Ogni anno i Delegati per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso di tutte le diocesi italiane si incontrano per un convegno di studio e di confronto promosso dall’Ufficio Nazionale (UNEDI).
Nel weekend del 22/24 novembre il convegno ha avuto luogo a Trieste guidato dal Delegato Cei mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo e dal Direttore don Giuliano Savina. La nostra città è stata scelta sia per la storia di convivenza tra etnie, lingue, culture e religioni (nei suoi aspetti tragici e in quelli fecondi) che per il suo presente di città di mare, al confine coi Balcani e l’est Europa, con Chiese e Comunità ricche nella diversità e nell’incontro.
Circa 150 i partecipanti da ogni diocesi italiana, sia cristiani laici e laiche che sacerdoti, tutti delegati e rappresentanti delle realtà di impegno ecclesiale. Il titolo del convegno “A servizio per una Chiesa Dia-Logica” ha inteso richiamare l’obiettivo degli uffici ecumenici di ogni chiesa, quello ovvero di promuovere quel culto spirituale, “logico” secondo l’espressione paolina di Rm 12, che spinge e guida la comunità credente al dialogo con ogni uomo e donna, con ogni fede e confessione, accogliendone sia la diversità, che il comune profondo anelito divino, per un incontro che sia “balsamo per molte ferite” (Etty Hillesum).
Il convegno, molto intenso, ha voluto profittare dei luoghi simbolo della città. Al mattino presto, le preghiere in alcune chiese ecumeniche (serbo ortodossa, luterana, avventista e valdese-metodista) animate nello stile proprio di ciascuna, poi le lectio magistralis nella sala Oceania della Stazione Marittima (con relatori quali il filosofo Mauro Ceruti, il giurista rettore dell’Urbaniana Vincenzo Buonomo, la teologa Giuseppina De Simone e vari altri). Ogni volta la Messa a mezzogiorno nella chiesa della B. V. del Soccorso in p.za Hortis. Nei pomeriggi, guidati dalle meditazioni spirituali del padre gesuita Guido Bertagna, i partecipanti han visitato la foiba di Basovizza, la risiera di San Sabba, il palazzo Rittmeyer (luogo dell’eccidio di via Ghega del 1944, oggi sede del Conservatorio di Musica Tartini, i cui studenti peraltro si sono esibiti per accompagnare le riflessioni). Gli incontri son continuati anche di sera, la prima a San Giusto in Cattedrale con una meditazione su fede e arte, e l’altra al Ridotto del Teatro Verdi con una “melologo” ambientato nella Striscia di Gaza.
Fin dai saluti istituzionali si è palesata l’importanza dell’ecumenismo e del dialogo per le chiese. Sono intervenuti il segretario generale della Cei mons. Giuseppe Baturi, il nostro vescovo Enrico Trevisi, Andrej Jeftic, Direttore del Dipartimento Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Hanno portato il loro saluto la comunità ebraica col rav. Ariel Haddad e la comunità islamica col presidente Akram Omar. Sono state inoltre presentante interessanti esperienze di “sconfinamento”, tra cui quella nostrana del Sentiero “B. Francesco Bonifacio”, ma anche esperienze quali quelle di Bose, di un monastero siriano, di una parrocchia maronita libanese, infine i gruppi di studio han raccolto i contributi di ogni delegato e delegata.
Un’esperienza, come si nota, estremamente ricca in cui l’ufficio diocesano di Trieste si è coinvolto attivamente curando sia alcuni aspetti della logistica che i rapporti con le realtà locali, grazie anche all’impegno di diversi nostri giovani che han respirato un’aria di Chiesa aperta, che crede nel dialogo, che vive il cosiddetto “inverno ecumenico” (che poi tanto inverno non è!) come un tempo di impegno, di speranza, di attesa, ma con la ferma certezza del progressivo esaudimento nella storia di quella preghiera di Gesù “che tutti siano uno”.
don Valerio Muschi
delegato ecumenico diocesano