Comunità neocatecumenali: Convivenza di Inizio Corso

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Vescovo a Lignano con neocatecumenali
Il Vescovo Enrico a Lignano alla convivenza di inizio corso delle comunità neocatecumenali.

Essere discepoli, questo è l’essenziale. Ed essere discepoli vuol dire indugiare sulla Parola, stare sulla Parola, vivere la Parola. Osservarla, incarnarla, concretizzarla”: è questo il messaggio forte che il vescovo Enrico offre – partendo dal Vangelo di Luca (Lc 11,27-28) – ai quasi 250 fratelli di tutte le Comunità neocatecumenali di Trieste per la Convivenza di Inizio Corso a Lignano, guidata da Maurizio Ianza, responsabile diocesano, dall’equipe del Centro neocatecumenale e da don Giorgio Carnelos, lo scorso sabato 12 ottobre.

Siamo veri discepoli? Nella vita concreta viviamo l’attenzione agli altri?” gli interrogativi del nostro Vescovo sono forti e scrutano nel profondo le anime dei presenti. Per rispondere, bisogna guardare proprio la vita concreta e verificare che attenzione diamo al nostro prossimo: al vicino di casa anziano, malato; all’adolescente e all’adulto che fa fatica a trovare un senso alla vita e va accolto con le sue paure, dubbi, errori, resistenze … “Fare la volontà del Padre significa accogliere la Parola e farla fruttificare e traboccare. Solo questa è la via della rinnovata amicizia con Gesù, della testimonianza dell’evangelizzazione”.

Secondo il nostro Pastore, essere veri discepoli significa stare con Gesù e guardarlo con ammirazione: “Admirantes Iesum”. Tutto parte da questo. Se davvero guardiamo a Lui siamo raggianti e possiamo capire che nella vita è possibile fare la sua volontà, nonostante i nostri peccati, perché Lui si è chinato su di noi, sui nostri inciampi, non ci abbandona mai. “Io sono con te”: è Dio che lo promette. È un atto di fede, pellegrini di speranza, perché non siamo soli, non ci appoggiamo sulle nostre fragili forze, ma su una presenza risanante, che ci fa stare con la folla, con Gesù.

Gesù è tra la folla e dona la sua compassione, il suo perdono, le sue guarigioni spirituali. “E se siamo con Lui non possiamo girarci dall’altra parte quando c’è un sofferente, una famiglia in difficoltà, un povero, un migrante”, sottolinea con verità il nostro Vescovo.   E poi si sofferma sulla figura di Maria, citando un sermone di Sant’Agostino, che vede Maria beata per questo: ha messo in pratica la Parola di Dio. Custodisce la verità che è Cristo, nei nostri pensieri, desideri, progetti. Dio si prende cura di questa umanità fragile e, in Gesù, cammina per le strade, lavora, ride, piange, ascolta, parla, prova angoscia, muore. E questa umanità fragile è da custodire come un libro in cui si rivela l’amore di Dio, chi è Dio, e Dio è amore: questa è la verità che Cristo ci rivela. Ma occorre guardare a Cristo con uno sguardo contemplativo, di chi cerca Cristo con umiltà e non con l’arroganza di chi ha già capito tutto e si serve del Vangelo per trovare qualche parola che giustifichi la propria dottrina-ideologia.

Santa è Maria, beata Maria, ma più importante è la Chiesa, perché Maria è un membro santo del corpo della Chiesa. Quindi, quando si parla di Maria, si parla della Chiesa: nella Lumen Gentium la chiesa rimane come Maria, attenta a vivere la Parola e a metterla in pratica. Maria viene descritta come colei che ci protegge, la madre di misericordia. Non siamo soli, Maria è ciò che la Chiesa la chiama ad essere: il rifugio dei peccatori, la madre del buon consiglio, la sede della sapienza…

Il vescovo Enrico conclude il suo intervento con un invito: “Aiutiamoci a dare questo volto alla nostra Chiesa di Trieste. Restiamo alla scuola di Maria, discepola perfetta del suo Figlio, per rendere la nostra Chiesa più attenta a chi fa fatica, soffre e spera”.

Con la gioia nel cuore, perché il Signore sta sempre con noi e ce lo ripete di continuo: “Io sono con te!”

Manuela Canale

Foto Giovanni Fabro


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