A pochi giorni dalla scomparsa del prof. Giuseppe Cuscito, Mario Ravalico e Mirano Sancin ne ricordano la radice associativa che si è riverberata nella postura con cui ha arricchito la Chiesa tergestina in tanti anni di fedele e rilevante presenza.
Ecco il ricordo di Mario Ravalico.
Il mio primo incontro con Pino è stato nell’estate 1958, al campo scuola Aspiranti capi a Chiapuzza di San Vito di Cadore.
Era con i “suoi” ragazzi della GIAC (l’Azione Cattolica dei giovani di allora) di Muggia. Era molto legato a loro, li seguiva con premura, attenzione e grande affetto. Per me un esempio da imitare. Da allora il nostro legame diventò vera amicizia che durò fino ai nostri giorni.
Di Pino si sono dette tante cose, di altre si scriverà ancora. Il mio è un ricordo personale, con tanti momenti di comune interesse; perché con Pino si poteva parlare di tutto, soprattutto della Chiesa, quella universale e quella locale. E ne parlava e discuteva con vivacità, senza nascondere le sue ombre o i passaggi più critici in anni recenti della nostra Chiesa tergestina.
Lo poteva fare perché la amava veramente; la sua era una vera passione che sapeva trasmettere a chi gli stava attorno, e la sapeva infondere nei suoi studi, nelle sue ricerche.
Questa sua maturità si era formata piano piano, poco per volta, all’interno della GIAC di Muggia, sotto la guida e l’attenzione di preti saggi, del “suo” parroco soprattutto, mons. Mario Mizzan. E Pino soffrì molto quando questi lasciò la guida della parrocchia per assumere un importante incarico nella Curia Vescovile di Trieste.
Pino conosceva bene i nostri preti, moltissimi dei quali erano stati suoi allievi nel Seminario diocesano di Trieste e in quello interdiocesano di Castellerio. Conosceva le loro doti e la loro intelligenza; sapeva quanto essi valevano e conosceva anche quali fossero i loro limiti. Per questo soffriva quando vedeva dei preti con ruoli che, secondo il suo giudizio, non potevano assolutamente svolgere. Talvolta in questo era parecchio duro e sapeva far presente la sua valutazione anche ai responsabili della Diocesi.
Tanto si conosce dei suoi studi e delle sue ricerche, ma pochi probabilmente conoscono il prezioso e importantissimo lavoro che Pino, da studente universitario fece, assieme ad altri universitari (ad esempio Chiara Terzani) negli scavi attorno alla chiesa di San Canzian d’Isonzo. Sotto la guida del prof. Mario Mirabella Roberti, l’ultimo Soprintendente dei Beni archeologici di Pola. Lavorarono con scarse risorse in quella campagna di scavi per ritrovate i resti dei Santi Canzio, Canziano e Canzianilla; e li ritrovarono effettivamente, tanto che furono riconosciuti dagli studiosi di Padova. Così oggi le reliquie dei Santi Canziani si possono vedere e onorare nella chiesa parrocchiale di San Canzian.
Pino Cuscito ha collaborato molto, in virtù dei suoi studi e delle sue specifiche competenze, con molte Istituzioni. Qui voglio ricordarne alcune: la diocesi di Parenzo e Pola prima di tutto, specie per ciò che riguarda la Basilica Eufrasiana. Proprio di recente aveva lavorato molto per realizzare una pubblicazione che mettesse in luce i rapporti che esistevano tra le basiliche paleocristiane dell’Adriatico. E per questo i responsabili della diocesi Istriana gli avevano dato la massima disponibilità e apertura. Perché sapevano del suo talento e del suo rigore.
E, proprio a proposito di questo, ricordo come alcuni anni fa la diocesi di Parenzo e Pola decise di fare un convegno di studio sulla figura del Vescovo mons. Juraj Dobrila, prima prete della nostra diocesi, poi per parecchi anni vescovo a Parenzo e infine per alcuni anni vescovo di Trieste e Capodistria. Una figura di spicco nel mondo istriano, anche un po’ discussa per lo stile del suo ministero episcopale: secondo alcuni studiosi troppo disponibile verso il mondo stavo, soprattutto croato.
Pino Cuscito, unico italiano tra i relatori in quel simposio, venne invitato a portare il suo punto di vista sul vescovo Dobrila con una relazione rigorosa, soppesata in ogni passaggio (sapeva infatti della delicatezza di quel convegno), ma anche molto sincera, con dei passaggi contenenti un giudizio storico fortemente critico nei confronti di alcune azioni di quel vescovo. Pino era fatto così: la sincerità e la verità non potevano essere sottaciute.
Al momento le sue valutazioni non vennero capite; più tardi, però, rileggendole, alcuni sacerdoti croati mi testimoniarono il loro apprezzamento per il pensiero di Cuscito, per le sue valutazioni e la sua sincerità.
Anche con tante Istituzioni Italiane dell’Istria, sia slovena che croata, Pino aveva collaborato; con la Società di studi storico e geografici di Pirano e con il Centro di promozione e formazione della cultura italiana “Carlo Combi” di Capodistria, e con il Centro di ricerche storiche di Rovigno: conoscendo il suo talento, era molto apprezzato. Proprio di recente aveva collaborato alla realizzazione della mostra a Capodistria sui 1500 anni dell’arrivo del vescovo San Nazario, e per il catalogo della stessa che sarà prossimamente pubblicato.
Insomma, collaborazioni, ma soprattutto reti che hanno saputo costruire preziosi rapporti umani. Lo si è visto nei tantissimi messaggi di ricordo del prof. Giuseppe Cuscito, per tutti Pino, che sono arrivati da molte parti e da singoli amici e istituzioni dell’Istria.
Fin qui il ricordo personale di Mario Ravalico, che rivela alcune caratteristiche, forse meno note, della figura di Giuseppe Cuscito, una persona non solo impegnata seriamente e con successo nella professione, ma anche, come laico credente, nella chiesa e nella società.
Mirano Sancin lo ricora così.
Formatosi nelle file dell’Azione cattolica, ha interpretato autenticamente il ministero laicale assieme a numerosi altri giovani e poi adulti usciti dalle file dell’associazione in quei tempi. Persone che, come lui, si sono impegnate nella Chiesa, nella realtà civile, sociale e politica a livello locale, regionale e nazionale e nelle varie attività professionali in posizioni di grande responsabilità. Pino ha accolto con entusiasmo e discernimento il rinnovamento della Chiesa proposto dal Concilio Vaticano II per alcuni versi già da lui sperimentato nell’esperienza di un impegno educativo integrale tipica dell’Azione cattolica, che non si limitava alla sfera religiosa e alla catechesi, ma riguardava l’impegno professionale, quello culturale, sociale e politico. È stato perciò naturale per lui passare dall’impegno associativo a quello ecclesiale nelle prime esperienze di sinodalità come membro del primo Consiglio pastorale diocesano ai tempi del Vescovo Cocolin e poi del Vescovo Bellomi e, successivamente, impegnandosi nell’ambito politico come consigliere e assessore al Comune di Muggia. Pino non si è tirato indietro e ha servito la sua comunità civile ed ecclesiale sempre in maniera integrale, sincera e onesta, tanto da risultare qualche volta anche scomodo. In ogni caso, Pino Cuscito, ha interpretato nei vari ambienti (ecclesiale, civile, sociale, politico, professionale, culturale), in maniera autentica, il ministero laicale ispirato dalla fede, credendo in una Chiesa comunionale, fondata su carismi e ministeri. La sua è una testimonianza che l’Azione cattolica triestina ricorderà sempre con riconoscenza come dono prezioso per tutti.
Mario Ravalico e Mirano Sancin