Il Giubileo nell’Antico Testamento

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Dalla tradizione dell’Antico Testamento al cuore della fede, l’anno giubilare invita alla riconciliazione con Dio, la terra e gli altri.

La prima volta che ricorre il termine Giubileo nell’Antico Testamento è nel libro del Levitico, nella sezione cosiddetta Codice di Santità, quindi ci troviamo dopo l’esperienza dell’esodo. In Egitto il popolo d’Israele aveva vissuto come schiavo e le priorità del faraone rientravano nella logica della potenza e del possesso. Quando c’è schiavitù non c’è più vita, libertà, dono. Con la liberazione e l’uscita dall’Egitto, Israele vive una situazione completamente diversa in quanto si trova nella precarietà (mancano cibo e acqua) e deve quindi imparare a conoscere Dio, fidarsi di Lui e mettersi al suo servizio. Un Dio che ha logiche diverse da quelle del faraone perché parla di libertà, di dono, di vita piena. Dio stesso insegna tutto questo al popolo nel libro del Levitico. Un libro che racchiude norme e leggi per Israele in quanto è chiamato ad essere un popolo Santo, ossia un popolo diverso dagli altri, una nazione che appartiene a Dio. Nel capitolo 25 troviamo le indicazioni per vivere l’anno giubilare [Cfr anche Nm 36,2ss].

Cosa è il giubileo e l’anno giubilare?

La parola giubileo deriva da Jobel che significa anche suono del corno [Per l’approfondimento P. Ondarza, Alle origini del Giubileo, il suono dello Jobel, https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-04/verso-il-giubileo-jobel-shofar-rabbino-di-segni.html]. Questo termine, con questo significato, ricorre per la prima volta nel libro dell’Esodo al cap. 19,13 quando il popolo d’Israele è ormai giunto al Sinai e Dio si rivela sul monte dando a Mosè questo comando:

“Solo quando suonerà il corno, essi potranno salire sul monte”. Il corno di ariete, chiamato shofer, viene suonato ancora oggi e segna l’inizio solenne di un evento, di una festa. Qui nell’Esodo precede la manifestazione di Dio e la consegna dei 10 comandamenti ossia quegli insegnamenti che Dio consiglia al popolo per vivere bene nella relazione con Lui e con gli altri. Tra questi comandi troviamo la richiesta di osservare il sabato come giorno di riposo. Il popolo è chiamato a fermarsi (proprio come aveva fatto Dio il sesto giorno della creazione) per riposare e fare memoria dei doni di Dio: il dono del creato e il dono della liberazione dall’Egitto. L’uomo celebrando il sabato ricorda di essere creatura e non creatore e che tutto è dono e non possesso.

Es 20, 8-10: “Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. 9Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; 10ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio”.

La terra promessa nella quale Israele vive è un dono ed è chiamato a vivere in questa logica.

Non solo l’uomo settimanalmente deve ricordare questo, ma anche la terra necessita di riposo. Al cap. 25 si dice che ogni sette anni la terra deve rimanere incolta per riposare e ogni 50 anni inizia un anno giubilare, un anno speciale di riposo. Perché 50? Il numero 50 significa aver raggiunto la pienezza degli anni, ma è anche importante nel calendario di Israele in relazione alle feste ed è il numero che richiama la liberazione [Cfr. J. Wilhoit, Cinquanta, in L. RYKEN – T. Longman (a cura), Dizionari San Paolo. Le immagini bibliche, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2006, 258-259]. È un anno in cui il popolo fermandosi mette uno “stop” per rivedere la propria vita. Il suono del corno, che sancisce l’inizio di questo anno, avviene, infatti, nel giorno dell’Espiazione.

“Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai echeggiare il suono del corno; nel giorno dell’espiazione farete echeggiare il corno per tutta la terra. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. 11Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. 12Poiché è un giubileo: esso sarà per voi santo; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi”. Lv 25,8-12

Il giorno dell’Espiazione è un giorno diverso dagli altri: “Sarà per voi un sabato di assoluto riposo e dovrete umiliarvi … farete un rito espiatorio per voi” (Lv 23,28.32), quindi si tratta di ripartire dal di dentro di noi stessi. La festa dell’espiazione è un giorno in cui si chiede perdono a Dio e al prossimo, si chiede di ripartire nella relazione con Dio e con il prossimo. Ecco perché il simbolo nonché l’inizio di questa festa è segnato dal corno di ariete il cui suono va verso l’alto e simboleggia da una parte la nostra natura che è fragile, debole, dall’altra che tende verso Dio.

L’anno giubilare, allora, non è soltanto un far riposare la terra, ma è anche ricominciare, ripartire nella vita personale, nella relazione con Dio e con gli altri. Il segno visibile di questa ripartenza è tornare all’inizio, potremmo dire ripartire dalle origini ridistribuendo equamente la terra, come è stata data da Dio alle 12 tribù d’Israele, perché tutti hanno diritto di dimorare nella terra:

“Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti. 24Perciò, in tutta la terra che avrete in possesso, concederete il diritto di riscatto per i terreni…ma se non trova da sé la somma sufficiente a rimborsarlo, ciò che ha venduto rimarrà in possesso del compratore fino all’anno del giubileo; al giubileo il compratore uscirà e l’altro rientrerà in possesso del suo patrimonio”. Lv 25, 28

È segno visibile nella liberazione degli schiavi e del vivere relazioni giuste:

“Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria e si vende a te, non farlo lavorare come schiavo; sia presso di te come un bracciante, come un ospite. Ti servirà fino all’anno del giubileo; allora… rientrerà nella proprietà dei suoi padri” Lv 25,39-41

Possiamo, quindi, concludere dicendo che il giubileo nell’Antico Testamento è una chiamata a vivere un sabato speciale che dura non un giorno soltanto, ma un anno per fermarsi e dedicarsi:

  • a Dio per ritornare a Lui, chiedere perdono e ripartire fiduciosi della sua misericordia;
  • alla terra per riconoscere che è un dono di Dio e tutti hanno diritto ad avere una parte di terra per vivere;
  • agli altri per creare una società più giusta e fraterna.

Suor Rosangela Lamanna

Foto CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=221280


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