Fede e ragione, teologia e astrofisica, scienza e Bibbia: coppie che la vulgata comune ritiene antitetiche, se non addirittura inconciliabili.
I Magi, che oggi festeggiamo, sono i rappresentanti di tutti i popoli che vengono ad adorare Gesù. Essi però ci mostrano anche che ad adorarlo vi si può giungere da scienziati, da uomini di cultura, di ragione; ci insegnano che la ragione non va abbandonata per essere credenti.
Ma quanto è bella questa festa! Festa di ragione e di fede, festa di stelle e di cuori pensanti, festa di stupore e meraviglia per il creato e di ascolto intelligente della rivelazione.
Ahimè sappiamo bene che all’orizzonte vi è un personaggio inquietante, circondato dai suoi mandarini e cortigiani. Questi fanno il loro lavoro di interpretazione della Scrittura, ma come meri funzionari. Si tratta della tentazione perenne di ogni potere, anche sacrale, che ha paura di perdere la propria autoaffermazione. E diventano giudici dai giudizi superficiali, grotteschi, ottusi.
Ma questa parentesi non impedisce ai Magi di continuare il loro viaggio. Anzi: si tratta di una tappa essenziale, perché la sola ragione non può giungere al cuore della realtà. La sosta dei Magi a Gerusalemme segna il necessario incontro con la Parola di Dio, con quella Scrittura Santa che è l’autorevole presenza di Dio nell’oggi di sempre. E la ragione non ne esce ferita e umiliata (perché la ragione sa che non è assoluta, sa che non può da sola comprendere tutto, sa che il limite è una sua caratteristica). Da quel momento, fede e ragione possono diventare alleate per percorrere la strada che porta al paradiso, all’incontro col Signore del creato, della storia, di ciascuno. Mai l’una senza l’altra, mai l’una preferita rispetto all’altra (perché è vero che c’è il primato della fede, perché è vero che senza l’ascolto della Scrittura i Magi si sarebbero persi e non sarebbero riusciti ad arrivare al Divino Bambino; ma è altrettanto vero che la Stella appare nuovamente in cielo e li guida da Gerusalemme a Betlemme).
Il secondo tratto di strada, quei pochi chilometri che separano Betlemme da Gerusalemme, sono per noi l’icona della fede matura: che ascolta la Scrittura quale Parola di Dio, che non disdegna la ragione e la difende contro ogni deriva irrazionale, che ci fa intuire realmente chi sia quel Bambino, colui per mezzo del quale tutte le cose sono state create e per mezzo del quale tutto verrà ri-creato con la sua Pasqua. Lui è l’Agnello immolato fin dall’origine del mondo.
I Santi Magi, allora, ci aiutano a cogliere che studiare le scienze come credenti assume il tratto di un’opera pia, di un’opera religiosa, di una lode al Creatore di tutte le cose.
Nelle nostre comunità cristiane, ci sono sicuramente degli scienziati, uomini e donne che si impegnano nella lettura della realtà attraverso il metodo della scienza moderna. Essi hanno bisogno della nostra preghiera e del nostro sostegno per essere rigorosi nell’applicazione del metodo e audaci nella lettura profonda della realtà.
Chiediamo in questa festa per loro l’audacia credente di leggere con intelligenza la realtà. Intelligenza, intus-legere, cioè leggere dentro: ecco cosa i Magi ci insegnano. Ed essere cristiani a Trieste, città della scienza, deve avere anche questa tonalità peculiare.
don Lorenzo Magarelli