Venerdì abbiamo celebrato la memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, venerata, a Trieste e a Venezia, con il titolo di “Madonna della Salute”. Mi consola che sia proprio questa l’occasione per salutarci. Questo, infatti, sarà il mio ultimo articolo da Direttore editoriale de “Il Domenicale di San Giusto”.
È stato un lungo periodo trascorso assieme, in cui abbiamo raccontato, informato, pregato, celebrato, festeggiato, riconosciuto, offerto. Devo ringraziare l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi e il nostro Vescovo Enrico Trevisi per aver creduto in me. Ho molto riflettuto sulla grande opportunità di vivere con voi, giorno dopo giorno, la vita, le sofferenze, le gioie della nostra Chiesa di Trieste. Maria ha vissuto la relazione, ha vissuto la comunicazione, ha ricevuto l’annuncio dal vecchio Simeone: queste sono pure le prerogative di ogni giornale diocesano. Ognuno di noi è portatore di un annuncio. Gesù ha insegnato sia con la parola, che con il silenzio; ha sempre fatto ogni cosa per la gloria del Padre.
Anch’io ho cercato di accompagnarvi nella forma più semplice, più onesta e più familiare possibile. Ho incontrato tanti giornalisti e giornaliste per un lavoro non facile, per descrivere gli avvenimenti, le storie; ho vissuto incontri meravigliosi con le persone più diverse, dalle più semplici alle più impegnate e con grandi responsabilità.
Concludo questa esperienza portando nel cuore la bellezza di questi fraterni incontri, fatti a favore della evangelizzazione e anche dell’attività pastorale del Vescovo. Il metodo di lavoro è stato quello di coinvolgere, in maniera volontaria, donne e uomini della nostra diocesi e non, per annunciare il Vangelo, per sostenere la nostra Chiesa. Ringrazio per l’impegno e la serietà tutti i collaboratori de “Il Domenicale di San Giusto”: voi siete chiamati a fare un servizio bellissimo, “annunciare per vivere e, vivendo, annunciare”, per far conoscere sempre meglio i fatti, gli accadimenti, le scelte, la vita della nostra Chiesa Diocesana, della città di Trieste, del mondo: ognuno con lo stile che gli è proprio, con serietà, con delicatezza, non per dividere, non per confondere, non per disorientare, ma per rispondere all’invito di amore, facendoci fraterni e prossimi. Ringrazio tutti, per quello che avete fatto, per quello che continuerete a fare; resterò lettore appassionato di questo strumento prezioso, cercando di contribuire, come posso, alla sua diffusione e alla sua valorizzazione. Auguro la pace e la serietà per il bene e il lavoro, la capacità di ascolto, la forma conviviale della relazione, perché si possano raggiungere le persone più lontane dalla chiesa, le più fragili e le più giovani.
Maria, madre della speranza, che invita anche noi a fare “ciò che Egli vi dirà”, interceda per noi!
Il Domenicale lo costruiamo tutti noi insieme, lo abbiamo costruito e lo continuiamo a costruire, perché sia “la nostra stanza, il nostro angolo” e sia anch’esso Chiesa in cammino.
Il momento dell’addio è un aspetto temporale che suscita in me commozione, un momento decisivo per me, ma non triste; non mi lascia indifferente, ma rivela il sentimento di amore, di affetto verso la mia Chiesa, il mio Vescovo, verso tutti i collaboratori. Auguro il coraggio di continuare, con assiduità, l’impegno e l’amore di raccontare la vita nostra, quella della Chiesa in cammino e anche quella di chi, per varie ragioni, non crede, ma si sofferma a leggere il Domenicale, per farsi domande e, perché no, intraprendere un cammino. Guarderò al nostro settimanale diocesano sempre con riconoscenza e affetto.
don Marco Eugenio Brusutti