Mons. Peter Štumpf nuovo Vescovo della Diocesi di Capodistria/Koper

22min262
Štumpf škof Peter Štumpf pogovor na Radio Ognjišče Zavod sv. Stanislava - Šentvid pred radiem 1 21. 7. 2021
Venerdì 29 novembre l'annuncio dalla Santa Sede. In un'intervista di don Lorenzo Magarelli conosciamo il nuovo vescovo della vicina Chiesa slovena.
Eccellenza, ci racconta qualcosa di lei?

Vengo dalla parrocchia di Beltinci nel Prekmurje, che si trova all’estremo est della Slovenia e confina con Croazia, Ungheria e Austria. Oggi il Prekmurje costituisce la maggior parte della diocesi di Murska Sobota, che è ancora tradizionalmente cattolica. In questa diocesi vivono le minoranze ungheresi, croate e romi (zingari). Mia madre è ancora viva e ho due sorelle più giovani che hanno le loro famiglie. La mia infanzia è stata molto bella, tranquilla. A casa andavamo molto d’accordo. Siamo sempre stati legati alla nostra parrocchia natale. All’età di nove anni sono diventato il chierichetto. Ho sentito per la prima volta che avrei potuto diventare sacerdote quando avevo otto anni. Questo desiderio mi ha accompagnato durante tutta la scuola elementare. Mi piaceva giocare a basket, pallavolo e fisarmonica. Mi interessava la storia. Quando sono diventato salesiano, ho lavorato molto con i giovani, le coppie di sposi e i chiericetti. Preparavo per loro anche l’esercizi spirituali, pellegrinaggi, eventi musicali e culturali, gite in montagna e anche al mare. Insegnavo anche religione ai bambini delle scuole elementari e li preparavo ai sacramenti. Già da cappellano ho iniziato a dirigere oratori nelle parrocchie. Ho anche partecipato a vari cori e ho insegnato ai bambini a suonare la fisarmonica. A casa, i miei genitori mi hanno cresciuto fin dalla più tenera età con grande amore per la celeste per la Vergine Maria. Ho sentito la sua protezione e il suo aiuto ovunque. Ho studiato filosofia e teologia a Lubiana e Torino, dove ho potuto approfondire il mio amore per Maria Ausiliatrice e conoscere san Giovanni Bosco. Devo anche dire che ho prestato servizio militare per quindici mesi nella ex Jugoslavia, a Zagrabia. La mia vita è stata sempre bella e appagante.

Lei è stato vescovo ausiliare di Maribor dal 2006 e poi Vescovo di Murska Sobota dal 2009. Cosa ci racconta di questa esperienza di ministero episcopale?

Ho alle spalle diciotto anni interi di servizio episcopale. Non mi sono fatto salesiano sacerdote per diventare vescovo, ma la volontà di Dio sorprende sempre. Dopo tanti anni, mi sento ancora indegno e fragile di fronte ad una responsabilità così grande. Essere vescovo oggi è molto diverso rispetto a prima. In passato, il vescovo era soprattutto un leader, ma oggi deve essere prima di tutto un servo. Molti pensano che il vescovo debba sapere tutto, trovare tutte le soluzioni alle tante sfide che gli vengono poste davanti. Questo può diventare un peso enorme che può diventare sempre più difficile. Sapevo fin dall’inizio di questo lavoro che dovevo essere in grado di imparare oltre che insegnare. Così facendo prendo ad esempio dagli altri ciò che mi aiuta a maturare personalmente e a crescere nella fede. Ma non posso imitarli in tutto, perché altrimenti perderei la mia identità. Durante tutti gli anni del mio servizio episcopale, sono stato molto attento a mantenermi interiormente libero per Gesù e Maria. Si tratta di esaminare me stesso nella fede, che sono giusto e non ingiusto, che cerco la verità. Per fare ciò è necessario saper avvicinare le persone, le comunità e i gruppi, ma a volte anche prendere le distanze quando avverto il danno imminente per la Chiesa. È necessario abituarsi all’opinione pubblica, che spesso è sfavorevole al vescovo e alla Chiesa. Quando imparo a vedere attraverso gli occhi di Cristo e la sua mente, allora diventa molto più facile. La gente ha semplicemente bisogno di un vescovo che sia libero per Cristo e per la Chiesa. Sono necessarie molta preghiera, contemplazione, lo stare davanti al tabernacolo e la preghiera quotidiana del rosario. Ciò mantiene la chiarezza di pensiero e di intenzioni e calma anche l’anima.

Con quali sentimenti giunge ora a Koper?

Con grande rispetto e umiltà per tutti coloro che sono nominato pastore e per coloro che incontrerò. Mi aspetta un nuovo periodo di apprendimento per conoscere, ascoltare e discernere. Sono ad un nuovo inizio ed è per questo che chiedo a tutti i credenti le loro preghiere. Ho bisogno di colleghi sensibili e comprensivi. Si tratta di fratelli e sorelle che amano e lavorano bene perché hanno compassione del vescovo e della Chiesa. Sono grato ai Vescovi Janez Jenko e Metodo Pirih, entrambi defunti, e al Vescovo Juri Bizjak, che è stato il mio predecessore, per aver dato il meglio alla diocesi di Koper: hanno donato se stessi, la loro fede, saggezza, zelo pastorale e dedizione spirituale. Sacerdoti, religiosi e religiose, ma anche religiosi laici li seguirono da vicino. Furono infatti vescovi dai tratti forti, che la storia già traccia nella sua memoria. Con loro la diocesi di Koper è diventata molto riconoscibile in Slovenia e oltre i suoi confini. Sono felice che mons. Jurij rimanga nella diocesi. Lo sento come un patriarca che mi starà accanto. E questo mi incoraggia.

Essere salesiano e vescovo: quale attenzione ai giovani nel suo ministero pastorale?

Abbiamo un grande regalo, il Ginnasio di Vipava. Ecco un forte centro di formazione dei giovani, dove sprizzano le loro menti e le loro anime. Quale sarà il loro pensiero e la loro anima, tale sarà la società e la Chiesa. Come salesiano mi piacerebbe stare dalla parte dei giovani. Gli oratori nelle parrocchie sono importanti, perché rappresentano un luogo di incontro tra bambini e animatori in tutto ciò che può essere più bello. Qui i giovani costruiscono amicizia attraverso il gioco, il canto, la preghiera, la catechesi, la liturgia… Personalmente ritengo che le parrocchie diventino sempre più rarissimi luoghi di sicurezza e di accoglienza per tutti: innanzitutto per i giovani e i bambini. Oggi tutti cerchiamo sicurezza perché i tempi sono incerti e turbolenti. La sicurezza è dove sei accettato. I giovani hanno le proprie domande, le proprie insicurezze, le proprie difficoltà, progetti e desideri. Ma hanno anche i loro rifugi in luoghi buoni o non buoni. Koper e Gorica sono città dove studiano molti giovani. Per me, anche questa è una grande sfida, come riunirli e come persuaderli riguardo a Cristo e al suo vangelo, come riunirli in una comunità dove si sentiranno accettati.

Trieste e Koper sono diocesi sorelle, molto legate anche per una storia comune che le ha viste unite per lungo tempo. Quali, secondo lei, le urgenze nell’annuncio del vangelo nella nostra parte di Europa?

Siamo tutti fratelli e sorelle in Cristo, amati da Lui e uguali in dignità. Il segno di questo è la Chiesa, che continua ad essere universale. Poiché la Chiesa è madre, si prende cura dei suoi figli a livello locale. La parte locale della Chiesa è chiamata diocesi. Trieste e Koper sono due città e sedi di diocesi con molte possibilità per tale riavvicinamento. Personalmente sono molto attratto dalla Chiesa, che è l’immagine della famiglia di Nazaret, dove tutto è semplice, autentico, amorevole e piacevole. Ecco il focolare dove arde il fuoco dello Spirito Santo, che dà calore alla nostra fede e a tutte le nostre intenzioni e azioni. Presso questo focolare Maria prepara la pasta per il pane eucaristico, che Gesù distribuisce a tutti perché abbiano la vita. Il Padre Celeste veglia attentamente su questa casa di Nazaret, che è felice per tutti coloro che vogliono stare qui a casa. Anche se a noi cristiani piace chiamarci fratelli e sorelle, penso che sia importante che siamo prima di tutto amici. Fratelli e sorelle non sempre vanno d’accordo tra loro. Purtroppo. Ma gli amici vanno d’accordo. Con questo spirito m hanno gia chiamato al telefono carrissimi confrateli mons. Enrico Trevisi se mons. Carlo Redaelli. Sono molto felice per questo. L’amicizia tra i vescovi delle Chiese vicine è un vero balsamo per le anime delle persone. Ciò incoraggia e dà volontà anche all’evangelizzazione e al lavoro missionario. L’amicizia è una forza che bussa anche alle porte delle altre comunità religiose. Una tale amicizia è il mio grande desiderio nell’annuncio del vangelo nella nostra parte di Europa.

Nova Gorica e Gorizia 2025: giunge in un momento di grande fermento culturale. Quanto la chiesa può ancora parlare di cultura e alla cultura?

Ogni volta che parla della vita, quando la promuove e anche la difende. Si tratta dell’etica della cultura della vita. Qui la Chiesa cerca modi per promuovere tale cultura, quando è in dialogo anche con quelle culture che non sono cristiane, ma rispettano l’etica della vita. In molte delle sue manifestazioni, la cultura si ritira dalla vita e privilegia quelle forme, contenuti e messaggi che confondono e dissolvono la concezione del bene, del bello e del vero. Molti vorrebbero rafforzare la propria anima. Cercano la loro pacificazione culturale. Ecco perché i biglietti per i Musei Vaticani vengono esauriti con un anno di anticipo. Ecco perché visitano le chiese in massa. Assistono ai concerti di musica sacra… Sicuramente l’evento culturale più grande è l’Eucaristia stessa. In esso c’è la vita di Dio, la vita dell’umanità, tutta la bellezza di ogni essere umano e di tutta la creazione. L’Eucaristia ci parla della cultura e si rivolge alla cultura. Eccoci all’inizio di una nuova evangelizzazione della cultura europea.


Gospod škof, povejte nam kaj o sebi?

Doma sem iz župnije Beltinci v Prekmurju, ki je na skrajnem vzhodu Slovenije, in meji na Hrvaško, Madžarsko in Avstrijo. Prekmurje je sedaj večinski del škofije Murska Sobota, ki je tradicionalno še katoliški. V tej škofiji živijo madžarska in hrvaška manjšina ter Romi. Moja mama je še živa, imam pa še dve mlajši sestri, ki imata svoje družine. Moje otroštvo je bilo zelo lepo, mirno. Doma smo se zelo dobro razumeli. Vedno smo bili povezani tudi z domačo župnijo. Pri devetih letih starosti sem pričel ministrirati, vse do konca osnovne šole. Prvič sem začutil, da bi morda postal duhovnik že pri osmih letih starosti. Ta želja me je spremljala ves čas osnovne šole. Rad sem igral košarko, odbojko in harmoniko. Zanimala me je zgodovina. Ko sem postal salezijanec sem veliko deloval z mladino, zakonskimi pari in ministranti. Za njih sem pripravljal tudi duhovne obnove, romanja, glasbene in kulturne dogodke, izlete v planine in tudi na morje. Učil sem tudi verouk osnovnošolske otroke in jih pripravljal na zakramente. Že kot kaplan sem pričel voditi oratorije po župnijah.  Sodeloval sem tudi v raznih pevskih zborih in otroke učil igranje na harmoniko. Starši so mi doma že zelo zgodaj privzgojili veliko ljubezen do nebeške Matere Marije. Njeno varstvo in pomoč sem čutil vseskozi.  Moramo reči, da je moje življenje bilo vseskozi lepo in izpolnjeno.

Od leta 2006 ste bili pomožni mariborski škof, leta 2009 pa ste postali murskosoboški škof. Povejte nam kaj o tej vaši škofovski pastoralni izkušnji?

Za mano je polnih osemnajst let škofovske službe. Nisem šel za salezijance duhovnika, da bi postal škof, ampak Božja volja zmeraj preseneča. Po tolikih letih še zdaj čutim majhnost in krhkost pred tako veliko odgovornostjo. Danes biti škof je precej drugače, kot je to bilo včasih. Včasih je bil škof predvsem voditelj, danes pa mora biti najprej služabnik. Mnogi mislijo, da mora škofa vse vedeti, najti vse rešitve na mnoge izzive, ki se postavijo predenj. To lahko postane veliko breme, ki lahko postane vse težje. Že na začetku te službe sem vedel, da se moram znati učiti in tudi poučiti. Pri tem si od drugih vzamem za vzgled tisto, kar mi pomaga k osebnostnemu dozorevanju in pri rasti v veri. Ne morem pa jih v vsem posnemati, ker bi potem izgubil svojo istovetnost. V vseh letih škofovske službe sem močno bedel nad tem, da ostanem notranje svoboden za Jezusa in Marijo. Gre za preverjanje samega sebe v veri, da sem pravičen in ne krivičen, da iščem resnico. Pri tem se je treba znati približevati posameznikom in občestvom ter skupinam, včasih pa tudi oddaljevati, ko opazim pretečo škodljivost zame za Cerkev. Potrebno se je navaditi na javno mnenje, ki je velikokrat nenaklonjeno škofu in Cerkvi. Ko se učim gledati skozi Kristusove oči in njegovo misel, je potem mnogo lažje. Ljudje enostavno potrebujejo škofa, ki je svoboden za Kristusa in Cerkev. Potrebno je zelo veliko molitve, premišljevanja, odmik pred tabernakelj, in vsakodnevna molitev rožnega venca. To ohranja jasnost misli in namenov, in tudi pomirja dušo.

S kakšnimi občutki prihajate v Koper?

Z zelo velikim spoštovanjem in ponižnosti do vseh, ki sem jim postavljen za pastirja in do tistih, ki jih bom srečeval. Pred mano je torej nova učno obdobje spoznavanja, poslušanja in razločevanja. Sem na novem začetku in zato zelo vse vernike prosim za molitev. Potrebujem čuteče in naklonjene sodelavce. Gre za brate in sestre, ki radi in dobro delajo, zato ker čutijo s škofom in Cerkvijo. Hvaležen sem škofom Janezu Jenku in Metodu Pirihu, oba sta pokojna in škofu Juriju Bizjaku, ki je moj predhodnik, da so škofiji Koper dali najbolje: dali so sebe, svojo vero, modrost, pastoralno gorečnost in duhovno klenost. Duhovniki, redovniki in redovnice ter verni laiki so jim pri tem zelo sledili. Bili so res škofje z močnimi potezami, ki jih zgodovina že zarisuje v svoj spomin. Z njimi je škofija Koper postala zelo prepoznavna v Sloveniji in tudi onkraj njenih meja. Vesel sem, da škof Jurij ostaja v škofiji. Čutim ga kot patriarha, ki mi bo stal ob strani. In to me opogumlja.

Ste salezijanec in škof: Kakšno pozornost boste namenili mladim v vaši novi pastoralni službi?

Imamo velik dar gimnazije v Vipavi. Tukaj je močno središče formacije mladih, kjer si iskrijo misli in dušo. Kakšna bo njihova misel in duša, takšna bosta tudi družba in Cerkev. Kot salezijanec bom rad na strani mladih. Pomembni so oratoriji po župnijah, saj  pomenijo kraj srečavanja otrok in animatorjev v vsem, kar je lahko najlepše. Tukaj mladi pletejo prijateljstvo v igri, pesmi, molitvi, katehezi, bogoslužju…Osebno menim, da župnije vse bolj postajajo zelo redki kraji varnosti in sprejetosti za vse: najprej za mlade in otroke. Danes vsi iščemo varnost, kajti časi so negotovi in nemirni. Varnost pa je tam, kjer si sprejet. Mladi imajo svoja vprašanja, svoje negotovosti, svoje stiske, načrte in hrepenenja. Imajo pa tudi svoja zatekanja v kraje, ki so dobri ali pa tudi ne. Koper in Gorica sta mesti, kjer študira mnogo mladih. Zame je tudi to velik izziv, kako jih zbrati in kako jih nagovoriti za Kristusa in njegov evangelij, kako jih zbirati v občestvo, kjer se bodo čutili sprejete.

Trieste in Koper sta dve sestrski škofiji. Veže jih dolga skupna zgodovina, saj ste bili združeni veliko let. Kateri so, po vašem mnenju, nujni koraki pri oznanjevanju evangelija v tem našem delu Evrope?

Vsi smo bratje in sestre v Kristusu, od njega ljubljeni in enaki po dostojanstvu. Znamenje tega je Cerkev, ki je naprej univerzalna. Ker je Cerkev mati, se v tej univerzalnosti sklanja do vseh ljudi na lokalni ravni. Lokalnemu delu Cerkve pa pravimo škofija. Trst in Koper sta dve mesti in sedeža škofij z veliko priložnosti za takšno približevanje. Osebno me zelo nagovarja domača Cerkev, ki je podoba nazareške družine, kjer je vse preprosto, pristno, ljubeče in prijetno. Tu je ognjišče, kjer gori ogenj Svetega Duha, ki daje toplino naši veri in vsem namenom in dejanjem. Ob tem ognjišču Marija pripravlja testo za evharistični kruh, ki ga Jezus deli vsem, da bi imeli življenje. Nad tem nazareškim domom skrbno bedi nebeški Oče, ki se veseli vsakega, ki hoče biti tukaj doma. Čeprav se kristjani med seboj radi naslavljamo kot bratje in sestre, se mi zdi pomembno, da smo še prej prijatelji. Saj veste, da se bratje in sestre ne razumejo vedno med seboj. Tako žal pač je. Prijatelji pa se razumejo. V tem duhu sta me po telefonu že pozdravila škofa msgr. Enrico Trevici in mons. Carlo Redaelli. Prijateljstvo med škofi sosednjih Cerkva pomeni pravi balzam za dušo ljudi. To opogumlja in daje voljo tudi evangelizaciji in misijonskemu poslanstvu. Prijateljstvo je moč, ki gre trkat tudi na vrata drugih verskih skupnosti. Takšno prijateljstvo je moja velika srčna želja.

Nova Gorica in Gorizia leta 2025. Postali bosta evropski pretolnici kulture. Koliko lahko Cerkev še govori o kulturi in kulturi?

Vedno, ko govori o življenju, ko ga promovira in tudi brani. Gre za etiko kulture življenja. Pri tem Cerkev išče poti za promocijo takšne kulture, ko je v dialogu tudi s tistimi kulturami, ki sicer niso krščanske, vendar spoštujejo etiko življenja. V mnogih svojih pojavnostih se kultura umika življenju, in daje prednost tistim oblikam, vsebinam in sporočilom, ki begajo in v ljudeh raztapljajo pojmovanje dobrega, lepega in resničnega. Mnogi bi si radi svojo dušo okrepili. Iščejo svojo kulturno pomiritev. Zato so vstopnice v vatikanske muzeje razprodane že eno leto naprej. Zato si množično ogledujejo cerkve. Množično obiskujejo koncerte sakralne glasbe… Gotovo je največji kulturni dogodek sama evharistija. V njej je življenje Boga, življenje človeštva, vsa lepota vsakega človeškega bitja in vsega stvarstva. Evharistija nam pripoveduje o kulturi in nagovarja kulturo. Tukaj smo na začetku nove evangelizacije evropske kulture.

Intervista a cura di don Lorenzo Magarelli


Chi siamo

Portale di informazione online della Diocesi di Trieste

Iscr. al Registro della Stampa del Tribunale di Trieste
n.4/2022-3500/2022 V.G. dd.19.10.2022

Diocesi di Trieste iscritta al ROC nr. 39777


CONTATTI



Ultimi Articoli