Oltre le grate – Anche Dio porta gli occhiali

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scandura
Pensieri e riflessioni rivolte alla Comunità penitenziaria e detentiva della Casa Circondariale “Ernesto Mari” di Trieste.

Ne sono proprio certa: A! E sono anche informata sul tipo: sono degli OCCHIALI BIFOCALI che, da una parte, lo rendono quasi cieco di fronte alle nostre molteplici e ricorrenti magagne, mentre, dall’altra parte, acutizzano la Sua vista sulla nostra anche minima volontà di compiere il bene, sui nostri sforzi e buoni propositi.

Volete sapere la marca? Conosco anche quella. La marca degli occhiali che il nostro Dio usa si chiama: BENEVOLENZA e la rinomata Ditta produttrice, si chiama MISERICORDIA.

Dio ci guarda con AMORE e come una Madre che ama teneramente i suoi figli, guarda il bene che c’è nel nostro cuore, il bene che compiamo e quello che potremo compiere, con il Suo aiuto.

Educare è l’arte di saper trarre fuori il bene presente in ogni persona.

Se l’uomo e la donna sono stati creati ad immagine e somiglianza di Dio e Dio è Amore, questo Amore è già presente nel cuore della persona umana. Si tratta di farlo emergere, di portarlo alla luce, se non lo è. Di scoprirlo, di ripulirlo dalle erbacce che vi possono crescere intorno e che minacciano talvolta di soffocarlo.

È un’arte molto bella e affascinante quella di saper scoprire e promuovere il bene presente nel nostro prossimo, come pure in noi stessi.

La stima e l’amore per gli altri cresce e si coltiva quando nutriamo buoni pensieri, quando ci accorgiamo del bene che l’altro compie, ne gioiamo e ne siamo grati.

Questo rafforza il bene presente nell’altro e contribuisce non poco a creare attorno a noi un’atmosfera positiva, armoniosa.

Se invece fissiamo la nostra attenzione sui difetti (e spesso accade che i difetti su cui fermiamo la nostra attenzione non siano i nostri ma quelli altrui), questo non fa bene a nessuno, al contrario crea un’atmosfera di sfiducia, di disistima e incrina sempre di più le relazioni.

Ciò non significa che dobbiamo far finta di non vedere se un fratello percorre una strada non buona, e tacere invece di aiutarlo a ritornare sulla retta via. Dobbiamo però distinguere tra il peccato e il fratello che pecca. Il peccato è da aborrire, da evitare, il fratello che pecca invece è da aiutare e da trattare sempre con misericordia.

Sr. Ch. Cristiana Scandura osc


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