In Servola ritrovo con piacere la dimensione paesana di Barcola, nella quale sono nato e cresciuto e alla quale sono molto affezionato. E dove ho imparato un po’ lo sloveno che è la lingua della messa centrale che viene officiata nella mia nuova comunità.
Don Davide Chersicla, 45 anni, è stato negli ultimi 6 anni viceparroco a San Vincenzo de’ Paoli. Ora “in solido” con don Antonio Bortuzzo reggerà la parrocchia di San Lorenzo a Servola.
Quali sono le maggiori differenze tra le due realtà?
Sicuramente la più evidente è la dimensione. A Trieste ci riferiamo a una popolazione doppia, 14.000 persone rispetto ai residenti di quello che potrebbe ancora considerarsi un paese all’interno della città. Le frequentazioni vanno di conseguenza. A San Vincenzo troviamo un bel oratorio, i campi di calcio e di basket e altri spazi, assenti a Servola dove dovremo riqualificarne alcuni e “inventarci” come sfruttarli meglio.
Con che animo affronta questo nuovo incarico?
Con la curiosità di mettermi in gioco, con una nuova e più grande responsabilità, anche legale e amministrativa oltre che pastorale. Mi conforta la vicinanza che mi ha espresso tanta gente che “tifa” per me e la possibilità di confrontarmi e appoggiarmi a don Antonio, la cui presenza considero una sorta di “carezza di Dio”.
Quali sono le maggiori sfide che la attendono?
Creare un ponte di relazioni con i giovani, dato che gli anziani già sono presenti. Considero una mia responsabilità continuare ad amalgamare i fedeli di lingua italiana e slovena.
Qual è la ricetta per coinvolgere le nuove generazioni?
Per 5 anni sono stato responsabile della Pastorale giovanile diocesana, credo sia necessario anzi tutto voler bene ai ragazzi, prendersi il tempo per stare con loro ma anche andare a cercarli. Per far capire loro, oltre tutto, che la Chiesa e il prete non sono poi così barbosi.