Nella speranza siamo stati salvati

La Quaresima, tempo propizio per la nostra conversione.

«La speranza è come un vulcano dentro di noi, come una sorgente segreta che zampilla nel cuore, come una primavera che scoppia nell’intimo dell’anima; essa ci coinvolge come un vortice divino nel quale veniamo inseriti, per grazia di Dio, ed è appunto difficilmente descrivibile». (Carlo Maria Martini)

Questo vulcano, così come lo descrive il cardinal Martini, è racchiuso in ciascuno di noi, anche se spesso viene soffocato dallo sconforto e dall’incertezza del futuro. Le esperienze della nostra vita possono condurci su sentieri in cui le nostre scelte sono influenzate dall’esterno, portandoci a commettere errori significativi che, a loro volta, condizionano l’intera esistenza. Ci si abitua quasi a uno stile di vita che ci rende schiavi del ruolo, degli schemi sociali e del passato, impedendoci di essere autentici e di vivere in pienezza.

Come il popolo d’Israele, assuefatto dalla schiavitù degli egiziani, resta loro sottomesso correndo il rischio di dimenticare la propria identità, anche noi possiamo abituarci ad alcune schiavitù personali e sociali, non scandalizzandoci più per esse, anzi coprendole di etichette e pregiudizi.

In Quaresima, la Chiesa ricorda il passaggio dalla schiavitù alla libertà, poiché Dio desidera per noi la vita e non la morte, la gioia e non il dolore. Gesù ci presenta l’immagine di Dio come Padre Misericordioso, che offre speranza a chi incontra, donando il perdono e la possibilità di ricominciare. Accogliamo questa grazia che ci è donata in maniera straordinaria in questo Anno Santo, facendoci noi stessi seminatori di speranza, strumenti nelle mani di Dio, così come ci ha invitato a fare Papa Francesco in occasione dell’omelia del Santo Natale 2024:

A noi, tutti, il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata perduta: dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza. Portare speranza lì, seminare speranza lì. Il Giubileo si apre per- ché a tutti sia donata la speranza, la speranza del Vangelo, la speranza del- l’amore, la speranza del perdono.

«L’Anno giubilare che stiamo vivendo ci aiuta a riscoprire la profondità e l’autenticità della speranza, come capacità di sostare, con sguardo stupito e commosso, dinanzi all’opera di Dio che visita la complessità e la frammentarietà della storia. Questa tensione spirituale connota anche il Tempo di Quaresima, «itinerario verso la luce pasquale sulle orme di Cristo, maestro e modello dell’umanità riconciliata nell’amore» (prefazio di Quaresima V).

Nei quaranta giorni del cammino battesimale e penitenziale che ci attendono, la Chiesa, popolo dell’esodo, compie un pellegrinaggio che culmina nell’incontro pasquale con Cristo, morto e risorto. In quest’ottica, la Quaresima non è un tempo triste, ma un tempo favorevole di rinnovamento spirituale che con il digiuno, la carità e la preghiera ci sprona a non fondare la nostra speranza nelle illusioni effimere e fugaci, ma a radicarla nella pienezza e densità dell’amore di Dio, che «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16)» (Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI).

Dal Sussidio dell’ULN

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