Giovanni XXIII: fu un uomo che respirò Dio

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Papa Giovanni ha vissuto intimamente l’esperienza di Dio; È stato un uomo che “respirava Dio”.

La festa di un grande Papa, un santo, da tutti conosciuto con l’appellativo di “Papa buono”, mi ha spinto a ricercare nell’album dei ricordi, nella mia Venezia, i racconti di vita che lo riguardavano. Non so se tutti sanno che, a quattordici anni, ha cominciato a scrivere le sue “Note spirituali”; le confidenze di un’anima con il suo Dio. Fu poi il suo segretario particolare, mons. Loris Capovilla, divenuto cardinale, a pubblicarle come libro, dal titolo: “Il Giornale dell’Anima”, tradotto poi in venti lingue. Fu il Papa a dirgli di pubblicarlo a sua morte avvenuta, precisando: “Guarda che la mia anima non è nei miei discorsi o nelle agendine, la mia anima è nel lavoro e nel vivere!”.


 

Una frase evangelica: “Simplex sicut columba, prudens sicut serpens” (semplice come la colomba, prudente come il serpente) esprime bene la filosofia cristiana, ma anche la vita di Papa Giovanni. La santità, infatti, proviene da chi rimane bambino: ecco la purezza, l’innocenza, che può ben essere semplificato con la semplicità di una colomba. Un uomo – anche se santo – cresce, ma può rimanere bambino nel cuore. Col passare del tempo, vocazione e missione vengono affinati nel crogiolo e così si diventa prudenti, soprattutto nell’interesse degli altri, cioè si diventa padri-figli.

Interessante la vita di Papa Giovanni: sacerdote a Bergamo, segretario del Vescovo, insegnante in seminario. In giro per l’Italia ha avuto occasione di tanti incontri.  Quindi Vescovo, Nunzio, Patriarca di Venezia, Cardinale e Papa.

Papa Francesco ci ricorda che non si può concepire un cristiano senza pensarlo “missionario”. Il dono della fede, cioè, non lo puoi tenere per te, lo devi condividere. Questo, possiamo ben dirlo, Papa Giovanni, lo ha annunciato con una dolcezza e una bontà che hanno saputo convertire. Il suo segretario, Capovilla, disse che il momento più bello della sua giornata con il Papa era quello della Messa e precisò: “Era come un pesce immerso nell’acqua, nel suo ambiente naturale”, durante la Messa, l’intimità. La commozione, la riflessione si mischiavano: lì traspariva la colomba. Il Papa si confessava ogni settimana, di venerdì, vicino all’ora in cui ricorre la morte di Gesù, per mantenere l’umiltà – diceva – perché tutto avviene con l’aiuto di Dio e non vi è possibilità di vera salvezza o di vera pace senza di Lui!

Due grandi affermazioni del Papa che non potrò mai dimenticare: facendo un esame di coscienza, il Papa, a ottant’anni, durante gli esercizi spirituali, disse: “Confesso di essere un piccolo peccatore” e poi ancora: “Dio, nella Sua bontà, mi ha concesso di conservare intatta la mia veste battesimale!”. Che cosa meravigliosa! Come prete, mi dico: “Come sarebbe bello se, a ottant’anni, anch’io potessi dire la stessa cosa”.

Anche un vecchio può avere gli occhi di un bambino innocente e questo traspare anche da un sorriso dolce, non certi sorrisi di oggi, molte volte ironici, finti, affettati, estetici, ma il sorriso di chi vive l’unione con Dio, quel sorriso che molti notarono nel volto di Bernadette a Lourdes e a Fatima in quello dei pastorelli Giacinta, Francisco e Lucia.

Papa Giovanni ha vissuto intimamente l’esperienza di Dio; È stato un uomo che “respirava Dio”.

Il Papa buono ebbe tre grandi doni, disse Capovilla: Sapeva ascoltare Dio; la prima parola della Bibbia è “Shemà Israel”, “Ascolta Israele”. Aveva come modello Gesù, che chiamava Dio “Padre nostro”. Se non si parla con Dio, non possiamo parlare di Dio agli altri. Terza dote, la grande umiltà: non puoi entrare nell’animo della gente se non diventi piccolo e umile.

Mi auguro che la mitezza e l’umiltà di questo grande Papa, il Papa Buono, aiutino – come insegna Papa Francesco – i Pastori di oggi e i cristiani di oggi a portare un messaggio di amore e di pace per costruire una civiltà nuova, proprio quella che Gesù ci ha insegnato a costruire.

Don Marco Eugenio Brusutti


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