Surréxit Chrístus spes méa
È risorto Cristo, mia speranza! (sequenza)
Queste sono le parole che la liturgia, per bocca di Maria Maddalena, canta nel giubilo dell’alba di Pasqua, e queste sono le parole essenziali che, in ogni vita cristiana, sostanziano la speranza della fede e il cammino di ogni conversione, di ogni ritorno a Dio, di ogni ritorno alla gioia piena dello Spirito.
Che cosa significa, per un monaco, “Giubileo”? e vissuto in una spiritualità attuale?
Quale cammino di ritorno, quale apertura di “porta santa” per una vita ristretta nei limiti della clausura, nella quotidianità di una esistenza ritmata su tempi, luoghi e scadenze prefissate?
Se il monaco è colui che cerca di vivere la sequela cristiana in maniera più radicale, è anche vero che egli pure seguirà il percorso di ogni cristiano, in una dimensione più interiorizzata. E quello che sarà lo specifico del monaco non diventerà forse lo specifico di ogni conversione umana?
Quest’anno giubilare si apre con la nascita del Signore Gesù, dopo il cammino di Avvento, cammino di interiorizzazione e di attesa.
Tutta la vita del monaco è improntata a questa attesa, egli è l’uomo – e la donna – che percorre a capo chino il tempo della sua vita (RB 7,63), abbracciando con tacita coscienza le asperità dell’esistenza (RB 7,35), ripetendo costantemente nel suo cuore “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me, peccatore!”
“Signore Gesù Cristo, Rabbunì” nel grido di adorazione di Maria.
“Non mi toccare” (Gv 20,17).
Circolarità di vita, circolarità di preghiera, mai uguale, mai un giorno come il precedente, in un cammino di lenta e perseverante ascesa verso quel Dio che si nasconde: “…egli guarda attraverso le inferriate (cf CT 2,9)”, “…mette la mano sul chiavistello della porta (Ct 5,4)”, ma sparisce alla minima esitazione della sposa (Ct 5,3-6): “già se n’era andato… venni meno per la sua scomparsa (Ct 5, 3-6)”.
“La Liturgia ci permette di celebrare tutto il mistero di Cristo, cioè il mistero di Cristo in tutta la sua ricchezza: senza mai perdere di vista la centralità della Pasqua, ma guardando ai diversi eventi della salvezza, cioè ai diversi “misteri” del Signore, approfondiamo l’insondabile ricchezza del Mistero di Cristo e vi partecipiamo (L’anno liturgico, una spirale che porta a Cristo; Paloma López Campos-17 dicembre 2022 in OMNES)”.
Nella liturgia del cuore la preghiera rilancia l’adorazione e la supplica: Kyrie eleison…
“Non pensiamo all’Anno liturgico come a un cerchio che ci riporta allo stesso punto, ma come a una spirale che ci conduce sempre più profondamente all’incontro con Cristo, rendendo la nostra vita un sacrificio gradito a Dio, unendoci al Signore (cit. c.s.)”.
Attraverso la porta santa del cuore il Signore scende nell’orante; nel Nome del Signore Gesù sappiamo per fede che si cela la Presenza, e allora il cuore diventa la porta santa, il luogo santo, tabernacolo della presenza e tempio della misericordia: “trasformerò la valle di Acor in porta di speranza… arco e spada e guerra eliminerò dal paese, … e li farò riposare tranquilli (Os 2)”.
Allora l’attualità del cammino giubilare diventa quotidianità, nella novità fluente dello Spirito: “Alzati, amica mia, mia bella e vieni, presto! (Ct 2,10)”.
Allora l’anima, nel sentiero dello Spirito, si abbandona al ritmo del cammino dello Sposo: “L’ho cercato ma non l’ho trovato (Ct 3,1)”, “Eccolo, viene, balzando per i monti (Ct 2,8)”.
In questo quotidiano, antico, attuale, silenzioso, intimo rapporto con il Dio della Vita e della misericordia, in una ascesa – o discesa? – sempre più consapevole, “La tua serva… non ha gioito se non in te, Signore” (Est 4,17y)”.
Madre Grazia osb