Dacci oggi la passione educativa

6min90
AS-Uciim-010124 (26)
AS-Uciim-010124 (3)
AS-Uciim-010124 (4)
AS-Uciim-010124 (5)
AS-Uciim-010124 (6)
AS-Uciim-010124 (7)
AS-Uciim-010124 (8)
AS-Uciim-010124 (9)
AS-Uciim-010124 (11)
AS-Uciim-010124 (12)
AS-Uciim-010124 (14)
AS-Uciim-010124 (15)
AS-Uciim-010124 (16)
AS-Uciim-010124 (17)
AS-Uciim-010124 (18)
AS-Uciim-010124 (19)
AS-Uciim-010124 (20)
AS-Uciim-010124 (21)
AS-Uciim-010124 (22)
AS-Uciim-010124 (23)
Veglia di preghiera per il mondo della scuola promossa dalla sezione triestina dell'UCIIM

“Padre nostro…”

Ogni volta che recitiamo il “Padre nostro” chiediamo a Dio di non farci mancare il nostro “pane quotidiano”. Ma forse non è al solo pane che pensiamo, ma anche a tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere: lavoro ad esempio, salute, tempo, capacità di sopportazione, pazienza.

È in questa prospettiva di filiale e fiduciosa richiesta a Dio di quanto ci necessita per vivere e lavorare che martedì scorso primo ottobre – giorno in cui tradizionalmente iniziava la scuola – una significativa rappresentanza di docenti, studenti, educatori, genitori si è voluta ritrovare per la veglia di preghiera “Dacci oggi la passione educativa“.

Istituzione grandiosa e indispensabile quella della scuola, attorno alla quale però si addensano aspettative e preoccupazioni e che richiede insegnanti ed educatori non solo professionalmente preparati ma anche e soprattutto “esperti di umanità” che, come obiettivo, si pongano la formazione integrale della persona e sappiano riconoscere e valorizzare i talenti di ciascuno riservando un’attenzione tutta particolare per chi è svantaggiato o fa più fatica.

Le forti testimonianze che sono state proposte, i canti, le preghiere, le intense e a tratti anche commosse intenzioni spontanee sono andate tutte in questa direzione: da quella di Malala, la giovane pakistana ridotta in fin di vita dai talebani nel 2012 che con straordinaria forza afferma che “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo” alle parole di don Milani che confessa di aver voluto più bene ai suoi ragazzi che a Dio alla cui benevola comprensione comunque si affida, al richiamo all’ amore “Per poter educare bisogna amare” di Giovanni Paolo II. E ancora: il commovente ricordo di papa Francesco della sua maestra “Ho l’immagine del mio primo insegnante, quella donna, quella maestra. non l’ho mai dimenticata. Lei mi ha fatto amare la scuola”. O le parole con cui, sempre papa Francesco, ha ricevuto in udienza l’UCIIM per i 70 anni dalla fondazione “Per trasmettere contenuti è sufficiente un computer, per capire come si ama, quali sono i valori… ci vuole un buon insegnante”.

Ma quali i passi da compiere per essere buon insegnante?

Li ha indicati il nostro Vescovo nel suo intervento. Tre principalmente, e precisamente quelli compiuti dal buon Samaritano della ben nota parabola: innanzi tutto “ascoltare”, poi “vedere” ed infine “parlare”. Ascoltare: prima di tutto ascoltare. Sì, per un docente è assolutamente indispensabile prima di tutto saper ascoltare. Ascoltare cosa? Le paure, ad esempio, ma anche i sogni, le incertezze, le domande di senso, l’interiorità dei suoi studenti. Ma anche saper vedere. Perché non sempre i bisogni sono espressi. A volte i ragazzi, specie se impauriti o feriti, mancano delle parole, balbettano incerti o restano muti. E allora ascoltare non basta più, dobbiamo anche saper vedere, e cioè cogliere i sottili segni del disagio, dei bisogni, delle speranze; dobbiamo decodificare e dar voce noi al loro non detto. Ed infine dobbiamo anche saper “prendere la parola” ovvero riuscire a coinvolgere altri, certamente non per scaricare la nostra responsabilità su terzi, ma al contrario per coinvolgerli e renderli anche loro partecipi e corresponsabili della sfida.

Perché, ha continuato il Vescovo, nell’avventura educativa non siamo soli: genitori, docenti, studenti, dirigenti… tutti impegnati assieme a vivere l’anno scolastico non in solitudine ma nella serena consapevolezza della reciproca presenza: “ragazzo, genitore… nelle tue paure o nei tuoi sogni non sei solo: nei tuoi fallimenti e nei tuoi successi sono con te. Stai tranquillo, accanto a te ci sono io, il tuo in-segnante, che si fa in te vero e proprio “segno” della costante presenza e cura di un altro “Altro” che non ti abbandona mai.

Essere in-segnanti: essere segni per i nostri giovani della indefettibile cura di Dio per loro. Ecco l’invito e l’augurio del nostro Vescovo a tutti i docenti per l’anno scolastico in corso.

A chiudere l’intensa e partecipata veglia ancora la preghiera di Marco D’Agostino “Fa’ che non dimentichi mai di lavare i piedi a tutti i ragazzi che incontro…” e quella dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini “Padre nostro che sei nei cieli, sia benedetto ogni tempo, occasione per il bene… ogni ora di lezione, esercizio di intelligenza, volontà, memoria per percorsi di sapienza” e l’affidamento finale a Maria “Donna della terra e madre dell’amore”.

Marina del Fabbro

foto di Alessandro Sinico


Chi siamo

Portale di informazione online della Diocesi di Trieste

Iscr. al Registro della Stampa del Tribunale di Trieste
n.4/2022-3500/2022 V.G. dd.19.10.2022

Diocesi di Trieste iscritta al ROC nr. 39777


CONTATTI



Ultimi Articoli