppare tematiche teologiche e pastorali, ma anche per creare sempre di più una comunità in grado di essere presenza significativa nella Chiesa locale.
Il prossimo incontro sarà anche l’occasione per salutare e ringraziare don Giorgio Petrarcheni che, per anni, è stato il responsabile del Diaconato nella nostra Diocesi per tutto il lavoro da lui svolto con generosità.
Diac. Piero Pesce