Dopo 55 anni dalla sua fondazione (che si festeggiano nel 2025) non dovrebbe aver bisogno di presentazioni, e invece la mia impressione è che sia più conosciuta in Sudafrica o a Chatam (Canada) o ancora a Wollongong (Australia) che a Trieste. Di chi parliamo? Dell’AGM, o meglio “Associazione Giuliani nel Mondo” , che si propone di mantenere collegate tra di loro e con Trieste, anche se vivono a migliaia di chilometri di distanza, tutte le persone originarie della Venezia Giulia “storica”, che include oltre alle province di Trieste e Gorizia anche i territori non più rientranti nei confini nazionali italiani perché passati sotto amministrazione jugoslava nel 1954 (a seguito del Memorandum di Londra che ha posto termine al periodo di “governo militare alleato” alla fine della seconda guerra mondiale), ovvero Istria, Dalmazia e città di Fiume.
Ma chi sono dunque queste persone, i “Giuliani nel Mondo”? A me piace distinguere quattro categorie: gli emigrati dalle province di Trieste e Gorizia prima o indipendentemente dall’esodo, gli esuli da Istria, Dalmazia e città di Fiume e Pola, i loro discendenti ed infine gli espatriati, giovani e non, che non hanno necessariamente storie di emigrazione in famiglia ma hanno scelto di andare a vivere, lavorare, studiare, nel resto del mondo, che sia l’Europa o un altro continente. Perché distinguerli? Perché hanno caratteristiche diverse e necessitano di approcci diversi per raggiungerli e, per così dire, conquistarli. Di seguito provo a spiegare perché.
Gli esuli hanno una peculiarità che li distingue da tutti gli altri connazionali e perfino corregionali all’estero: non hanno avuto, al contrario degli altri, un luogo da ricordare ed immaginare uguale a come l’avevano lasciato, dove sperare di tornare, per una visita o per ritornare a viverci definitivamente, magari una volta andati in pensione, una casa, una piazza, degli amici da ritrovare. Niente di tutto questo per chi ha vissuto l’esodo: un taglio netto ed irreparabile con il loro passato, con la loro vita precedente! Per non parlare degli orrori vissuti dai loro familiari. E tuttavia, forse proprio per questo, hanno custodito gelosamente e, direi, caparbiamente, le loro tradizioni, il loro dialetto, la loro cultura e tutto ciò che implica. Meritano grande rispetto e considerazione!
Le successive generazioni dei loro discendenti – ormai la terza o la quarta- spesso sanno molto poco dei loro antenati, mentre sono cittadini a pieno titolo dei paesi dove vivono e non sempre sono a loro agio con la lingua italiana. E tuttavia, quando si riesce a raggiungerli, dimostrano grande interesse e coinvolgimento per le vicende del confine orientale, in particolare nel periodo 1945-54. Strumento fondamentale per avvicinarli e fidelizzarli è l’utilizzo della lingua nella quale sono più a loro agio, che sia lo spagnolo, il portoghese, l’inglese o un’altra ancora.
Ed infine gli espatriati, quasi sempre identificabili nel fenomeno della c.d. “fuga dei cervelli “, che non è affatto un fenomeno recente: è emblematico il caso del presidente onorario del nostro circolo di Bruxelles, che ha superato la boa dei 95 anni e risiede stabilmente all’estero da quasi 70 anni ma non è certo espressione dell’emigrazione, piuttosto un esponente di avanguardia della moderna “mobilità professionale”. Molto spesso si tratta di persone che non hanno – o non sanno di avere – esperienze di emigrazione o di esodo in famiglia, e che si sentono- ed è un bene – cittadini del mondo.
Ma come facciamo a raggiungere e mantenere i contatti con tutte queste persone- migliaia se non decine di migliaia sparse in tutto il mondo – dalla sede di Trieste che oltretutto è gestita da pochi volontari, a cominciare dal sottoscritto, che non ricevono alcun compenso per il lavoro che svolgono? Grazie alla rete di presenze nei 5 continenti, organizzate in circoli e all’impegno dei loro dirigenti e soci che mantengono saldo il collegamento con le nostre comunità, che si trovino nell’America Latina piuttosto che in Sudafrica, negli Stati Uniti o in Canada piuttosto che in Australia, senza dimenticare l’Europa naturalmente!
Molteplici le attività svolte, sia dalla sede di Trieste che dai circoli, di cui in questa sede mi limito a sottolineare due obiettivi fondamentali: istituire e rafforzare la rete mondiale delle presenze Giuliane facendo sì che si conoscano e dialoghino il più strettamente possibile tra di loro, oltre che con la sede di Trieste, cosa niente affatto scontata, e che le tre grandi tipologie di soci che ho descritto qui sopra interagiscano tra loro: gli emigrati/esuli di prima generazione- spesso tuttora attivi – con la missione di tramandare la memoria (o forse, parlando soprattutto di esodo – il “ricordo”) , le giovani generazioni per raccogliere il testimone e garantire un futuro ai circoli, altrimenti condannati alla chiusura, facendo conoscere il loro retroterra culturale nei Paesi in cui vivono, gli espatriati in mobilità professionale per scambiare informazioni tra loro e con le nostre comunità, utilizzando la nostra rete nel mondo. Non a caso i nostri progetti denominati “Ritorno ai luoghi d’origine”, “Alla scoperta delle proprie radici” e “Attrazione di cervelli e talenti dal mondo” sono finalizzati a questi obiettivi!
Grazie, dunque, al “Domenicale di San Giusto” e a don Lorenzo Magarelli per avermi offerto l’opportunità di far conoscere meglio, anche qui a Trieste, l’Associazione di cui sono stato eletto presidente solo un anno fa e nella quale sto mettendo impegno ed entusiasmo.
Giorgio Perini
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